Il Paese delle Aquile si aggiudica lo status negato nel 2010 e nel 2013. Superato lo scoglio di Francia e Gran Bretagna, Italia tra i favorevoli. Ma prima dell'entrata effettiva dovrà dimostrare progressi sul fronte economico e politico. Sulle diffuse resistenze pesa anche la religione musulmana
L’Albania si aggiudica lo status di Paese candidato all’adesione all’Unione europea. Lo hanno deciso i ministri degli Affari europei della Ue, riuniti oggi a Lussemburgo. L’Albania, però, dovrà ancora realizzare molte riforme prima di diventare a tutti gli effetti un Paese membro della Ue, hanno avvertito i ministri. La decisione di oggi, ha detto il commissario Ue per l’Allargamento, Štefan Füle, è “un riconoscimento degli sforzi fatti per le riforme” e un “incoraggiamento per realizzarne di più”. La Ue dovrà ora dare il via libera all’avvio dei negoziati con l’Albania per l’adesione di Tirana.
La promozione arriva dopo i no del 2010 e del 2013. Fino a oggi i sì erano stati manifestati da diciassette Paesi, anche se un grosso scoglio era rappresentato da Francia e Gran Bretagna, storicamente contrarie. Favorevoli Austria, Italia, Croazia, Slovenia, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Polonia, Grecia, Ungheria, Svezia, Cipro, Irlanda, Estonia, Lettonia, Lituania e Malta i cui ministri degli esteri hanno dichiarato pubblicamente che “l’impegno e i progressi dell’Albania meritano chiaramente un ulteriore riconoscimento da parte dell’Unione europea”.
Nel 2010 il Paese delle Aquile aveva perso la grande occasione di accedere alla candidatura, dal momento che i tempestosi rapporti interni tra governo e opposizione erano stati alla base degli scontri violenti dell’anno successivo, sfociati negli episodi che avevano coinvolto le piazze di Tirana e Durazzo con i giovani in corteo contro le forze dell’ordine. Dal 2012 in poi qualcosa è cambiato, con in primis il tentativo di ricucire le anime interne della politica albanese per avviare il processo di riforme e quindi allinearsi con gli standard europei. Ma un anno dopo ecco formalizzarsi un’altra bocciatura, con l’Ue che se da un lato le aveva dato atto dei progressi realizzati, dall’altro si era scontrata con il veto di alcuni oppositori storici di un’Albania europea, come Germania e Francia.
Esattamente un anno fa, nel giugno 2013, in occasione della vittoria del socialista Edi Rama (nella foto con il Cancelliere tedesco Angela Mrkel), premier albanese dopo essere stato sindaco di Tirana per undici anni, è partita la nuova rincorsa verso Bruxelles anche per dimostrare l’infondatezza delle tesi messe sul tavolo da una serie di intellettuali e politici, (fra cui Ilir Meta) che individuavano nella religione musulmana, la più diffusa, il vero motivo dello stop inglese e francese. Ma in questo senso è utile ricordare che proprio la religione islamica è attualmente praticata dalla maggioranza dei cittadini albanesi, un passaggio che ha fatto incrementare i timori della politica albanese che la scelta confessionale potesse essere sgradita a quei Paesi che ancora non si esprimono favorevolmente.
Il via libera al voto finale è stato dato lo scorso 4 giugno dal Commissario per l’Allargamento e la Politica europea di Vicinato, Štefan Füle, che aveva annunciato la decisione presa dalla Commissione Europea.
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