Depositata la sentenza per l'aggressione alla giovane pesarese fatta sfregiare con l'acido dall'ex fidanzato. Il giudice Di Palma sottolinea l'uso di cocaina da parte del mandante e ricorda i mesi di stalking subiti dalla donna. Non riconosciuta l'aggravante: "Agì per passione debordante"
“Sotto il velo di una attività professionale di prestigio coltivava con accanimento l’assunzione di stupefacenti”, in particolare di cocaina. Così il giudice di Pesaro Maurizio Di Palma descrive Luca Varani, l’avvocato condannato a 20 anni di reclusione per aver fatto sfigurare con l’acido l’ex fidanzata Lucia Annibali, anche lei avvocato.
Il giudice però non contesta a nessuno dei tre condannati – il mandante e i due albanesi che hanno portato a termine materialmente l’agguato – l’aggravante di avere agito per futili e abietti motivi. In particolare, in Varani c’era passione “seppure debordante e trasmodata nelle modalità criminali da ultimo attuate”.
Lucia Annibali, 36 anni, è stata aggredita dentro casa il 6 aprile 2013 da uno dei due albanesi che le ha gettato in faccia dell’acido, mentre l’altro faceva da palo. Il culmine di mesi di stalking subito dall’ex fidanzato Verini, che non si rassegnava alla rottura della relazione. Lucia, spiega il giudice nella motivazione, era così impaurita da tapparsi in casa, senza aprire le tapparelle, nel timore che Luca Varani la spiasse.
I due esecutori, Rubin Talaban e Altistin Precetaj, sono stati condannati a 14 anni di reclusione. Secondo il giudice, la loro “turpe spinta motivazionale al delitto” è stata semplicemente il denaro: “Non altro che una ricompensa in denaro per sfigurare irrimediabilmente una persona loro sconosciuta”.
Dopo l’aggressione, costata gravissime ustioni al volto e alla mano e una serie di delicati interventi chirurgici, Lucia Annibali si è coraggiosamente impegnata in prima persona contro la violenza sulle donne ed è stata nominata Cavaliere della Repubblica dal presidente Giorgio Napolitano.
Nelle 111 pagine del provvedimento, anticipato da Il Resto del Carlino, il giudice ripercorre tutte le tappe della vicenda, sottolineando il mancato pentimento di Varani – che il 22 maggio ha tentato il suicidio nel carcere di Teramo – e i suoi tentativi di cancellare gli indizi della sua colpevolezza. Di Palma smonta le tesi difensive anche su due elementi importanti legati all’aggressione. In primo luogo, attribuisce a Varani la manomissione della cucina a gas dell’appartamento di Lucia Annibali, che a parere del tecnico poi intervenuto per ripararla dopo un principio di incendio, avrebbe potuto “far saltare in aria il palazzo”. Secondo, dà per accertato che l’aggressore è entrato nell’appartamento, in attesa che lei rientrasse dalla palestra, con le chiavi, che secondo l’accusa erano nella disponibilità di Varani.