Malumori nel partito di Berlusconi, il capogruppo Romani avvisa che il disegno di legge iniziale sul sistema di voto deve restare la base dell'accordo. In commissione Affari costituzionali a palazzo Madama restano fondamentali per far passare il ddl Boschi
“L’accordo resta sull’Italicum”. Mentre Matteo Renzi si siede al tavolo del Movimento 5 stelle per parlare di riforme, Forza Italia alza le antenne e cerca di ricordare al Pd del patto del Nazareno che i piani iniziali erano diversi. “Forza Italia ha assunto”, dice Paolo Romani, presidente del gruppo al Senato, “fin dall’inizio un ruolo determinante nel percorso riformatore, con responsabilità e attenzione ma non privo di senso critico. La legge elettorale ha visto l’approvazione alla Camera proprio grazie ai voti decisivi di Forza Italia. L’accordo resta sull’Italicum e siamo pronti ad approvarlo al Senato nei tempi previsti”. Insomma l’ex Cavaliere è sempre lì dove lo avevano lasciato e i suoi pretendono che la trattative dei mesi scorsi venga rispettata. L’apertura condizionata alle ‘preferenze’, non amate da Silvio Berlusconi e da tutto il partito azzurro, pur ponendole al secondo posto dopo la garanzia della governabilità, Renzi ha scatenato l’irritazione del gruppo azzurro a palazzo Madama, irritazione poi concretizzatasi nelle parole del capogruppo
Determinante, questa la parola fondamentale nella dichiarazione di Romani perché, numeri alla mano, anche con i senatori pentastellati, il governo non avrebbe una maggioranza capace di approvare il disegno di legge ormai conosciuto come ddl Boschi. Il Partito democratico, senza Anna Finocchiaro presidente della commissione Affari costituzionali, che solitamente non vota i provvedimenti, conta 8 parlamentari, a cui si aggiungono 3 Ncd, uno dei Popolari per l’Italia, uno di Scelta civica e uno del Maie in tutto 14 su 29 membri della commissioni. Insomma, se la maggioranza volesse chiudere la partita giocandola sulle proprie forze, e senza contare su M5S e Fi, non riuscirebbe a vincerla. Salvo portare dalla propria parte Loredana De Petris di Sel e Francesco Campanella, ex pentastellato, ossi duri da convincere.
E’ qui che la parola ‘determinanti’ assume un valore ancora più forte. Non perché il patto del Nazareno dello scorso gennaio e il bis di qualche mese dopo sia poi così vincolante, se non per una sorta di correttezza tra le due forze politiche più importanti del Paese, ma perché Forza Italia in commissione Affari istituzionali ha un componente in più rispetto ai grillini, quel componente che appunto li rende ‘determinanti’. Le riforme con il partito di Berlusconi alleato a quello di Renzi avrebbero sicuramente un percorso più facile, mentre con i 5 Stelle e Forza Italia contro, per assurdo, mancherebbe la maggioranza. Calcoli che Berlusconi e i suoi hanno ben chiari e che rilanciano in quella sorta di avvertimento di Romani di oggi.
A palazzo Madama i senatori azzurri infatti, ‘irritazioni’ a parte, riferiscono, sono ben consci di avere il classico ‘coltello dalla parte del manico’ ecco perchè sull’Italicum non hanno nessuna intenzione di accettare l’eventualità delle preferenze o ulteriori cambi di programma. Insomma, confermano alcuni senatori di Forza Italia, “o l’Italicum resta quello dell’accordo Renzi-Berlusconi o saltano anche le riforme”. Intanto il leader di Forza Italia è rientrato a Roma questo pomeriggio, cambiando all’ultimo minuto il programma di rimanere ad Arcore. Non si escludono per domani, infatti, incontri con il capogruppo Romani a palazzo Grazioli ed eventualmente anche una riunione con i senatori membri della commissione.