Matteo Renzi ha vinto le elezioni europee. Guiderà egli forse la battaglia dei paesi in crisi contro i paesi del nord?
I primi interventi del primo ministro italiano Matteo Renzi in ambito europeo non sono stati proprio trionfali. Durante la visita ufficiale a Berlino si presenta con cappotto allacciato malamente; durante il vertice di Bruxelles fa smorfie sorridendo nelle foto e alle telecamere. “Guardatemi tutti, sono arrivato in cima ma che ci faccio qui adesso?!” sembrava voler dire.
Il 39enne appare come uno studentello delle medie che ora può dire la sua in una cerchia di adulti. “A Bruxelles serve un seggiolone alla tavola rotonda dei capi di Stato” questa è la barzelletta che circola in Italia. La satira politica italiana è certa che mamma Merkel avrà presto il controllo del piccolo Matteo.
Matteo Renzi intanto è al governo da poco più di 100 giorni ed ha raggiunto alle elezioni europee, il risultato straordinario per la sinistra italiana del 40,8 %. Il partito democratico, Pd, è il più grande all’interno del raggruppamento dei partiti socialisti nel parlamento europeo. Tutto ciò fa improvvisamente apparire molto adulto il ragazzino fiorentino, che ha spintonato fuori dal governo il suo compagno di partito Enrico Letta. È ovvio che Renzi ha preso posto alla tavola rotonda dei grandi, ma, in più, le sue parole hanno anche un peso!
I suoi colleghi europei si domandano come la nuova stella nascente italiana vorrà adoperare il suo nuovo potere. Esibirà dimostrazioni di forza di fronte alla Merkel? Si metterà alla testa di un asse del sud, contrappasso della politica di austerità delle regioni nordiche, insieme al socialista Francois Hollande ed ai più piccoli compagni spagnoli? Ma è poi un tipo serio, questo novellino italiano? Non è che dietro al sedicente rottamatore si nasconde un piccolo Berlusconi?
Con tali obiezioni i contraenti politici di Renzi hanno tentato di fermarlo. Renzi e Berlusconi sono le due facce della stessa medaglia, strillava Beppe Grillo, l’ex comico, capo del Movimento 5 Stelle. Berlusconi stesso ha accennato che Renzi potrebbe diventare una specie di suo successore. L’ex premier, recentemente condannato per frode fiscale a prestare servizi sociali in un centro per malati di Alzheimer, ha rinunciato ad attaccare Renzi, durante la campagna elettorale europea – sperando che niente di più avrebbe danneggiato la sinistra come degli ammiccamenti di simpatia.
Sia Grillo che Berlusconi hanno condotto una violenta campagna elettorale contro l’Europa ma in particolare contro la Germania. Berlusconi, il cui partito fa parte del gruppo parlamentare europeo dei popolari, affermò che i tedeschi negarono l’esistenza dei campi di concentramento nazisti. Grillo, che veniva proclamato vincitore dai sondaggi di opinione, si era inventato un elenco di opere d’arte degli Uffizi, la famosa galleria d’arte a Firenze, che i tedeschi intendevano confiscare. Al termine della giornata delle elezioni, i partiti populisti e anti europeisti sono invece rimasti fortemente delusi. Renzi ha ottenuto più voti che Grillo e Berlusconi messi insieme. Grazie ad un semplice slogan: Non abbiamo bisogno di meno, bensí di più Europa.
No, Renzi non è come Berlusconi. Li separano infatti intanto una intera generazione, diversi miliardi di euro e due stili di vita completamente diversi. Al contrario di Silvio Berlusconi (con cui l’economia italiana ha continuato a stagnare, al solo scopo di garantirgli una rendita di posizione monopolistica) Matteo Renzi pratica attivamente la politica. Intende allentare il garantismo sul lavoro, limare le competenze delle province e ridurre fortemente il Senato, il secondo organo parlamentare. I disegni di legge e le votazioni si susseguono. L’ala sinistra del partito sospetta che tutte queste riforme non siano altro che promesse. E che comunque la sua non sia una politica di sinistra.
Le sue promesse sono ancora più coraggiose dei miraggi che proponeva il vecchio istrione Silvio B., con la differenza che ora Renzi verrà giudicato in base ai risultati. E per questo è stato votato dagli italiani. Essi infatti richiedono non solo progresso economico, ma anche affidabilità. La normalità, dopo due decenni di raggiri populisti, rappresenta la grande rivoluzione.
Il fardello del passato è davvero gravoso. A duemila miliardi di euro ammonta il debito pubblico, costringendo Renzi a un pericoloso gioco di prestigio. Da una parte promette un rientro del debito, d’altra parte necessità di denaro per progetti di investimento. La disoccupazione giovanile è molto alta, l’indebitamento delle famiglie aumenta continuamente, la forza di acquisto reale dei redditi diminuisce, la crescita economica è poco maggiore dello zero. Per uscire dalla recessione permanente, il Paese necessita di investitori, ed in particolare di una infrastruttura adeguata. Tutto ciò ha il suo prezzo. Ed eventualmente costa anche voti degli elettori. Il governo di Renzi finora non si è sporcato di casi di corruzione. Ma è sicuro che il metro di valutazione sarà anche la sua capacità di limitare gli sprechi incommensurabili dei soldi provenienti dalle imposte pagate dai cittadini.
Gli italiani vorrebbero tornare a camminare a testa alta. Con Grillo e Berlusconi in Europa non sarebbe stato possibile, Renzi è invece diventato il garante di una rinnovata dignità. Così come il suo governo sta avviando la riforma della arrugginita burocrazia italiana, così anche esso richiede il ridimensionamento del gigantesco apparato di Bruxelles. Così come a Roma vengono eliminate le costose autoblu e vengono ridotti gli stipendi dei manager di Stato e dei politici, così si richiede che anche l’Europa costi di meno ai suoi cittadini. Così come le donne nel governo Renzi occupano la metà delle postazioni ministeriali, così anche esse devono essere presenti a Bruxelles.
Dalla sera alla mattina, quello che era un bambino diversamente abile ora è diventato il bambino prodigio, da cui tutti devono prendere l’esempio. Sembra che Matteo Renzi, proprio un italiano, rappresenti una nuova generazione di Europei. Una generazione che è cresciuta con l’Europa, che la ritiene così ovvia da non aver più bisogno di difenderla con muso duro e dito alzato, contro i populisti dalle idee di ieri. Una generazione che, dopo aver ereditato la moneta comune dai loro genitori, intende ora creare una Europa veramente unita, con una politica finanziaria e degli esteri comune.
Contemporaneamente però Renzi chiede all’Europa maggiore flessibilità. La clausola deficit del 3 percento è ormai anacronistica, la discussione sul debito pubblico è troppo ancorata al passato: “Se dobbiamo sempre solo occuparci di smaltire il fardello ereditato dai nostri genitori, non riusciremo mai a costruire un futuro“.
Da una parte si chiede la fine di questa austerità deleteria; l’Italia ha però anche altre priorità, p.e. l’assalto dei rifugiati sulle sue coste meridionali. “L’Europa non può solo salvare banche e nazioni, e poi lasciar morire in mare bambini con le loro madri” un forte messaggio di Renzi, pregno di significato. Più di 50 mila rifugiati sono arrivati in Italia attraverso il Mediterraneo, negli ultimi mesi; di più che durante tutto l’anno precedente.
La calca è anche un risultato dell’operazione Mare Nostrum, reazione dell’Italia al naufragio di fronte a Lampedusa nell’ottobre 2013, nel quale sono morti più di 360 rifugiati. Mare Nostrum coinvolge la Polizia e i Militari nella protezione delle frontiere ed assicura un aiuto adeguato e veloce ai naufraghi. In verità, questo è solo il minimo di umanità che l’Europa deve moralmente ai suoi vicini dei continenti più poveri. In questo compito, l’Italia è lasciata sola, accusa Renzi. “Mare Nostrum non ha più lo stesso significato come al tempo dei Romani – il nostro mare. Bensì, il Mediterraneo è il cuore dell’Europa“.
Di fronte a tali compiti, il dibattito sul nuovo presidente di Commissione sembra essere un dettaglio insignificante. Juncker (ndr: la cui nomina è stata confermata oggi) o Schultz, la scelta sulle persone non è così importante. Importanti sono i programmi. Invece di minacciare, come Cameron, gli italiani avviano piuttosto trattative dietro le quinte. Rivolgendosi a Berlino, dove pensano si trovi il vero centro del potere, piuttosto che a Bruxelles. Hollande non sembra essere un vero partner per Renzi: egli ritiene che Hollande non solo sia debole, ma anche che gli manchino le idee. La suddivisione in Nord e Sud è roba dell’altro ieri, ora si tratta di superare i confini nelle mentalità, l’approccio deve essere globale. Andranno d’accordo, Renzi e la Merkel? Come gestirà l’Italia il prossimo semestre di presidenza del Consiglio Europeo, a partire da luglio? Queste sono le questioni importanti.
Per Merkel, Renzi è già il terzo capo del governo nell’arco di un anno; dopo i grigi amministratori Mario Monti ed Enrico Letta, ora si trova di fronte uno energico e deciso. L’aspetto giovanile di Renzi forse la diverte, ma sottovalutare questo italiano sarebbe un errore.
Già l’estate scorsa Renzi aveva fatto visita alla Merkel, allora nella funzione di sindaco di Firenze. Con una certa abilità ha sviato il discorso deviandolo sul calcio, con i pettegolezzi circa l’acquisto di Mario Gomez da parte della Fiorentina, la sua squadra del cuore. Il calciatore tedesco, infortunato cronico, non è potuto andare ai mondiali, ma dal Brasile si è fatto sentire l’allenatore della nazionale italiana, Cesare Prandelli, intimo amico di Matteo Renzi.
In una intervista con il Corriere della Sera Prandelli, ha riassunto la vittoria degli italiani sui tedeschi nella semifinale dei campionati europei nel 2012: “I tedeschi erano più forti. Ma noi italiani siamo capaci di colpi di genio, di voli pindarici, di mosse a sorpresa, che sono difficili da contrastare anche da parte di squadre efficienti e super organizzate“.
Matteo Renzi è della stessa opinione.
Traduzione di Roberto Tissino e Claudia Marruccelli per ItaliaDallEstero.info
Articolo originale di Birgit Schönau apparso su Die Zeit il 12 giugno 2014