Immagina un enorme negozio virtuale con 50mila paia di scarpe da donna. Un’app intelligente che dà la possibilità di giudicare ogni modello – se ti piace muovi il dito verso destra, altrimenti a sinistra – memorizza i gusti degli utenti e consiglia loro la calzatura perfetta. Si chiama Stylect ed è l’idea di un ragazzo italiano, Giacomo Summa, che ha girato il mondo prima di fermarsi a Londra e avviare la sua startup. Una buona idea, pare: 50mila download e 20 milioni di swipe in sei mesi, vendite in crescita e ora un finanziamento da 500mila dollari per proseguire con lo sviluppo. Giacomo, 27 anni, è partito dopo la laurea in Economia Europea a Milano.
“Viaggiare mi è sempre piaciuto, la quarta liceo l’ho frequentata in Australia passando un anno con una famiglia di Perth“, racconta. “Finita l’università mi sono iscritto a un master a Parigi, dove ci incoraggiavano a fare, tra i due anni di corso, un lungo periodo di stage all’estero”. Lui li ha presi alla lettera. Prima esperienza a Londra, in una banca d’investimento “dove ho capito che lavorare solo per i soldi non fa per me”. Poi in Bangladesh, alla Grameen Bank del premio Nobel Mohammed Yunus, all’Onu a New York e a Google in Irlanda. Dopo gli stage, invece di tornare a casa, ha continuato a viaggiare. Un altro master negli Stati Uniti, il primo lavoro in Brasile: “Tramite Rocket Internet, un incubatore tedesco che sviluppa progetti di e-commerce soprattutto nei mercati emergenti, sono diventato direttore di Dafiti, una startup brasiliana che vende vestiti e calzature online. In poco tempo abbiamo raccolto finanziamenti per 180 milioni di dollari, e mi sono reso conto del potenziale delle scarpe da donna”.
Ecco il primo mattone di Stylect, ma da qui al progetto vero e proprio manca ancora qualche passaggio. “Dopo due anni in Brasile sono tornato a Londra, che oggi è la capitale europea delle startup, con l’idea di sviluppare un progetto mio. L’illuminazione mi è venuta usando Tinder, un’app di dating che in Inghilterra va molto di moda. Con Hadi Laasi e poi con Darius Jankauskas, i miei due soci, abbiamo pensato di combinare il sistema di Tinder, swipe a destra se una persona ti piace e a sinistra se non ti piace, con le calzature femminili. Ed è nato Stylect“.
L’aspetto curioso (e per certi versi paradossale) della storia di Giacomo è che la sua startup, sviluppata dopo cinque anni in giro per il mondo, oggi ha successo soprattutto in Italia. “È il nostro primo mercato, c’è un grande interesse per la moda in generale e le scarpe in particolare. In ogni caso non credo che mi muoverò da Londra nei prossimi anni. Si vive bene, c’è tanta cultura e un clima molto internazionale. Però da quando sono tornato in Inghilterra, in un certo senso, mi sono anche riavvicinato all’Italia: qui incontro continuamente ragazzi italiani”.
Il mercato delle scarpe vale circa 185 miliardi di dollari l’anno, secondo le statistiche nel Regno Unito ogni donna ne possiede 20 paia. Numeri che spiegano, in parte, il successo della app, che – pur essendo per il momento disponibile solo su Apple Store – dallo scorso ottobre è stata scaricata decine di migliaia di volte e ha raccolto 500mila dollari da due finanziatori, Oxygen Accelerator e Forward Partners. In Italia sarebbe stato possibile crescere così in fretta? “Non credo, ottenere dei fondi è molto difficile”, dice Summa. “In Inghilterra, per esempio, c’è un sistema di agevolazioni fiscali che incoraggia gli investitori a finanziare le nuove iniziative”. E così, alla fine, se hai un’idea e vuoi svilupparla sei costretto a fare le valigie. “L’aspetto triste della realtà italiana, secondo me, è che per quanti sforzi tu possa fare ottieni poco: perché c’è poca fiducia nei giovani, perché nessuno è disposto a rischiare dei capitali. È inevitabile che pure chi ha buone idee finisca per demotivarsi, e cercare il posto sicuro, piuttosto che mettersi in gioco. Io sono stato fortunato. Ho avuto la possibilità di viaggiare, di entrare in contatto con realtà stimolanti e rafforzare la mia convinzione di poter fare qualcosa di figo. E ora ci sto provando”.
di Edoardo Balcone