Un uso vivace e frizzante del linguaggio, una prosa sfacciata e divertente. Un romanzo in cui tutti i personaggi si respingono a vicenda in un modo disordinato, caotico. Si tratta de L’incantatore di Iris Murdoch (postfazione di Peter Cameron) pubblicato in Italia da Il Saggiatore.
Annette, vivace e incostante, ha deciso di lasciare improvvisamente il college per studiare alla “Scuola della Vita”. La sua amica Rosa, abbandonata ogni ambizione, lavora in fabbrica, dove intreccia una relazione inquietante con i due gemelli polacchi, Jan e Stefan. Il fratello di Rosa, Hunter, lotta per tenere in vita la rivista Artemis, sull’orlo della bancarotta. Peter Saward dedica la sua vita al compito infruttuoso di decifrare l’alfabeto di una civiltà morta e sepolta (e a un amore non corrisposto per Rosa). John Rainborough, dirigente senza qualità in un oscuro ministero, vede la sua vita e il suo lavoro perdere scopo e direzione. La sarta Nina, terrorizzata dal suo stato di profuga, sogna una fuga impossibile. Tutti questi personaggi si muovono nella Londra del dopoguerra come sul palco di un immenso teatro, intrecciando e disfacendo tra loro relazioni in cui l’amore e l’amicizia si mescolano con il desiderio di potere e di controllo.
Al centro delle loro vite, il magnate della stampa Mischa Fox, l’incantatore: il suo nome suscita pensieri ossessivi, la sua presenza – reale o solo immaginata – condiziona umori e decisioni. Enigmatico e all’apparenza mite, Mischa Fox impone la sua volontà sugli altri attraverso l’inquietante Calvin Blick, quasi un suo doppio, colui che trasforma in azione i suoi pensieri. Preda dell’incantatore, catturati dal suo fascino o ansiosi di sfuggirgli, i personaggi di Iris Murdoch sono parte di vere e proprie “scene” in cui l’autrice affronta i temi del sesso, dell’attrazione, del potere, ma anche la questione politica e umana degli esuli e del rapporto tra Occidente e Oriente. Grottesco, comico, profondo, L’incantatore è l’occasione per il lettore di godere dell’immenso talento di Iris Murdoch, scrittice che – nelle parole di Peter Cameron – non è sbocciata lentamente, ma “è emersa perfettamente formata, come Atena dalla testa di Zeus”
Iris Murdoch (1919-1999) è stata una delle scrittrici più influenti del xx secolo. Dal 1948 al 1963 ha insegnato Filosofia presso il St Anne’s College a Oxford, dove ha incontrato il suo futuro marito, John Bayley, scrittore e professore, sposato nel 1956, il quale le dedicherà Elegia per Iris. Nel 1987 è stata nominata Dame Commander dell’Ordine dell’Impero Britannico. La sua prima opera, Sotto la rete, è stata selezionata nel 2001 dalla Modern Library come uno dei cento migliori racconti in lingua inglese del secolo. In Italia sono stati pubblicati i romanzi Il mare, il mare, La campana, Sotto la rete, Una cosa speciale. Il Saggiatore ha pubblicato la raccolta di scritti filosofici Esistenzialisti e mistici.
“I segreti sono nascosti negli occhi. Il mio primo incontro con la Tunisia sono stati gli occhi di Meriem. Poi mi sono imbattuta in quelli dei giovani in trappola, arresi ai bordi delle strade o persi davanti a squallide tazzine di caffè”.”
Meriem è morta. Mary è atterrata a Tunisi per partecipare al funerale. È sconvolta e disorientata, ma sa che per raggiungere Kairouan, la città natale dell’amica, deve prendere un taxi. Così, sale sul primo che trova. Il tassista Hedi diventa per lei una sorta di Virgilio: con lui Mary attraversa un paese in equilibrio precario tra festa e rivoluzione, speranze e proteste, nel pieno degli sconvolgimenti politici successivi alla liberazione dalla dittatura. Durante il viaggio, irrompono nel presente i ricordi di Mary, momenti della vita a Roma con Meriem e della vacanza a Kairouan dove si è innamorata di Faruk… Rivelandosi gradualmente a se stessa, Mary prenderà coscienza dei propri limiti e attuerà la sua personale rivoluzione. Con questa road novel dal finale a sorpresa, l’autrice racconta l’amicizia fra due donne che cercano e trovano, ognuna a suo modo, la propria identità e la propria affettività, facendo emergere aspetti insoliti di due culture diverse.
“Tunisi era un frastuono. I clacson delle automobili impazzite erano la sua voce. Si sgolavano tutto il giorno quasi a gridare il bisogno di dignità, di desiderio di libertà e, molto spesso, il dolore e la rabbia per le speranze perse in fondo al Mediterraneo insieme a mariti, figli, fratelli.”
La giornalista, reporter e scrittrice Francesca Bellino dimostra con questo romanzo, Sul corno del rinoceronte (L’Asino d’oro edizioni) la sua bravura nel raccontare situazioni di attualità così distanti da quelle a cui siamo abituati. La sua prosa leggera, delicata, ma al contempo incisiva, riesce a fotografare con estrema precisione e naturalezza le dinamiche che hanno stravolto la Tunisia dei nostri giorni. Un romanzo con un montaggio cinematografico e una lirica che richiama al reportage.
“Scattavo fotografie in ogni momento, senza alcuna logica. Immortalavo tutto: volti di anziani accasciati su seggiole sgangherate davanti alle case, minareti che spuntavano nel cielo, donne coperte dalla testa ai piedi di teli bianchi. Ogni foto scansava una domanda.”
Francesca Bellino collabora con diverse testate, tra cui Il Mattino e Reset, e cura un blog su Huffington Post. È autrice di Il prefisso di Dio. Storie e labirinti di Once, Buenos Aires (Infinito, 2008), Uno sguardo più in là (Aram, 2010), Sale (Lite Editions, 2013), due saggi sul mito di Lucio Battisti e racconti pubblicati in antologie. Nel 2009 ha ricevuto la Targa Olaf al Premio Cronista – Piero Passetti e nel 2013 il Premio Talea.