Non ci facciamo ridere dietro – noi giornalisti, noi Ordine dei giornalisti, noi qualcosa – con quella storia della pagina a pagamento con cui i cari amici e gli ex collaboratori del fondatore di Publitalia hanno voluto testimoniare la loro vicinanza al bibliofilo incarcerato per concorso esterno in associazione mafiosa. Non ci facciamo ridere dietro soprattutto perché quella pagina, ancorchè “scandalosa” per qualche anima bella, non sposta assolutamente nulla degli equilibri in campo. Marcello Dell’Utri è in carcere, ci starà per un bel po’ (vedremo quanto dei sette anni comminati).

Quando ho letto che il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Gabriele Dossena, ha scritto una letterina al direttore De Bortoli, nella quale gli certifica la possibilità che quella “libertà di manifestazione di pensiero cada in apologia di reato o modalità imbarazzanti per il prestigio e l’etica del giornale”, non sapevo se ridere o piangere. Nel senso che quei “pizzini”, che immagino siano stati regolarmente pagati a prezzo di mercato all’ufficio pubblicità di via Solferino, per un giornalista sono una notizia. Compongono un quadro sociale di un certo interesse, fanno la conta degli affetti ma anche ripercorrono storie passate (qualcuno forse ricorda Umberto “Bebo” Martinotti?), e soprattutto mettono in luce chi non c’è in quella pagina, chi non ha voluto esserci, chi non ha potuto esserci.

Quella pagina, caro presidente dell’Ordine lombardo, aggiunge e non toglie. E se è abbastanza comprensibile lo sconcerto del comitato di redazione del Corriere – ma non più di abbastanza – l’ipotesi di apologia di reato è veramente lunare.

Sono un grande lettore de il Corriere della Sera (e sull’etica un cronista piuttosto rigido) e posso serenamente dire: quella pagina, la mattina che è uscita, me la sono divorata. E poi, ci sarebbe da spiegare una piccola cosa, un particolare non proprio trascurabile: su quella pagina “pubblicitaria” che ha così scandalizzato i nostri dirigenti dell’Ordine, il Corriere della Sera ci ha addirittura imbastito un pezzo di giornale che lanciava quella che era evidentemente, solarmente, luminosamente, una notizia. Un articolo, quindi, che sarà stato discusso in maniera aperta e consapevole nelle plurime riunioni che si tengono durante la giornata. 

Per favore, quindi, lasciamo perdere l’indignazione. E non facciamoci ridere dietro.

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