In Italia il 67% delle donne indossa una taglia dalla 44 in su, ma il sistema moda sembra non accorgersene. Lo sa bene Elisa D’Ospina, modella curvy, blogger de ilfattoquotidiano.it e curvy coach che nelle scuole italiane parla dei problemi legati all’ossessione dell’aspetto fisico. Ora il suo messaggio è contenuto in un libro, Una vita tutte curve, in cui racconta la sua esperienza personale e il modo in cui ha raggiunto la piena consapevolezza del suo corpo.
Una battaglia che non è stata facile da vincere. Perché il mondo della moda da decenni impone taglie striminzite ed evita il contatto con il mondo reale. La domanda è d’obbligo: perché gli stilisti si ostinano a portare in passerella modelle filiformi quanto i corpi delle donne raccontano un’altra storia? “Questo, purtroppo, è un problema tutto italiano – spiega Elisa – In Europa, infatti, ci sono stilisti importanti che fanno collaborazioni con e-commerce per taglie forti. E a New York alcune boutique progettano capi con volumi più ampi, in grado di abbracciare donne con corpi differenti”. Nel nostro Paese, invece, le cose sembrano andare diversamente: “Il pensiero dei grandi stilisti a riguardo è sempre stato subdolo – spiega – Non ci sono mai state dichiarazioni, né pro né contro le taglie più abbondanti”.
Questo, naturalmente, ha anche delle ripercussioni sul mercato delle vendite. Nei negozi che ospitano brand di lusso, infatti, si trovano vestiti fino alla taglia 44: “D’altronde è molto più facile vestire una donna senza forme piuttosto che una che le ha”, ricorda Elisa. Il problema di fondo è che il sistema moda influenza anche i giovani, proponendo dei modelli irraggiungibili, che fanno scattare in loro uno spirito di emulazione poco sano: “Nelle scuole il dibattito con i ragazzi si divide in due fronti: quello maschile e quello femminile. Mentre le ragazze sottolineano che i maschi preferiscono le magre, loro ribattono che non è vero e che è di gran lunga meglio una ragazza simpatica e con qualche forma in più”. La visione femminile, dunque, rincorre un corpo stereotipato, bello e con le misure perfette. “Purtroppo – ammette Elisa – in una società come la nostra, focalizzata sull’immagine, l’aspetto esteriore conta ancora molto”.
Ma quella per il fisico, ormai, è un’ossessione anche maschile. “Molti ragazzi sono entrati nel vortice del culto del corpo, si registrano sempre più casi di vigoressia (ossessione per il fitness, ndr) o di uomini che assumono integratori, alla continua ricerca del fisico perfetto. Senza contare che poi anche i casi di anoressia maschile stanno crescendo in misura notevole”, racconta. “Per quello nelle scuole dico: ‘non potete passare la vostra vita a ricorrere una una taglia’”. Per rendere i giovani più consapevoli di quello che si nasconde dietro alle copertine patinate e alle immagini televisive, Elisa svela i trucchi più utilizzati nel mondo dello spettacolo: “Nei miei incontri mostro le funzioni di photoshop, sia sulle mie foto che sulle cover delle riviste di moda, per fargli capire cosa si nasconde dietro al mondo patinato”.
Come spiega anche nel suo libro, i media fanno molti errori, a partire da quelli terminologici, spesso compiuti per totale mancanza di tatto. “Tra l’ironia e la discriminazione il passaggio è debole – osserva Elisa – Sentirsi prese in giro a livello mediatico è doloroso per chi non vive un rapporto sereno con il proprio corpo e di certo non aiuta a liberarsi dai fantasmi”. Con il suo lavoro quotidiano l’autrice-modella vuol far capire che anche la scelta delle parole è fondamentale: “Non si scrive curvy per alleggerire termini come ‘cicciona, obesa, grassa’. Curvy ha un’accezione salutare, vuol dire formosa, non c’entra con l’obesità o il sovrappeso, non dobbiamo entrare in un linguaggio medico che non ci compete”.
Secondo D’Ospina c’è bisogno di un ritorno alla normalità: “Le donne là fuori sono di tutti i tipi e con il mio lavoro provo a rappresentare una piccola realtà dello specchio del panorama femminile”. Liberarsi dai pregiudizi è fondamentale, non si può passare la vita a nascondersi: “I difetti tante volte possono trasformarsi in un’arma a nostro favore, basta vederli dal lato giusto. Io senza il mio corpo non avrei mai potuto fare questo lavoro”. Infine, un suggerimento in vista della temutissima prova costume: “L’estate è bella proprio per la sua leggerezza. Le cattiverie gratuite lasciamole a chi ne ha bisogno per sfogarsi”.