“Ci hanno fatto delle proposte per il rinnovo del contratto che se venissero applicate ci trasformerebbero in tanti Charlot di Tempi moderni”
Parola di Francesco Vairano, direttore di doppiaggio e voce di Geoffrey Rush, Andy Serkis, Alan Rickman. Anche lui dal 12 giugno in sciopero insieme a doppiatori, assistenti, dialoghisti, direttori e fonici. Un braccio di ferro iniziato per la proposta dell’Anica, di cui sono parte le più importanti società di doppiaggio, per mutare drasticamente il contratto nazionale scaduto dal 2011. Il Ccnl del Doppiaggio divide la giornata di lavoro in 3 turni, ognuno di 3 ore, con gettoni di presenza per le 4 professioni partecipanti (i fonici sono considerati dipendenti delle imprese di doppiaggio) più una remunerazione per riga. Cifre che premiano senza dubbio i liberi professionisti che lavorano di più grazie a talento ed esperienza, ma garantendo una qualità che ha portato il doppiaggio italiano al primo posto del mondo.
Stallo e malcontento per il mancato rinnovo nonché un disinteresse palese dai primi finanziatori di questa preziosa filiera (Rai, Mediaset e Major) hanno fatto incrociare le braccia, anzi spegnere i microfoni agli addetti fino al 2 luglio. Come da annuncio Anad, Associazione Nazionale Attori e Doppiatori, con il suo presidente Roberto Stocchi, anche lui direttore e voce di molti volti e cartoni. Due su tutti Zach Galifianakis e il bruco Heimlick.
«Lo sciopero per il rinnovo del 2008 durò 2 mesi – ha aggiunto Vairano – Il sistema era diverso perché si doppiava per messe in onda a 6 mesi dall’originale». Oggi sono ridotti poche a settimane, così il doppiaggio insegue le programmazioni di serie tv e film quasi in tempo reale. E con lo sciopero si rimandano molte uscite, o si pensa ad altre voci, o ai sottotitoli. «Le lavorazioni sono diventate proibitive, a rullo compressore. Tutto a discapito anche del cinema. Soprattutto per quello di qualità – secondo la voce di Gollum – Per assurdo ci sono più possibilità di lavorare meglio per film d’azione come Marvel e cinecomics, poiché si sa che incasseranno. Dei film di nicchia non parliamo neanche, e pure i firmati da signori registi hanno problemi di tempi. Siamo schiavi del marketing».
Un pensiero di sollievo lo offre Vairano sulla compattezza partecipativa della mobilitazione da Roma a Milano, le due città dal maggior numero di sale: «I giovani di cui tanto si parla male, irresponsabili, fannulloni e via dicendo, sono invece quelli più decisi e determinati: una grande speranza. Questo sciopero si fa per una serie di motivi, uno dei quali è consegnare alle nuove generazioni un lavoro che abbia ancora la qualità che ci ha caratterizzati per tutti questi anni».