Il governo deve ancora emanare il decreto con le nuove regole di concessione dell'ammortizzatore sociale destinato ai dipendenti delle piccole imprese. Nel frattempo il ministero "invita" Regioni e province a non firmare accordi che prevedano l'erogazione per più di otto mesi. Sbarra (Cisl): "Sbloccare la situazione, c'è un miliardo da assegnare"
E’ allarme sulla cassa integrazione in deroga. Cioè l’ammortizzatore sociale destinato a chi non ha diritto alla cassa ordinaria: lavoratori di piccole imprese e aziende artigiane, dei servizi e con contratti atipici. Ma anche dipendenti delle grandi imprese, una volta esaurite le 52 settimane di assegno Inps. Il problema è che a finanziarla non sono i contributi ma la fiscalità generale, cioè soldi pubblici. E il governo deve ancora emanare il decreto con le nuove regole di concessione valide fino al 2016, quando – come prevede la riforma Fornero – questo strumento scomparirà. Così venerdì il ministero del Lavoro ha “invitato” le Regioni e le Province autonome a non fare accordi per la cig in deroga superiori a otto mesi per il 2014 e sei per 2015 e 2016. Secondo i sindacati si rischia la “crisi sociale”. “E’ come dire che la crisi aziendale o si supererà entro tale periodo oppure produrrà disoccupati”, ha spiegato il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy. “Il tutto senza nessuna regola o legge ancora ufficialmente emanata. Resta solo il timore che con queste indicazioni molte aziende rinuncino a “pianificare” la ripresa e decidano di avviare la fuoriuscita dal lavoro di migliaia di persone”. Di qui la richiesta al ministero di ritirare “un atto sbagliato che incide su uno strumento, la cassa in deroga, che ogni anno tutela, con varia intensità, oltre 350.000 lavoratori”.
Il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra, ha definito “gravissimo ed insostenibile il ritardo nella assegnazione alle Regioni delle risorse, peraltro insufficienti, previste dalla legge di Stabilità 2014, per garantire l’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga” e ha chiesto a Poletti di sbloccare la situazione, ricordando che al momento è disponibile da assegnare un miliardo di euro. Somma che andrebbe distribuita “immediatamente e per intero per consentire di pagare le ultime mensilità del 2013, ancora scoperte in alcune regioni, e le prime mensilità del 2014, fatta salva l’esigenza di reperire i fondi necessari a coprire l’intero anno, problema che rimane purtroppo aperto”.