“In questi giorni ho pensato pure al suicidio. Così voi giornalisti mi avrete sulla coscienza e potrei vedere dal cielo cosa scriveranno”. Sono le durissime parole pronunciate ai microfoni de “La Zanzara”, su Radio24, da Antonio Reppucci, l’ex prefetto di Perugia rimosso dal suo incarico per alcune contestate frasi sulle madri di persone tossicodipendenti. Reppucci afferma di accettare la decisione del ministro Angelino Alfano e di non rimproverargli nulla, ma attacca lancia in resta la stampa: “Si può fare giornalismo in questo modo? Si può fare giornalismo estrapolando una frase da un discorso di oltre un’ora? La penna ferisce più di una fucilata, mi hanno dipinto come un mostro. Non ho mai fatto male a nessuno, nessuno ha guardato al mio curriculum, a quello che ho fatto nella vita”. E rincara: “Nei miei confronti c’è stata macelleria e killeraggio. Sto come uno che sta andando al patibolo, sono diventato una larva umana. Quando ho appreso la notizia, mi sono chiuso nella stanza da letto, non reggevo. Pensavo a me stesso e a rendere conto al Padreterno. E ora mi rimetto al Signore. Mia moglie mi ha detto: ‘Hai dato tutto allo Stato e adesso lo Stato ti prende a calci’. Tanti sacrifici e adesso…”. L’ex prefetto poi spiega ancora le sue discusse dichiarazioni: “Volevo dire ‘suicidatevi’ alle madri secondo voi? Volevo dire tutto il contrario. Io ho la coscienza tranquilla di fronte al Padreterno, perché volevo lanciare un messaggio di risveglio, un inno alla vita invece che al suicidio: ‘mamme state attenti ai figli’, questo volevo dire”. E aggiunge: “A Napoli diciamo ‘accirit’ quando è un fallimento. Era solo un intercalare. E diciamo ‘tagliare la testa’ nel senso di dare uno scappellotto educativo, un ceffone benevolo. Volevo dire: preveniamo, evitiamo che i ragazzi si droghino. Anche io sono genitore, poteva capitare anche a me questa calamità e non accorgermene. Ma era in termini di risveglio, spronavo a stare vicini ai nostri figli”. Reppucci continua: “Renzi? Chissà come gli è stata rappresentata questa storia. Chi ha visto integralmente il mio intervento sa che volevo difendere Perugia, l’onorabilità della città che è rappresentata come capitale della droga e non è vero”. E si pronuncia sulle droghe leggere: “Per la mia esperienza si inizia da quelle e poi si va alla ricerca di cose più sofisticate. A Perugia addirittura negli ultimi tempi si fanno le torte alla droga. Farsi uno spinello è la spia di un malessere ed è sbagliato” di Gisella Ruccia