Le polemiche sono nate dopo la concessione degli spazi da parte dell’amministrazione di Bologna alla manifestazione che si terrà dal 4 al 6 luglio prossimo. Il coordinamento Eritrea democratica: "Il problema è la confusione storica e culturale in Italia". Negli stessi giorni ci saranno presidi e eventi di protesta nel centro città
Quel pasticciaccio brutto del festival eritreo. Non si placano le proteste attorno alla grande kermesse internazionale Festival Bologna Eritrea che si terrà nel capoluogo emiliano dal 4 al 6 luglio 2014. Complice l’errore dell’assessore al welfare di Bologna, Amelia Frascaroli, che alcuni mesi fa ha concesso l’avallo alla manifestazione dimenticando le numerose denunce delle organizzazioni internazionali che hanno rilevato il sistema autoritario in atto in Eritrea che limita la libertà politica, di stampa, e che ha informalmente sospeso le elezioni da 20 anni (stime ufficiose registrano 10 mila detenuti politici e 360 prigioni sotterranee ndr). “La confusione storica e culturale in Italia è tanta, sia tra i partiti che nelle istituzioni”, spiega al fattoquotidiano.it Dania Avallone del Coordinamento Eritrea Democratica, “nemmeno sul sito web del ministero degli esteri si segnala l’impianto dittatoriale dell’attuale governo eritreo di Isaias Afewerki”.
La Avallone, biologa, dal ’93 al 2001 al lavoro per il ministero delle risorse marine eritree – “con stipendio minimo locale”, precisa – parteciperà ai presidi non violenti e alla contromanifestazione informativa che l’associazione Asper terrà a Bologna in concomitanza con il Festival “organizzato – come dicono i contestatori – direttamente dal regime di Asmara per farsi propaganda”. Sono oltre diecimila le persone attese al Parco Nord di Bologna nel fine settimana per seguire i quattro palchi della manifestazione incriminata con i live musicali, gli incontri e le celebrazioni, ufficialmente, dei 40 anni del festival eritreo che si tenne sempre a Bologna in Piazza Maggiore nel 1974. Altri tempi e altri ruoli e significati storici: là la guerra d’indipendenza eritrea contro i confinanti etiopi, qua la devozione per il leader Isaias Afewerki, protagonista dell’articolata e lunghissima rivoluzione socialista nel suo paese durante gli anni ottanta e dal 1993 leader incontrastato di governo senza più contradditorio. “Abbiamo provato a non far fare questo festival – ha spiegato Siid Negash sempre del Coordinamento Erirtrea Democratica – ora con la nostra presenza fuori dal Parco Nord con un presidio per l’intera durata della manifestazione e con un seminario pubblico sulle seggiole del Cinema Sotto le Stelle in Piazza Maggiore nel pomeriggio del 5 luglio, vogliamo dire pacificamente ai nostri connazionali che si può essere fuori dal regime ed esprimere ciò che si pensa. Con noi ci saranno anche consoli e ambasciatori che da tempo hanno abbandonato il regime, che purtroppo si celebrerà proprio a Bologna”.
“Pensavamo”, ha detto l’assessore al welfare Frascaroli, ex area Sel ora in area Pd, “si trattasse di una normale festa locale della comunità eritrea di Bologna, per questo avevamo dato il via libera”; anche se l’imbarazzo si è subito tramutato in dissociazione, almeno simbolica: “Ora non avranno più il patrocinio e nemmeno aiuti di carattere economico o logistico”. Difficile per la giunta Merola tornare sui propri passi vista l’imponente macchina logistica messa in atto dall’organizzazione del FestivalBolognaEritrea che tra le performance di decine di artisti provenienti direttamente dal paese del corno d’Africa, avrà anche una diretta con la tv di Asmara e il presidente Isaias Afewerki. “Il pomeriggio di sabato in piazza mostreremo il video del giornalista Fabrizio Gatti dove si parla di tutto ciò che accade di strano in Eritrea”, continua la Avallone, “l’Italia si è risvegliata sul caso solo di fronte alle decine di profughi eritrei morti in mare a Lampedusa”. L’aspetto che però i partiti politici italiani non comprendono – spiega la donna – “è la situazione drammatica dei componenti della cosiddetta ‘diaspora’ eritrea. Parliamo di due milioni di persone in tutta Europa e in Italia di due tipologie di migrazione: famiglie abbienti venute via dall’Eritrea molti anni fa con figli laureati che organizzano manifestazioni come quelle di Bologna e giovani e giovanissimi recenti rifugiati senza nulla, arrabbiati e traumatizzati. In più c’è l’appoggio formale dell’ambasciata che nel documento spedito al ministero degli interni ci ha definiti una banda di facinorosi terroristi”.
modificato dalla redazione web il primo luglio 2014
Riceviamo e pubblichiamo la nota della segreteria del Comune di Bologna:
“In merito all’articolo pubblicato il 30 giugno sul Fatto Emilia Romagna on line a firma di Davide Turrini, dal titolo Festival Eritrea, è caos per l’autorizzazione del Comune, si precisa che la ricostruzione dei fatti va completamente rivista. L’Amministrazione comunale, e tanto meno l’assessore Frascaroli, non hanno mai avvallato o autorizzato il Festival che si svolgerà nei prossimi giorni al Parco Nord. In particolare, l’assessore Frascaroli, da anni in contatto con il Coordinamento Eritrea Democratica, non appena capito che la festa di quest’anno si delineava come una iniziativa a sostegno del Governo di Isaias Afewerki, ha subito avvisato il Sindaco affinché non fosse data ad essa alcuna forma di patrocinio o appoggio logistico e organizzativo. Al contrario, l’assessore Frascaroli ha sostenuto il Coordinamento Eritrea Democratica, aiutandolo a trovare degli spazi di visibilità per far conoscere la reale situazione dell’Eritrea ed ha facilitato il contatto con la Cineteca che concederà l’utilizzo della platea del Cinema Sotto le Stelle al seminario pubblico del 5 luglio. In questa occasione l’assessore Frascaroli interverrà in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, che invece non sarà presente in alcuna forma al Festival filo governativo al Parco Nord. ‘Inoltre – aggiunge l’assessore Frascaroli- non mi spiego, non avendo avuto occasione di parlare con il signor Turrini su questo tema, la presenza nell’articolo di virgolettati a me attribuiti. Infine, ho imparato, leggendo l’articolo, di essere stata iscritta prima a SEL e ora al PD, non lo sapevo. Vorrei precisare che non sono mai stata iscritta a nessun partito'”.