La corte d’Assise d’appello di Milano ha confermato, con lievi riduzioni di pena, le condanne fino a 20 anni di reclusione inflitte in primo grado a una quarantina di imputati nel processo con rito ordinario nato dall’inchiesta ‘Infinito’ sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia.
Il collegio presieduto da Rosa Malacarne ha accolto, nella sostanza, le richieste del sostituto pg milanese Laura Barbaini, che aveva proposto la conferma delle condanne inflitte in primo grado.È stata confermata quindi la condanna a 18 anni di reclusione per Giuseppe ‘Pino’ Neri, che per l’accusa ricoprì il ruolo di ‘reggente’ nelle fasi successive all’omicidio del ‘capo dei capì in Lombardia, Carmelo Novella, assassinato il 14 luglio 2008, con il compito di riorganizzare le ‘locali’ della ‘ndrangheta nella Regione.
Fu proprio Neri, nel 2009, a presiedere il summit nel circolo Falcone e Borsellino di Paderno Dugnano per che portò alla nomina di Pasquale Zappia ai vertici dell’organizzazione criminale nella regione. Pena ridotta di un anno, da 13 a 12 anni di reclusione, per l’ex dirigente della Asl di Pavia Carlo Chiriaco, accusato di aver favorito gli interessi economici della ‘ndrangheta con appalti pubblici e iniziative immobiliari facendo da ‘cerniera’ tra l’organizzazione criminale e la politica. Confermata la condanna a 13 anni e 6 mesi di carcere per l’ex carabiniere Michele Berlingieri, mentre la pena per il presunto boss Vincenzo Novella, figlio di Carmelo Novella, è stata ridotta: da 16 anni a 13 anni e 10 mesi.
Lieve riduzione, di nove mesi, anche della condanna a 13 anni di carcere inflitta all’imprenditore Ivano Perego. Mentre è stata aumentata di un anno la pena per il presunto boss Pio Candeloro, che in primo grado aveva preso 20 anni di reclusione. La Corte d’Assise d’Appello ha confermato anche il risarcimento da un milione e 200mila euro a favore della Regione Lombardia, di 500mila euro per la presidenza del Consiglio e di 300mila euro per ognuna delle altre parti civili: i Comuni di Bollate, Pavia, Seregno e Desio, la Provincia di Monza-Brianza. Lo scorso 7 giugno la Cassazione aveva confermato le condanne di altre 92 persone, coinvolte nella stessa inchiesta, che avevano scelto di essere processate con rito abbreviato.
”Ci attendevamo una sentenza diversa: attendiamo di leggere le motivazioni e poi faremo ricorso in Cassazione” ha spiegato l’avvocato Roberto Rallo, legale di Pino Neri. Nei suoi confronti il collegio giudicante – che depositerà le motivazioni della sentenza entro i prossimi 90 giorni – non ha applicato la modifica introdotta all’articolo 416 ter del codice penale sul cosiddetto ‘voto di scambio’, che avrebbe consentito un ulteriore sconto della pena, confermando la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa chiesta dal sostituto pg Laura Barbaini. “Si tratta di una sentenza che non tiene conto delle novità legislative – ha spiegato il legale di Chiriaco, l’avvocato Oliviero Mazza – e soprattutto è infondata nel merito”.
Soddisfatti, invece, gli avvocati delle parti civili che hanno ottenuto una conferma dei risarcimenti. “Questa sentenza – ha spiegato l’avvocato Gianpiero Fagnani, che rappresenta il Comune di Seregno e la Provincia di Monza-Brianza – dimostra ancora una volta che le infiltrazioni della ‘ndrangheta hanno provocato un danno rilevante per l’economia del nostro territorio”. La Corte giudicante ha revocato invece il risarcimento di 300mila euro riconosciuto in primo grado alla Regione Calabria, che si era costituita parte civile. Ridotti, inoltre, da 300mila euro a 250mila euro, i risarcimenti per il ministero della Difesa e la Commissione antiracket e antiusura.