L'advisor che dovrebbe garantire l'imparzialità delle decisioni sul calcio in televisione è legato a doppia mandata alla galassia berlusconiana da rapporti commerciali, personali e legali
Al varo della Crociera Rossonera 2014 nel porto di Genova, domenica, c’era anche lui, Marco Bogarelli. Fotografie e sorrisi accanto alla vice presidente del Milan Barbara Berlusconi per lanciare un altro viaggio da affrontare insieme. Milan e Infront Italy, ovvero Berlusconi e Bogarelli con Adriano Galliani a fare da trait union. Si sono ritrovati allo stesso tavolo anche lunedì nell’assemblea della Lega Calcio che avrebbe dovuto assegnare 1,1 miliardi di diritti tv per il triennio 2015-18. Ma mentre a Genova Bogarelli era accanto al Milan perché Infront cura l’aspetto del marketing e dell’advertising del club rossonero, i ruoli erano ben diversi il giorno seguente. Al tavolo Galliani si è seduto in qualità di ad del Milan e vicepresidente della Confindustria del pallone e Infront con il ruolo di advisor della Lega, chiamata pertanto a relazionare su quali offerte premiare tra quelle presentate da Sky e Mediaset. E quello di 48 ore fa è solo l’ultimo degli incroci tra aziende e squadra di Berlusconi con la compagnia di marketing sportivo, il cui ramo italiano è presieduto da Bogarelli. Oggi è previsto lo snodo più importante: la Lega calcio, infatti, dovrà decidere a chi assegnare il calcio in tv o, in alternativa, annullare il bando. Terza ipotesi (all’italiana): trovare un compromesso che accontenti (quasi) tutti. Si vedrà. Ciò che è certo, invece, è che tra l’arbitro (Infront) e uno dei due giocatori (Mediaset) c’è un legame storico, consolidato e a prova di bomba. Tantissimi gli indizi.
Da Media Partners a Infront, partendo da Fininvest
Il più curioso risale allo scorso settembre quando, secondo quanto ricostruito da Repubblica, l’ape regina delle olgettine, Sabina Began, è stata assunta da Infront come consulente con uno stipendio annuo di 370mila euro, circostanza smentita dalla compagnia. Ma già quando a metà degli anni ’90 il manager fonda la Media Partners Digital, non mancano i punti di contatto. Con Bogarelli ci sono infatti l’attuale vice presidente di Infront Italy Andrea Locatelli, in Fininvest per 8 anni nel settore dei diritti sportivi, e un altro ex manager della holding berlusconiana, Rodolfo Hecht. Lo stesso Bogarelli è stato in passato consigliere di Milan Channel, il canale interamente dedicato ai tifosi rossoneri. Fatto sta che nel 2006 la Media Partners Digital si trasforma in Infront Italy, divenendo una controllata della Infront Sports & Media, agenzia svizzera che si occupa di comprare e rivendere diritti sportivi in tutto il mondo e il cui capo è Philippe Blatter, nipote di Sepp, numero uno della Fifa dal 1998. Per Bogarelli è un salto di qualità, certificato dal mandato di advisor ricevuto dalla Lega Calcio nel 2009 e rinnovato, dopo numerose turbolenze, lo scorso dicembre.
Sky, Mediaset e il sospetto sull’arbitro
E così le strade sono tornate a toccarsi nella battaglia che in questi giorni Mediaset e Sky combattono per l’assegnazione dei diritti tv della Serie A. Dopo gli scatti che ritraggono Bogarelli in un’assolata domenica genovese per l’evento del Milan, la sua Infront si è ritrovata ad affrontare la bufera in assemblea di Lega, lunedì pomeriggio. Da una parte il colosso di Rupert Murdoch, convinto d’avere diritto alla fetta più grande della torta in virtù delle migliori offerte imbustate; dall’altro Mediaset che se venisse applicato il criterio ‘vince chi paga di più’ si ritroverebbe a trasmettere sul digitale terrestre solo le partite delle squadre minori. Arbitro della contesa è proprio Infront, che in qualità di gestore per la vendita dei diritti è stato chiamato a relazionare dai presidenti dei club di Serie A, ‘suggerendo’ la soluzione migliore per tutti. Non secondo Sky che poco prima della riunione ha notificato una diffida al presidente della Lega Maurizio Beretta invocando il rispetto delle regole stabilite dal bando (liceità dell’assegnazione dei pacchetti relativi a satellite e digitale allo stesso operatore; l’impossibilità di avanzare offerte vincolate, presentate da Mediaset, e i criteri di annullamento della gara). L’azienda di Murdoch ha giocato d’anticipo, temendo il cambio delle regole in corsa per risollevare il Biscione.
L’interpretazione del relatore di Infront, ex avvocato di Berlusconi
Un risultato temporaneo sembra averlo ottenuto: i presidenti di Lega, lunedì, hanno deciso di non decidere dopo aver ascoltato la relazione in punta di diritto affidata da Infront a Giorgio De Nova, considerato uno dei principali giuristi in Italia e nel collegio difensivo di Fininvest nel processo d’appello per il lodo Mondadori: un ‘dettaglio’ che, secondo La Gazzetta dello Sport, l’avvocato della Fiorentina avrebbe fatto presente nel corso della riunione. Secondo De Nova, i due slot principali di diritti non possono andare allo stesso operatore. Ai presidenti dei club converrebbe quindi assegnare a Mediaset il pacchetto relativo al satellite (dove la differenza di offerta del Biscione è inferiore di soli 5 milioni a quella giunta da Rogoredo) e a Sky quello del digitale, dove il gap con Mediaset è corposo, così da massimizzare i profitti. Spetterebbe poi ai due broadcaster trovare un’intesa per continuare a trasmettere sulle rispettive piattaforme di riferimento, scambiandosi i pacchetti e magari mettendo nel piatto anche i diritti della Champions che dal 2015 sarà esclusiva Mediaset.
Anche se ieri Sky ha precisato in una nota che “ad oggi non ci sono le condizioni né le ragioni per accordi tra gli operatori”. E anche Mediaset non sembra propensa a una stretta di mano. E’ bastato infatti che la Lega rinviasse la decisione perché dagli uffici di Cologno Monzese partisse una controdiffida “nei confronti di Sky per turbativa d’asta e concorrenza sleale” con una minaccia di danni nei confronti del concorrente e della Lega Calcio in caso di assegnazione congiunta dei pacchetti A e B. Tradotto: la mancata decisione di lunedì, secondo il Biscione, sarebbe da ricondurre alla diffida presentata Sky che avrebbe minato la serenità dell’assemblea. Mentre, sostiene Mediaset, sarebbe “totalmente contro le regole assegnare in esclusiva a un operatore pay le partite delle otto squadre con l’86 per cento di telespettatori”. L’interpretazione di De Nova – chiamato a relazionare dall’arbitro Infront – arriva dunque alla stessa conclusione dei legali del giocatore Mediaset, Fabio Lepri (anche lui avvocato di Fininvest nel processo per il lodo Mondadori) e Gian Michele Roberti: i pacchetti A e B devono essere assegnati a diverse emittenti. Un parere che non trova d’accordo Paolo Gentiloni che con Giovanna Melandri ha dato vita alla legge che regola i diritti tv: “La norma vieta di aggiudicarsi i diritti di tutte le squadre su tutte le piattaforme”, ha spiegato ieri. Non sarebbe quindi applicabile al caso perché nessuno ha presentato offerte per il pacchetto che garantisce l’esclusiva delle dirette via internet.
Non solo diritti tv
La soluzione ‘un po’ per uno non fa male a nessuno’ avrebbe trovato concordi ben 16 società sulle 20 chiamate a esprimersi. Per conto di sette di queste, Infront cura il lato commerciale, sempre più importante per aumentare i fatturati dei club. Oltre al Milan, ha stretto accordi con Lazio, Palermo, Cagliari, Genoa, Sampdoria e, da aprile, con l’Inter. Un ginepraio d’interessi che da tempo ha creato tensioni in seno all’assemblea di Lega. E suona sibillina la frase del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis che lunedì entrando in riunione ha affermato: “Non esiste la preferenza, esiste solo la legalità”. Nella sparuta minoranza contraria alla chiave di lettura del bando fornita da Infront ci sarebbe proprio De Laurentiis, assieme a Roma e Fiorentina, tutte e tre lontane dalla galassia del colosso di Bogarelli. Oggi si assegnano i diritti o si annulla il bando, sfruttando una clausola che permetterebbe di ripartire da zero in caso di mancate offerte per un pacchetto (in questo caso quello internet). La strada sembra essere già segnata visto l’orientamento espresso ufficiosamente da 16 club. E per lo ‘squalo’ Rupert Murdoch significherebbe una sola cosa, a dispetto del suo soprannome: rimanere incastrato nella fitta rete d’interessi che s’incrociano nell’assemblea che governa il calcio italiano.