Buongiorno Papa Francesco, mi chiamo Nalleli Cobo. Vorrei condividere la mia storia con lei, Papa Francesco. Ho 13 anni e frequento la Saint Vincent School a Los Angeles, California, Usa. Per gli scorsi quattro anni ho sofferto problemi di sangue dal naso, mal di testa, dolori alla pancia e problemi al cuore e come me molti altri bambini e famiglie nella mia comunità. Vivo di fronte l’impianto petrolifero che si chiama Allenco che è vicino al Mount Saint Mary College. Temiamo che sia questo che sta facendo ammalare tutti noi. Il dipartimento di Salute Pubblica è d’accordo con noi. Dopo molto lavoro la nostra comunità è riuscita a fare chiudere il campo petrolifero, temporaneamente. Ogni giorno però temiamo che il campo possa riaprire e che di nuovo saremo esposti a emissioni tossiche. E’ per questo che la sto contattando. Abbiamo bisogno del suo aiuto per far sì che il campo sia chiuso permanentemente. Abbiamo scoperto che il campo di petrolio si trova su una terra di proprietà dell’arcidiocesi di Los Angeles. Ci sono molte altre cose per cui questa terra potrebbe essere usata e che sarebbero di beneficio alla comunità, come un parco, orto botanico, o case popolari. Certo non l’uso che potrebbe essere dannoso alla salute della gente. Sono convinta che lei farà la cosa giusta. Vorrei che lei fosse qui accanto a me, prendendomi per mano e combattendo assieme. Grazie.
Nalleli Cobo
Papa Francesco diverse volte ha ribadito l’impegno della chiesa cattolica in difesa del creato. Già nel suo primo discorso aveva detto che la missione della chiesa è rappresentare tutte le creature di Dio e di rispettare l’ambiente in cui viviamo, chiedendo a chiunque abbia ruoli di responsabilità di essere protettori del creato, della natura, l’uno dell’altro e dell’ambiente. Di nuovo il 21 Maggio 2014 il Papa ha ricordato che “Siamo noi i custodi del creato. Se distruggiamo il creato, il creato distruggerà noi. Non dimentichiamolo mai”.
Perfetto. Torniamo allora a Los Angeles e alla piccola Nalleli.
All’inizio del 1900 ci fu qui un “oil boom”, con pozzi dappertutto, in città, in riva al mare, fra le case. Appena sparsa la voce dell’esistenza dell’oro nero corsero tutti in California, pensando di arricchirsi, e qualcuno ci riuscì. Fra questi Mr. Edward Doheny, un petroliere dalla vita variopinta e costeggiata di scandali e drammi familiari, che donò varie sue proprietà per fare parchi statali, per costruire chiese e pure la biblioteca dell’Università della California del Sud, la USC. E’ lui il personaggio che ha ispirato il film There will be blood con Daniel Day Lewis premio Oscar. La casa di Doheny ora è un museo.
Negli anni ’50 i discendenti della famiglia Doheny donarono alcune proprietà di famiglia alla chiesa cattolica di Los Angeles, nel cuore della città. Erano vecchi campi di petrolio. Nel 2009 l’ Arcidiocesi pensò di affittare queste proprietà ad una ditta petrolifera, la Allenco che riuscì ad aumentare la produttività del campo del 400%. La ditta è di proprietà di Mr. Peter Allen ed il vicepresidente delle operazioni si chiama Timothy James Parker.
Già nel 2010 i residenti iniziarono a lamentarsi di aria malata, di perdite di sangue dal naso, mal di testa, irritazioni del sistema respiratorio, nausea. Non è questa la Los Angeles dei film: chi vive vicino a questi pozzi è per lo più ‘low income’, immigrati e gente modesta che riesce a malapena ad arrivare alla fine del mese. Il 25 Gennaio 2011 i fumi tossici della Allenco hanno mandato all’ospedale tredici persone del vicino Mount St. Mary’s College, anche questo donato da Mr. Doheny alla comunità.
Nel corso di tre anni ci sono state251 segnalazioni di puzze insopportabili, e la Allenco ha ricevuto 15 citazioni per inquinamento. I vigili del fuoco hanno evidenziato che i sistemi di protezione dagli incendi non sono a norma e che non ci sono piani di evacuazione, gli ispettori dello stato della California notano che ci sono perdite, che il materiale tossico non è stato ben inventariato e che alcune sostanze chimiche sono conservate a cielo aperto. Il tutto in una zona densamente abitata. I livelli di alcuni composti organici volatili sono 10mila volte superiore al normale.
La Allenco ha cercato di camuffare gli odori con deodoranti al sapore di ciliegia. Hanno poi interpellato degli esperti di parte che hanno concluso che i fumi tossici sono rispettosi dei limiti legali e non dannosi. Dicono che sono sicuri al 100% che le loro operazioni sono innocue. E poi, per essere generosi hanno regalato degli impianti di aria condizionata al Mount Saint Mary College. E sono andati avanti imperterriti.
A un certo punto le autorità non hanno potuto fare a meno di intervenire. Durante una delle ispezioni, il giorno 24 ottobre 2013, ci sono stati dei malori fra gli stessi ispettori a causa dell’aria irrespirabile. Il dipartimento della salute della città ha concluso che la colpa di tutti quei malori – di ispettori e di residenti – è da attribuire all’esposizione a tassi bassi ma persistente nel tempo di sostanze tossiche collegate agli idrocarburi e al loro sfruttamento, primo fra tutti l’idrogeno solforato.
La senatrice della California Barbara Boxer è intervenuta chiedendo – ed ottenendo – un fermo temporaneo delle operazioni della Allenco, e a gennaio del 2014 la città ha presentato una mozione chiedendo la chiusura definitiva di questo campo di petrolio. Nel rapporto c’è scritto: “Nessuna comunità dovrebbe vivere così, con la finestre chiuse, i bambini tenuti dentro casa per proteggerne la salute e i vicini che cercano sollievo da condizioni intollerabili”.
Una delle portavoci dell’arcidiocesi di Los Angeles, Monica Valencia, dice che stanno esaminando le preoccupazioni dei residenti, che stanno riconsiderando il loro contratto con la Allenco, e che cercano di fare quello che possono per far sì che le operazioni della Allenco stessa siano rispettose dei contratti stipulati.
Io penso che sia troppo poco. Il Papa aveva detto che chi ha posizioni di potere deve usarlo anche per il rispetto dell’ambiente. Bene, ecco qui una occasione d’oro per la Chiesa di applicare nel concreto la buona novella che predica. Spero vivamente che in qualche modo questa storia arrivi a chi di dovere in Vaticano e che l’Arcidiocesi di Los Angeles decida di rescindere il suo contratto con la Allenco. Affittare un terreno a dei petrolieri, vicino alle case di persone non abbienti non è cosa morale per nessuna religione.
La soluzione è molto semplice e l’ha già detta Nalleli nel suo discorso: un parco nel cuore della città invece di pozzi di petrolio. Yes we can.
Qui il video di Nalleli e le foto di Los Angeles e dintorni dei primi del ‘900
Maria Rita D'Orsogna
Fisico, docente universitario, attivista ambientale
Ambiente & Veleni - 27 Giugno 2014
California, l’Arcidiocesi e la Allenco
Buongiorno Papa Francesco, mi chiamo Nalleli Cobo. Vorrei condividere la mia storia con lei, Papa Francesco. Ho 13 anni e frequento la Saint Vincent School a Los Angeles, California, Usa. Per gli scorsi quattro anni ho sofferto problemi di sangue dal naso, mal di testa, dolori alla pancia e problemi al cuore e come me molti altri bambini e famiglie nella mia comunità. Vivo di fronte l’impianto petrolifero che si chiama Allenco che è vicino al Mount Saint Mary College. Temiamo che sia questo che sta facendo ammalare tutti noi. Il dipartimento di Salute Pubblica è d’accordo con noi. Dopo molto lavoro la nostra comunità è riuscita a fare chiudere il campo petrolifero, temporaneamente. Ogni giorno però temiamo che il campo possa riaprire e che di nuovo saremo esposti a emissioni tossiche. E’ per questo che la sto contattando. Abbiamo bisogno del suo aiuto per far sì che il campo sia chiuso permanentemente. Abbiamo scoperto che il campo di petrolio si trova su una terra di proprietà dell’arcidiocesi di Los Angeles. Ci sono molte altre cose per cui questa terra potrebbe essere usata e che sarebbero di beneficio alla comunità, come un parco, orto botanico, o case popolari. Certo non l’uso che potrebbe essere dannoso alla salute della gente. Sono convinta che lei farà la cosa giusta. Vorrei che lei fosse qui accanto a me, prendendomi per mano e combattendo assieme. Grazie.
Nalleli Cobo
Papa Francesco diverse volte ha ribadito l’impegno della chiesa cattolica in difesa del creato. Già nel suo primo discorso aveva detto che la missione della chiesa è rappresentare tutte le creature di Dio e di rispettare l’ambiente in cui viviamo, chiedendo a chiunque abbia ruoli di responsabilità di essere protettori del creato, della natura, l’uno dell’altro e dell’ambiente. Di nuovo il 21 Maggio 2014 il Papa ha ricordato che “Siamo noi i custodi del creato. Se distruggiamo il creato, il creato distruggerà noi. Non dimentichiamolo mai”.
Perfetto. Torniamo allora a Los Angeles e alla piccola Nalleli.
All’inizio del 1900 ci fu qui un “oil boom”, con pozzi dappertutto, in città, in riva al mare, fra le case. Appena sparsa la voce dell’esistenza dell’oro nero corsero tutti in California, pensando di arricchirsi, e qualcuno ci riuscì. Fra questi Mr. Edward Doheny, un petroliere dalla vita variopinta e costeggiata di scandali e drammi familiari, che donò varie sue proprietà per fare parchi statali, per costruire chiese e pure la biblioteca dell’Università della California del Sud, la USC. E’ lui il personaggio che ha ispirato il film There will be blood con Daniel Day Lewis premio Oscar. La casa di Doheny ora è un museo.
Negli anni ’50 i discendenti della famiglia Doheny donarono alcune proprietà di famiglia alla chiesa cattolica di Los Angeles, nel cuore della città. Erano vecchi campi di petrolio. Nel 2009 l’ Arcidiocesi pensò di affittare queste proprietà ad una ditta petrolifera, la Allenco che riuscì ad aumentare la produttività del campo del 400%. La ditta è di proprietà di Mr. Peter Allen ed il vicepresidente delle operazioni si chiama Timothy James Parker.
Già nel 2010 i residenti iniziarono a lamentarsi di aria malata, di perdite di sangue dal naso, mal di testa, irritazioni del sistema respiratorio, nausea. Non è questa la Los Angeles dei film: chi vive vicino a questi pozzi è per lo più ‘low income’, immigrati e gente modesta che riesce a malapena ad arrivare alla fine del mese. Il 25 Gennaio 2011 i fumi tossici della Allenco hanno mandato all’ospedale tredici persone del vicino Mount St. Mary’s College, anche questo donato da Mr. Doheny alla comunità.
Nel corso di tre anni ci sono state251 segnalazioni di puzze insopportabili, e la Allenco ha ricevuto 15 citazioni per inquinamento. I vigili del fuoco hanno evidenziato che i sistemi di protezione dagli incendi non sono a norma e che non ci sono piani di evacuazione, gli ispettori dello stato della California notano che ci sono perdite, che il materiale tossico non è stato ben inventariato e che alcune sostanze chimiche sono conservate a cielo aperto. Il tutto in una zona densamente abitata. I livelli di alcuni composti organici volatili sono 10mila volte superiore al normale.
La Allenco ha cercato di camuffare gli odori con deodoranti al sapore di ciliegia. Hanno poi interpellato degli esperti di parte che hanno concluso che i fumi tossici sono rispettosi dei limiti legali e non dannosi. Dicono che sono sicuri al 100% che le loro operazioni sono innocue. E poi, per essere generosi hanno regalato degli impianti di aria condizionata al Mount Saint Mary College. E sono andati avanti imperterriti.
A un certo punto le autorità non hanno potuto fare a meno di intervenire. Durante una delle ispezioni, il giorno 24 ottobre 2013, ci sono stati dei malori fra gli stessi ispettori a causa dell’aria irrespirabile. Il dipartimento della salute della città ha concluso che la colpa di tutti quei malori – di ispettori e di residenti – è da attribuire all’esposizione a tassi bassi ma persistente nel tempo di sostanze tossiche collegate agli idrocarburi e al loro sfruttamento, primo fra tutti l’idrogeno solforato.
La senatrice della California Barbara Boxer è intervenuta chiedendo – ed ottenendo – un fermo temporaneo delle operazioni della Allenco, e a gennaio del 2014 la città ha presentato una mozione chiedendo la chiusura definitiva di questo campo di petrolio. Nel rapporto c’è scritto: “Nessuna comunità dovrebbe vivere così, con la finestre chiuse, i bambini tenuti dentro casa per proteggerne la salute e i vicini che cercano sollievo da condizioni intollerabili”.
Una delle portavoci dell’arcidiocesi di Los Angeles, Monica Valencia, dice che stanno esaminando le preoccupazioni dei residenti, che stanno riconsiderando il loro contratto con la Allenco, e che cercano di fare quello che possono per far sì che le operazioni della Allenco stessa siano rispettose dei contratti stipulati.
Io penso che sia troppo poco. Il Papa aveva detto che chi ha posizioni di potere deve usarlo anche per il rispetto dell’ambiente. Bene, ecco qui una occasione d’oro per la Chiesa di applicare nel concreto la buona novella che predica. Spero vivamente che in qualche modo questa storia arrivi a chi di dovere in Vaticano e che l’Arcidiocesi di Los Angeles decida di rescindere il suo contratto con la Allenco. Affittare un terreno a dei petrolieri, vicino alle case di persone non abbienti non è cosa morale per nessuna religione.
La soluzione è molto semplice e l’ha già detta Nalleli nel suo discorso: un parco nel cuore della città invece di pozzi di petrolio. Yes we can.
Qui il video di Nalleli e le foto di Los Angeles e dintorni dei primi del ‘900
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Caltanissetta, 18 mar. (Adnkronos) - Nel 2016 il collaboratore di giustizia, ex agente della Polizia penitenziaria Pietro Riggio, avrebbe ricevuto pressioni dai vertici dei Servizi segreti "per non accusare" Antonello Montante, l'ex Presidente degli industriali siciliani condannato per corruzione. Lo ha ribadito, proseguendo la deposizione al processo per il depistaggio a carico di due ex generali dei carabinieri in pensione accusati del reato di depistaggio, gli ufficiali Angiolo Pellegrini, 82 anni, storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone, e Alberto Tersigni, 63 anni, entrambi per anni in forza alla Dia.montante, "Sono stato agganciato presso uno studio legale di Latina, dove allora ero sotto protezione - dice Riggio - dal generale Nicolò Pollari, che ebbe a sollecitarmi, quasi a rimproverarmi, perché stavamo perseguendo Montante e lui sollecitava che dovevamo lasciarlo in pace". L'ex poliziotto della penitenziaria, in rapporti con la criminalità organizzata prima di collaborare, sostiene di essere stato intimorito nel 2016 a Latina, la città dove ha vissuto sotto protezione per diversi anni quando era collaboratore di giustizia, ma prima che fornisse le nuove dichiarazioni. Avvertimenti sui quali aleggia l'ombra degli 007 italiani, come ha spiegato oggi ancora una volta, come fece al processo trattativa Stato-Mafia. E anche oggi ha tirato direttamente in ballo il generale Nicolò Pollari, ex numero uno del servizio segreto militare ai tempi del Sismi, il quale lo avrebbe cercato nello studio legale del suo avvocato latinense.
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - Ha un ruolo determinante come fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (Cv), ancora oggi prima causa di morte e disabilità al mondo. E' la lipoproteina (a), nota anche come Lp(a), condizione ereditaria nascosta nei geni di 1 persona su 5. Scoperta nel 1963 da Kåre Berg, il suo rapporto causale con la malattia coronarica e l'infarto del miocardio è stato definito in modo inequivocabile nel 2009 con lo studio genetico realizzato dal consorzio europeo di ricerca Procardis. Ampi studi prospettici successivi hanno ulteriormente confermato come elevati livelli di Lp(a) (>50 mg/dl) contribuiscano allo sviluppo di aterosclerosi e stenosi aortica, entrambe causa di infarto miocardico e ictus, rendendola così una delle variabili da monitorare, soprattutto nella prevenzione secondaria delle malattie Cv. Se ne è parlato oggi, a pochi giorni dalla Giornata mondiale della Lp(a) in programma il 24 marzo, in un evento organizzato da Novartis.
La lipoproteina(a) è una particella sferica biosintetizzata nel fegato costituita da una lipoproteina Ldl a cui si aggiunge la apolipoproteina(a), o Apo(a), mediante formazione di un ponte disolfuro tra apolipoproteina B100 e Apo(a). E' determinata geneticamente, codificata dal gene Lpa situato sul cromosoma 6q26-27, e i suoi livelli, che restano pressoché stabili nel corso della vita, non sono modificabili con cambiamenti dello stile di vita come dieta ed esercizio fisico. Da un punto di vista epidemiologico, le donne over 50 presentano maggiori concentrazioni di Lp(a), pari a circa il 17% in più rispetto agli uomini, un aumento che coincide generalmente con la menopausa. A coloro che hanno testato la Lp(a) prima della menopausa andrebbe quindi consigliato di ripetere il dosaggio dopo la menopausa, o comunque entro 5 anni dal compimento dei 50 anni.
Uno studio prospettico del 2022 ha inoltre evidenziato che i soggetti geneticamente predisposti presentano livelli elevati di Lp(a) sin dalla nascita. Sebbene nei primi anni di vita i livelli di lipoproteina(a) siano generalmente bassi, il sangue del cordone ombelicale può essere un valido indicatore dei livelli di Lp(a) del sangue venoso neonatale che, se ≥ 90° percentile, possono aiutare l'identificazione dei neonati a rischio di sviluppare livelli elevati di Lp(a) in futuro. Valori superiori a 30 mg/dL sono stati associati a un aumento del rischio di ictus ischemico primario e ricorrente nei bambini e negli adolescenti.
"Il rischio cardiovascolare legato alla lipoproteina (a) sta diventando sempre più un tema di attenzione, soprattutto nei pazienti con precedenti eventi acuti o altre patologie cardiache - spiega Claudio Bilato, direttore della Cardiologia degli ospedali dell'Ovest Vicentino e professore a contratto presso la scuola di specializzazione in Malattie dell'apparato cardiovascolare dell'università di Padova - Studi recenti mostrano che livelli elevati di Lp(a) possono aumentare del 20% il rischio di infarti o ictus, indipendentemente dai fattori di rischio tradizionali. Questo rende evidente che non considerare la Lp(a) nella valutazione complessiva del rischio cardiovascolare ne determina una sottostima. Al contrario, quindi, il suo dosaggio andrebbe incluso per una corretta ridefinizione del livello di rischio".
La Lp(a) è un fattore di rischio indipendente, poiché non legato ad alcuno dei tradizionali fattori di rischio Cv come dislipidemia, obesità e fumo, ed è un parametro importate nel definire o riclassificare il rischio Cv complessivo del paziente: elevati livelli di Lp(a) conferiscono un rischio più elevato ai soggetti con ipercolesterolemia, pur non influenzando i livelli di Ldl-C. Il dosaggio della Lp(a) andrebbe effettuato in pazienti a medio-alto rischio Cv per una migliore riclassificazione del rischio, in pazienti con eventi acuti recenti, prematuri o ricorrenti (anche in caso di controllo ottimale dei fattori di rischio convenzionali) e in pazienti con una storia familiare di eventi Cv prematuri, in pazienti con dislipidemie genetiche o in soggetti con significativa familiarità per malattia cardiovascolare. In particolare, per i pazienti con eventi acuti recenti, l'ospedalizzazione rappresenta un'opportunità indicata per valutare il rischio CV mediato dalla Lp(a) poiché i suoi livelli si abbassano immediatamente dopo l’evento, ma possono triplicarsi nelle settimane successive.
"La Lp(a) è un fattore di rischio che predice e peggiora il rischio cardiovascolare. Questo suggerisce come lo screening rappresenti un'opportunità concreta per prevenire eventi acuti evitabili - afferma Mario Crisci, dirigente medico Uoc Cardiologia interventistica, Aorn dei Colli - ospedale Monaldi, Napoli - La misurazione della Lp(a), dovrebbe essere presa in considerazione almeno una volta nella vita di ogni adulto per identificare coloro con livelli ereditari molto elevati. Il suo dosaggio andrebbe inserito nel normale percorso di ospedalizzazione a seguito di sindrome coronarica acuta o ictus e ripetuto a distanza di 1-3 settimane dall'evento acuto".
Oggi la sfida nella gestione dei pazienti con elevati livelli di Lp(a) è gravata dal fatto che non esistono farmaci approvati specificamente per ridurne i livelli, pertanto i medici si concentrano su strategie indirette, come il controllo di altri fattori di rischio Cv, tra cui il colesterolo Ldl, l'ipertensione, il diabete e l'infiammazione. Nei casi più gravi si ricorre all'aferesi delle lipoproteine, una procedura invasiva simile alla dialisi che rimuove fisicamente la Lp(a) dal sangue. Tuttavia, negli ultimi anni la ricerca ha compiuto progressi significativi, con lo sviluppo di nuove terapie attualmente in fase di sperimentazione clinica. Tra queste pelacarsen, un oligonucleotide antisenso attualmente in fase 3 di sperimentazione clinica, sta dando risultati promettenti.
"In Novartis sappiamo che le malattie cardiovascolari restano ancora oggi un'emergenza sanitaria globale - dichiara Paola Coco Country, Chief Scientific Officer and Medical Affairs Head Novartis Italia - Il nostro impegno è quello di individuare soluzioni terapeutiche in grado di rispondere a questa sfida e renderle disponibili ad un numero sempre maggiore di pazienti. E' il nostro modo di reimmaginare il futuro delle patologie cardiovascolari per garantire una migliore qualità di vita e sopravvivenza sul lungo periodo affinché nessun cuore smetta di battere troppo presto".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - La procura di Roma ha chiesto il processo per quattro medici in relazione alla morte di Andrea Purgatori, avvenuta nel luglio 2023. L’accusa contestata è di omicidio colposo. I pm di piazzale Clodio avevano chiuso le indagini lo scorso dicembre nei confronti del radiologo Gianfranco Gualdi, l’assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, e il cardiologo Guido Laudani. Ora la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare che prenderà il via il prossimo 19 settembre.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - "La linea del Pd è molto chiara: Si alla difesa comune e No al riarmo degli Stati. E a questo punto ci domandiamo: come fa il Governo ad avere una linea dove Tajani sostiene la linea del Si all'Europa, Salvini vuole uccidere l'Europa e la presidente Meloni fischietta". Lo ha detto ai Tg Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione Difesa di Montecitorio.
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - "Le tecniche di Pma sono diverse e danno risultati diversi", per questo è importante "garantire l'accesso alle tecnologie più efficaci". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Antonio Pellicer, professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia all'università di Valencia, fondatore di Ivi, Istituto valenciano di infertilità, specializzato nella procreazione medicalmente assistita, commentando i dati della Relazione 2024 sullo stato di attuazione della legge 40/2004 in materia di Pma trasmesso del ministero della Salute al Parlamento. "Nel 2022 - sottolinea - in Italia si sono fatti intorno a 87mila trattamenti" di procreazione medicalmente assistita, "un lieve incremento rispetto al 2021. Le donne che ricorrono alla Pma hanno un'età media intorno a 37 anni: un'età troppo elevata per avere figli e che ritengo sia una conseguenza dei cambiamenti sociali. Rispetto a una volta, infatti, le coppie decidono di avere figli più tardi", a un'età più avanzata. (Video)
Tornando alle tecniche di Pma, "se si utilizza il materiale biologico, i gameti della coppia, la classica Fivet, cioè la fecondazione in vitro - spiega Pellicer - con 3 embrioni sani a disposizione, siamo in grado di garantire il 93% di successo. Se invece utilizziamo ovuli donati, quindi si ricorre all'eterologa con ovodonazione, avendo 5 embrioni, il successo è ancora più alto: si può arrivare anche al 98%, perché gli ovuli sono più giovani".
In Italia ci sono dati che mostrano chiaramente che la Pma è ancora poco utilizza. "Spagna e Danimarca - illustra il professore - hanno un tasso di utilizzo intorno al 10-12%: su 100 bambini che nascono, 10-12 sono da Pma. In Italia sono solo il 4,2%". Inoltre, secondo il report ministeriale, un consistente numero di centri Pma di secondo e terzo livello presenti sul territorio nazionale svolge un numero ridotto di procedure nell'arco dell'anno. Solo il 32,5% ha eseguito più di 500 cicli contro una media europea del 50,1%. Si deve inoltre considerare che più della metà delle tecniche di secondo e terzo livello è effettuato in centri privati, con grandi differenze regionali. "Per colmare questo gap - suggerisce Pellicer - ovviamente è importante l'informazione, l'educazione, ma anche l'aiuto economico alle coppie per garantire che accedano al trattamento più moderno ed efficace nei centri pubblici o privati convenzionati". Su questo aspetto "è stato un grande risultato il riconoscimento dell'infertilità come una malattia e, come tale, il suo inserimento nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, cosa che facilita l'accesso al trattamento della Pma. Ma attenzione: questo aiuto deve essere adeguato - avverte - perché questa è una tecnologia che 'impara' continuamente", evolve in fretta "e bisogna applicare le tecniche più moderne per avere tassi di successo più elevati".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Noi siamo gli unici ad entrare nel merito delle questioni. A dire sì alla difesa comune e come dobbiamo costruire quella difesa comune. E a dire no al riarmo dei singoli 27", a dire "quali sono le critiche puntuali e come chiediamo di cambiare le proposte che non vanno nella direzione della costruzione di una vera difesa comune". Lo ha detto Elly Schlein all'assemblea congiunta dei gruppi Pd.
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - "La prevalenza del diabete in Italia è attualmente attorno al 7%, che corrisponde a circa 4 milioni e mezzo di persone con diabete. Sappiamo, però, che per ogni 2 persone con diabete ce n'è almeno una terza che ha il diabete, ma non sa di averlo: quindi abbiamo circa 1 milione di individui con diabete non diagnosticato. Il 90% dei casi è costituito da diabete di tipo 2, 5-6% circa da diabete di tipo 1, 1-2% da diabete gestazionale e poi ci sono altri tipi meno frequenti di diabete come il diabete da difetti genetici o forme di diabete secondario. Non solo, si stima che poco più di 1 paziente su 2 sia aderente alla cura suggerita". Lo ha detto Riccardo Candido, presidente Amd - Associazione medici diabetologi, intervenendo oggi a Roma alla conferenza stampa 'Diabete di tipo 2: investire in salute, tra accesso all'innovazione ed efficienza del Ssn, è la sfida per il futuro', promossa da Lilly.
"Nel mondo le persone con diabete sono più di mezzo miliardo, numero destinato a crescere fino ad un miliardo e 300 milioni da qui ai prossimi 25 anni - avverte lo specialista - Anche in Italia le stime prevedono un aumento al 9-10% della prevalenza nel 2040. Il diabete è una pandemia per i numeri e per l'impatto che ha sulla salute, sulla qualità di vita e sui costi del Servizio sanitario nazionale: basti dire che circa l'8% dei costi sanitari globali sono legati al diabete". In particolare, "la spesa più elevata riguarda le ospedalizzazioni per le complicanze, i farmaci utilizzati per il trattamento delle comorbilità correlate al diabete e le prestazioni ambulatoriali. Di conseguenza - sottolinea l'esperto - oggi è urgente per gli Stati intervenire con provvedimenti sanitari e politico-istituzionali in grado di incidere sia sulla prevenzione delle complicanze, ma anche sulla corretta gestione della malattia diabetica e sulla cura".
Attualmente molte persone con diabete non raggiungono i risultati di controllo prefissati. "I dati degli Annali di Amd rilevano che solo il 56% delle persone con diabete di tipo 2 raggiunge un valore di emoglobina glicata sotto il 7%, che è il primo grande obiettivo target nel controllo glicemico. I motivi? Diagnosi tardiva e inizio del trattamento non tempestivo; inerzia terapeutica da parte dei professionisti che non intervengono in maniera precoce e incisiva nelle modifiche delle terapie qualora il diabete non sia sufficientemente controllato; difficoltà da parte dei pazienti a mantenere adeguati stili di vita in termini alimentazione e attività fisica; utilizzo di terapie fino a qualche tempo fa non del tutto efficaci e gravate dal rischio di ipoglicemia, per cui lo specialista non poteva spingere troppo il dosaggio", elenca Candido. E "ovviamente la ridotta aderenza dei pazienti alle terapie che vanno seguite per tutta la vita: si stima che poco più di 1 paziente su 2 sia aderente alla cura suggerita. L'ultimo aspetto è la difficoltà, a livello regionale, di disporre e di mettere a disposizione in tempi rapidi le innovazioni terapeutiche che oggi sono le più efficaci, come tirzepatide, non gravato dal rischio ipoglicemico, che agisce sul controllo glicemico e sulla riduzione del peso corporeo, efficace anche sul controllo della pressione e del colesterolo, agendo quindi anche sulla prevenzione del danno cardiovascolare e renale. Problematico - conclude Candido - resta nel nostro Paese il tema della disequità di accesso alle nuove opportunità terapeutiche e tecnologiche".