Così sul sito online della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, viene presentato il parco archeologico di Otricoli. Viene voglia di andare a vederli i resti dell’antica città. Operazione non proprio agevole dal momento che manca qualsiasi riferimento utile. Non solo a raggiungerli, ma anche relativi all’apertura al pubblico. Una volta reperite le info sul sito della Regione Umbria, tutto è più chiaro. In uno dei sabato o domenica, oltre che nei festivi, tra aprile e settembre, è possibile entrare nella città. Altrimenti è necessario prenotare. Preventivamente. Camminando nel verde, tra querce e viti “maritate”, ci s’inoltra tra quel tanto che resta. Peccato che non goda di buona salute. A partire dalle grandi sostruzioni, in più punti coperte dalla vegetazione. Con alcuni degli ambienti interessati da crolli, anche considerevoli. Con le opere lignee di contraffortatura che dopo anni di posa in opera sono ormai, da tempo, evidentemente inadeguate. Anche l’anfiteatro è sofferente. Come indiziano anche i piccoli e grandi cedimenti.
A ben guardare l’intera area archeologica, e non soltanto alcuni dei monumenti, sembra trovarsi in condizioni precarie. Del settembre del 2013 la denuncia, da parte di un Consigliere comunale di Otricoli, dell’esistenza nell’area di una sorta di discarica con un banco frigorifero, cucine a gas, bombole di gas, oltre a cataste di legno. L’impressione che si tratti dell’ennesimo caso di Bene Pubblico soffocato dalla mancanza di adeguate risorse è forte. In realtà non è così. Su Otriculum si è investito. Non poco. D’altra parte il Comune del ternano è capofila del “Progetto di valorizzazione dell’area archeologica dell’antica via Flaminia”, riguardante anche il Comune di Terni, con la zona archeologica di Carsulae, e quello di Narni, con il Ponte di Augusto. Un progetto finanziato con fondi del Ministero per i Beni e le attività culturali così ripartiti, 850mila euro per il 2005, ai quali vanno aggiunti 400mila euro per l’anno successivo. I diversi interventi affidati all’Arcus Spa, una società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo. A ragione il progetto prevede una duplice operazione. Da un lato il restauro dei monumenti più sofferenti. Dall’altro la realizzazione di infrastrutture in grado di implementare le potenzialità turistiche dell’area.
Ad una storia di importanti risorse spese senza significativi riscontri se ne aggiunge un’altra. Quella del camping Capitello. La struttura non lontana dall’anfiteatro e a due passi dall’ansa del Tevere che, come pubblicizza anche il suo sito online, tra “casette”, e diverse “piazzole di sosta“, offre alla sua clientela piscina e ristorante. Naturalmente una comoda visita alla città antica. Il fatto che sia il Comune che la Soprintendenza archeologica dell’Umbria abbiano autorizzato la realizzazione del complesso recettivo assicura non soltanto sulla sua liceità. Ma anche sulla circostanza che nonostante la sua localizzazione, più che prossima all’area archeologica, nessuna opera abbia contribuito ad arrecare alcun danno al patrimonio archeologico della zona. Se ne può quindi dedurre che le aree di frr. fittili che si rinvengono aldilà del perimetro del camping non proseguano all’interno. Ma l’impressione generale non muta. Sfortunatamente. Chi passeggia per l’area archeologica tra monumenti ancora bisognosi di cure, ha la possibilità di spaziare con lo sguardo. Di immergersi nel verde della vegetazione e poi, più in là, nel grigio delle acque del Tevere. Dove nonostante gli approdi progettati, la navigazione è ancora interdetta. C’è anche il camping. Che dovrebbe costituire un’aggiunta essenziale per la città antica. Un servizio importante. Chi passeggia tra l’anfiteatro e le sostruzioni, magari pensando alle opere scoperte nei secoli passati e che arricchiscono i Musei Vaticani, non può fare a meno di pensare che Otricoli, rimanga una promessa non mantenuta. Un patrimonio scriteriatamente non valorizzato. E non perché sono mancate le risorse necessarie. Peccato!