Oggi è facile parlare. Con i se e con i ma si diventa tutti allenatori.
Siamo fuori. Fuori e basta.
Per colpa di chi?
Di chi chi chi chi chichichirichi
Di Prandelli? Di Balotelli? Di Renzi? Di Grillo? Dello spray e della tecnologia FIFA? Del gatto Blatter e della volpe Platini? Dell’incubo – un cognome una garanzia – Moreno?
Di certo non per colpa di Marchisio o di Hannibal Lecter.
Abbiamo tirato poco in porta in questo Mondiale. Poco e male. In fondo bastava un pareggio contro l’Uruguay.
Vero Prandelli?
Ecco perché hai inserito l’incolpevole Parolo, mettendo fuori l’inconcludente Super Mario – che poi di super per ora non ha ancora niente – .
Vero Prandelli?
Perché durante l’intervallo non hai richiamato Giuseppe Rossi? Magari avrebbe preso un volo aereo o un aereo al volo guidato dal capitano Francesco Totti – Ooo sai quanti gol ci facevo io con quindicimila piedi? –
Magari sarebbe cambiato tutto.
Sicuro non sarebbe cambiato niente.
Oggi è facile parlare, e con i se e con i ma siamo diventati tutti allenatori pronti a dire Sei Fuori, come Briatore.
Il passo indietro di Prandelli e di Abete che hanno rassegnato le dimissioni – irrevocabili – è la ciliegina sulla torta non lievitata. Perché questo è un progetto tecnico nato male. Nato storto.
E le loro dimissioni ne sono la conferma.
Un gioco mai espresso ma sempre e solo sperato, in attesa del miracolo azzurro e della telefonata di Papa Francesco. In attesa del colpo di cresta e della grazia di Sant’Antonio da Bari. In attesa di Super Mario e di suo fratello Luigi, senza funghetti. In attesa di un morso che prima o poi sarebbe arrivato. Ed è arrivato. Alla giugulare.
Siamo fuori. Fuori e basta. E va bene così. Nessuna immunità adesso. Nessuna.
Salviamo Darmian, Verratti e chi ha avuto coraggio. Salutiamo Gigi e Andrea. E nessun altro senatore.
Che la rottamazione abbia inizio. C’è più gusto a essere Italiani, peccato che le birre siano finite.
Andate in pace. Con qualche rimorso.