Una lettera indirizzata a Luigi Di Maio, un’assemblea con all’ordine del giorno le espulsioni di 20 attivisti e cinque volanti della polizia che aspettano all’ingresso. La riunione del Meetup di Firenze si trasforma in un caso nazionale nel giro di poche ore: dal microfono si lanciano accuse, ad un certo punto qualcuno contesta le modalità e la gestione del gruppo e si finisce a male parole. C’è qualche spintone e un attivista chiama il 113 che si presenta con i rinforzi (anche se alla fine non devono intervenire). Il giorno dopo c’è tanta amarezza e l’idea che le tensioni al Circolo Andrea Del Sarto andavano fermate prima. “Servono più regole per la gestione del territorio”, commenta a ilfattoquotidiano.it Andrea Vannini, attivista storico dal 2005, ex portavoce e nella lista di chi rischiava l’espulsione, “a livello locale l’iper-democraticità’ comporta numerosi problemi. E’ chiaro che per noi resta valida l’idea che l’assemblea debba essere sovrana, ma abbiamo bisogno di organizzazione altrimenti il Movimento diventa ingestibile”. Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, assicurano, questa volta non c’entrano nulla e anzi, alcuni avrebbero preferito entrassero nella partita per calmare gli animi. “Si risolverà tutto”, commenta Alfonso Bonafede, deputato M5S di Firenze, “chiedo solo che gli attivisti riflettano sulle singole responsabilità. Si è creata una situazione che non avrebbe dovuto crearsi e per questo dobbiamo riflettere. E’ un momento buio per noi, ma troveremo una soluzione per ricominciare insieme”.
Vannini ha espresso perplessità sulla gestione e ha fatto critiche, ma soprattutto il suo nome è comparso nella lettera consegnata a mano a Luigi Di Maio. Il testo in questione è stato condiviso via email con 50 attivisti e chi ha preso l’iniziativa, un attivista storico di Firenze, ha chiesto le firme. “Io”, dice Vannini, “avevo detto che non volevo comparire, pur condividendo alcuni punti. E poi mi sono trovato la firma. Però la sera dell’assemblea questa cosa è stata chiarita: si è scusato l’autore della presunta falsificazione. Avremmo potuto risolvere tutto con più calma, ma io mi sono trovato con il voto per l’espulsione una volta arrivato all’incontro. Nessuno mi aveva avvisato prima”. Nel mirino quindi la responsabilità degli organizer, ovvero le persone che fisicamente a turno sono nominate detentrici delle password per entrare nella piattaforma online e che quella sera hanno messo all’ordine del giorno l’espulsione. “A far arrabbiare”, conclude Vannini, “è il fatto che non fosse stata nemmeno contemplata la discussione del problema: sette persone hanno deciso un ordine del giorno e stabilito che ci si sarebbe dovuti esprimere sull’espulsione o meno. Se parti così non puoi non immaginare che ci sarà uno scontro. Spero che tutto si risolva. Dobbiamo confrontarci e crescere: gli attivisti si aspettano tanto da noi e noidobbiamo essere una speranza”.
Bonafede quella sera era assente “per motivi personali”. Ora chiede riflessione e di trovare una soluzione al più presto. “Non mi interessa il merito. Non c’entra nulla. Ciascuno rifletta sulle sue responsabilità. Solo così potremo ripartire”. Il deputato critica la strumentalizzazione dell’episodio: “Io ero presente il giorno che la lettera è stata consegnata al vicepresidente della Camera: lui l’ha subito girata a me in quanto parlamentare di Firenze. Non mi è piaciuto il tentativo di molti di attribuire le responsabilità di un intervento a Luigi. Nel Movimento la trasparenza è fondamentale e da noi non funziona la dinamica che si va dal parlamentare a chiedere un intervento: io ho presentato la lettera all’assemblea non appena l’abbiamo ricevuta”. Il deputato condanna le tensioni e i momenti di aggressività delle scorse ore: “Il Movimento 5 stelle“, ha scritto poi su Facebook, “sta portando avanti il principio cardine della democrazia dal basso: ciò non vuol dire avere una bandiera da sventolare. Si tratta invece di una vera e propria rivoluzione culturale e politica che non è mai semplice: la democrazia dal basso richiama i cittadini a quelle responsabilità che, altrove, vengono delegate ai politici di mestiere”.
Ma non solo il parlamentare, anche la consigliera comunale Silvia Noferi ha espresso le sue critiche: “Spettacolo indegno: una scatola chiusa dai soliti noti prima dell’inizio dell’assemblea, schede di richiesta di espulsione di attivisti storici a voto segreto. Votazione in corso durante la discussione. Non si sa quante schede già compilate fossero dentro la scatola”. Noferi si è rifiutata di votare: “Chi ha organizzato questo spettacolo indecoroso è da espulsione, altro che chi ha scritto una lettera di dissenso. Metodi degni dei periodi più bui della nostra democrazia”. Condanna anche dall’ex candidata sindaco Miriam Amato: “E’ stata una tragedia, se solo ripenso a quello che è successo mi viene voglia di piangere. Non voglio schierarmi perché è inutile: quello che serve è lasciarsi questo episodio alle spalle e tornare tutti insieme a collaborare per Firenze”.