L’Unione europea ha chiesto ai cittadini e alle società europee di non fare affari negli insediamenti israeliani, affermando che esistono rischi di tipo legale, economico e di reputazione nel condurre attività simili nei territori che l’Ue considera occupati illegalmente. L’invito è contenuto in un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri italiano a nome dell’Ue, di cui l’Italia assumerà la presidenza di turno la prossima settimana. Le compagnie che hanno rapporti economici con gli insediamenti dovrebbero prendere in considerazione le violazioni dei diritti umani e “le potenziali implicazioni negative di tali attività sulla loro reputazione o immagine”, afferma il comunicato, aggiungendo che le transazioni finanziarie, gli investimenti, gli acquisti, i contratti e il turismo negli insediamenti creano vantaggi solo ai coloni.

E’ di ieri la notizia, pubblicata dal quotidiano israeliano Haaretz, che 5 paesi europei, tra cui l’Italia, sono decisi ad ‘avvertire’ i propri cittadini a non impegnarsi in “attività finanziarie o investimenti” nelle colonie israeliane in Cisgiordania e nelle Alture del Golan annesse dallo stato di Israele. Una mossa che può significare di fatto boicottaggio economico degli insediamenti nei Territori occupati e che appare una risposta al governo di Benyamin Netanyahu dopo il nuovo fallimento delle trattative di pace – promosse dagli Usa – tra Israele e l’Autorità nazionale palestinese (Anp). La Francia – riportava ieri Haaretz con grande evidenza – ha di recente pubblicato sul sito del proprio ministero degli esteri un “avviso” con il quale si ricorda che le colonie israeliane sono considerate illegali in base al diritto internazionale e che di conseguenza le attività economiche in queste realtà comportano rischi legali. Il quotidiano – che cita una fonte diplomatica francese – ha sostenuto che la decisione di Parigi farebbe parte di “un’azione congiunta” da parte dei cinque maggiori Paesi dell’Ue: oltre la Francia, anche la Germania, la Gran Bretagna,l’Italia e la Spagna. La novità di questo processo – secondo il giornale – e’ costituita dall’attuale posizione francese (che segue analoghi “avvisi” già diffusi da Germania e Gran Bretagna nei mesi corsi) e l’adesione, dopo lo stop dei negoziati, di Italia e Spagna.

“Gli avvisi di lavoro non dovrebbero essere accolti come una sorpresa. Gli stati membri hanno perso la pazienza nel non essere interpellati”, ha detto il rappresentante dell’Ue in Israele Lars Faaborg-Andersen. “Se continuerà l’espansione delle colonie, altre nazioni Ue – ha aggiunto il rappresentante dell’Ue – emetteranno simili avvisi”. “Questo è un segnale molto incoraggiante da parte dei paesi europei – esulta il membro dell’Olp, Hanan Ashrawi – specialmente perché questa presa di posizione si rivolge ai cittadini del settore privato”. “E’ chiaro – ha proseguito la Ashrawi – che i paesi europei non vogliano essere più complici della politica di insediamenti israeliana e cerchino di applicare la legge internazionale anche entro i propri confini”. 

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