La corruzione non è il danno maggiore. Il punto non è che si sono rubati perfino posate e mutande. Che con i miliardi finiti nelle loro tasche potremmo sanare il debito pubblico con le imprese e risolvere la vergogna esodati. No, il punto è un altro: come ci hanno governato questi figuri che amministravano centinaia di miliardi e intanto compravano il vino per brindare con i nostri soldi?
Il punto soprattutto è: come speriamo di uscirne se a proporsi per il cambiamento sono figure che hanno governato gomito a gomito con assessori arrestati e decine di consiglieri indagati?
Pensiamo alla Liguria che si è scoperta – ma bisognava essere ciechi per non accorgersene prima – malata, con la giunta regionale di centrosinistra che ha visto due ex assessori ai domiciliari, con l’Idv e l’Udc azzerrati dagli scandali, con mezzo consiglio regionale indagato per i rimborsi. Con il centrodestra che si genufletteva a Claudio Scajola (oggi ai domiciliari) mentre i suoi familiari occupavano ovunque poltrone. Intanto i passati vertici della banca Carige – dove sedevano uomini di destra, sinistra e Curia – sono in galera. E ora che succede? Il candidato alle primarie del centrosinistra è Raffaella Paita, politica dalla culla, che nella Giunta travolta dagli scandali era assessore di primo piano. La stessa Paita, fedelissima di Claudio Burlando (padre del disastro politico degli ultimi decenni), che alla sua Leopolda era sostenuta dalla vecchia classe dirigente locale, da funzionari regionali e architetti targati Pd che hanno firmato la cementificazione della Liguria, magari realizzata da costruttori oggi latitanti. Dal renziano Oscar Farinetti che riempie di pubblicità di Eataly gli organi di informazione che sulla politica dovrebbero sorvegliare.
Pensiamo al Veneto, dove da anni c’erano movimenti e (pochi) giornalisti che chiedevano ragione dello strapotere dei Baita, delle Minutillo. E venivano scherniti da destra e sinistra quando puntavano il dito sugli sprechi del Mose, sulla febbre da cemento che ha partorito case per 800mila persone, oggi vuote. Per non dire di autostrade e ospedali – si deciderà la magistratura a indagare su questo? – inutili e costati miliardi.
E adesso chi sarà chiamato a tirare fuori il Veneto dal pantano? Quella stessa classe dirigente che sapeva o doveva sapere, quei partiti finanziati con i soldi pubblici del Mose?
Ora ci dicono che dobbiamo essere ottimisti. Ma l’ottimismo della ragione è diverso da quello del coglione. E vorremmo fare una domanda a voi lettori: è l’ottimista che ama davvero il proprio Paese o invece chi si fa un fegato così pensando che l’Italia, la terra più bella del mondo, potrebbe essere anche ricca come la Germania se fosse governata da persone degne?
il Fatto del Lunedì, 30 Giugno 2014