Ieri sera è tornata Suor Cristina in Tv, dopo aver fatto il botto il 19 marzo scorso a “The Voice of Italy”, cantando No one di Alicia Keis, e dopo aver vinto, poche settimane fa, l’edizione 2014 del programma di Rai Due. È tornata ancora su Rai Due e ha cantato What a Feeling, la canzone di Flashdance. Poi un rapido scambio di battute col presentatore ed è andata via. Ha cantato bene? Forse, ma che importa?
Se c’è una cosa davvero interessante del “Fenomeno Suor Cristina” è che ci permette di ragionare sul rapporto tra il sacro e il pop: in che modo l’emozione e le regole del rito e del sacro possono “sposarsi” con quelle del pop? Recentemente ha spopolato su internet il video di Padre Ray Kelly che canta Hallelujah di Leonard Cohen; è successo durante un matrimonio in Irlanda lo scorso 5 aprile.
C’è poi anche la versione nostrana e abbastanza pecoreccia, in cui tal Don Bruno Maggioni canta Mamma Maria dei Ricchi e Poveri, sempre durante un matrimonio. Quest’ultima in verità batte sul tempo quella del prete irlandese: i video dove Don Bruno canta questo pezzo girano da un po’ in rete, ma sembrano davvero la brutta copia casereccia di quella di Padre Ray.
Sinceramente a me queste scene fanno l’effetto fastidioso degli applausi a un funerale. Può forse essere l’ennesimo tentativo di scimmiottare la cultura anglosassone e soprattutto americana, sostituendo però al gospel e allo spiritual i Ricchi e Poveri. Si è comunque sempre in bilico tra la sacralità del rito e l’emozionalità pop.
Ora: l’esibizione pop è un rito a propria volta, che probabilmente prende spunto dalla stessa cerimonia religiosa – e che così addirittura lo soppianta – ma in chiesa si canta per scopi differenti da quelli del pop, in maniera responsoriale, tramite le litanie o, ad ogni modo, celebrando la divinità con le parole, col canto che è un gesto che toglie le parole dalla realtà e le avvicina all’intelligenza di Dio.
Suor Cristina, Padre Ray e Don Bruno rappresentano situazioni molto differenti, forse però ciò che li accomuna e che mette a repentaglio la loro credibilità riguarda l’assurdità e il sottile paradosso di un semplicissimo concetto: in chiesa si canta per celebrare Dio; nella musica pop chi canta è Dio.