C'è un colpo di scena - rivelato dal Corriere della Sera - nel processo sull'omicidio di Chiara Poggi. Secondo l'avvocato, che tutela i genitori della vittima, ci fu uno scambio di pedali tra la biciclette che erano in casa Stasi. Quella bordeaux, su cui furono trovate tracce di Dna, ha i pedali dell'altra, quella nera, che invece non fu sequestrata perché un maresciallo ritenne che non corrispondesse alla descrizione di un testimone
Era il 30 aprile quando i giudici della corte d’Assise d’appello decisero nuovi esami per il processo sull’omicidio di Chiara Poggi. E tra questi anche il sequestro della bicicletta nera da donna vista da Franca Bermani, vicina di casa dei Poggi, che la mattina dell’assassinio vide proprio un mezzo simile davanti alla villetta di Garlasco.
Ora – come riporta il Corriere della Sera – l’analisi di quella bicicletta, che non fu sequestrata all’epoca, porta una novità nel processo in cui è imputato Alberto Stasi, accusato del massacro della fidanzato e assolto in primo e secondo grado, e di nuovo sotto processo in appello per decisione dalla Cassazione che aveva annullato l’assoluzione. La parte civile ha presentato una memoria in cui rivela che i pedali di quella bicicletta nera sarebbero stati scambiati con quelli di una bici bordeaux sui cui furono trovate tracce biologiche. La parte civile ha verificato con il costruttore che sulla bicicletta nera sono montati i pedali dell’altra. Un mistero che potrebbe però dare una svolta al processo; la parte civile, nella memoria depositata, infatti sostiene che siano stati invertiti. oppure che quelli montati sulla bicicletta bordeaux – e sui quali c’erano tracce del Dna di Chiara – non erano gli originali, trovati invece sull’altra nera. Tale circostanza, Gianluigi Tizzoni, il legale di Giuseppe e Rita Poggi, i genitori della vittima fa pensare a uno scambio di pedali in quanto sulla bici bordeaux marca Umberto Dei sono stati rinvenuti “non i suoi pedali originali – ha precisato Tizzoni – ma quelli di un’altra marca che si chiamano Wellgo” e sui quali sono state trovate le tracce del Dna di Chiara. “Questo è un dato oggettivo – ha continuato Tizzoni – e le conclusioni le tireremo in aula”.
“Se il 14 agosto 2007 si fosse sequestrata quella bici nera da donna, quella di cui io chiedo perlomeno l’acquisizione da anni, forse poteva cambiare tutto il quadro probatorio” dice l’avvocato. Il legale ha voluto ricordare inoltre ”l’assurdità” del fatto che la bicicletta nera da donna al centro del caso non venne sequestrata il 14 agosto, il giorno dopo del delitto, dall’ex maresciallo dei carabinieri della caserma di Garlasco, Francesco Marchetto. Il quale, come aveva ribadito davanti al giudice di Vigevano Stefano Vitelli, allora decise di non prelevarla dall’officina degli Stasi perché non aveva il portapacchi nero come aveva invece descritto Franca Bermani, la signora che il giorno dell’omicidio aveva detto di aver visto una bici nera appoggiata al muretto di casa Poggi. L’avvocato, che qualche mese fa per conto dei genitori di Chiara ha presentato una denuncia in procura a Pavia nei confronto del carabiniere per falsa testimonianza, ha sottolineato che “la bici in realtà ha il portapacchi”.
L’ipotesi è che il giovane quella mattina abbia usato la bicicletta nera per andare da Chiara, tornando a casa dopo averla uccisa ha lasciato sul pedale tracce del sangue di lei (anche se i consulenti dell’imputato ritengano che non sia sangue), dopodiché, consapevole che c’era un teste che aveva raccontato ai carabinieri della bicicletta nera, avrebbe scambiato i pedali convinto che gli inquirenti avrebbero sequestrato proprio quella nera da donna, visto che la testimone ne parlava, e non quella bordeaux che nessuno aveva visto sulla scena del delitto. Interrogato sulle biciclette Alberto non aveva citato quella nera, che non era stata sequestrata perché a dire del maresciallo “non corrispondeva alla descrizione della testimone”: cioè non aveva il portapacchi che invece c’è come il mollettone descritto dalla testimone.
Intanto nei giorni scorsi periti e consulenti sono ritornati nella villetta di Garlasco: si tratta dei quattro esperti nominati dai giudici della Corte d’Assise d’appello di Milano incaricati di ripetere l’esperimento della cosiddetta camminata di Stasi. Un sopralluogo per stabilire se, come sostiene la difesa, l’imputato, abbia potuto fermarsi, per aprirla, davanti alla porta delle scale che conducono alla taverna e scendere i gradini, su cui giaceva il cadavere, senza sporcarsi le suole con il sangue della ragazza. I risultati di tutti gli esami dovranno essere depositati entro il 22 settembre e la nuova udienza del processo è stata già fissata per l’8 ottobre,