L’Istat gela le speranze di ripresa. Nella sua nota mensile, l’istituto di statistica scrive che la variazione congiunturale del Pil tra aprile e giugno risulterà compresa tra il -0,1% e il +0,3%. Come dire che, se le cose non vanno per il verso giusto, l’economia si contrarrà ancora dopo il -0,1% registrato nei primi tre mesi dell’anno. L’Italia, uscita dalla recessione solo nell’ultimo scorcio del 2013, rischia di precipitarci di nuovo dentro. Dopo due trimestri in rosso, infatti, si parla di “recessione tecnica”. E per il Paese il rischio è proprio quello. “Il recupero dei ritmi di attività economica dovrebbe risultare più graduale di quanto atteso all’inizio dell’anno”, osservano i tecnici dell’istituto di statistica, le cui stime precedenti erano comprese in una forchetta tra lo 0,1 e lo 0,4%. Non solo: “Il Pil è previsto evolvere intorno a ritmi sostanzialmente analoghi anche nella seconda metà dell’anno in corso”. Di conseguenza, la variazione del prodotto lordo nella media del 2014 risulterebbe debolmente positiva”. In linea, insomma, con le previsioni diffuse pochi giorni dal Centro studi di Confindustria, che per l’anno in corso vede una crescita limitata allo 0,2%. Il tutto in uno scenario di ulteriore rallentamento dei prezzi: l’inflazione annua, stando alle stime provvisorie di giugno, si attesta infatti allo 0,3%, il livello più basso dall’ottobre 2009. 

E non arrivano buone notizie nemmeno dall’Eurozona, dove secondo le stime flash Eurostat l’inflazione resta inchiodata allo 0,5% a giugno. Per il nono mese consecutivo la crescita dei prezzi rimane così sotto all’1%, ben distante dall’obiettivo della Banca centrale europea del 2%. I timori di Francoforte per il possibile impatto sulla crescita di un andamento dei prezzi debole per un periodo prolungato portano a pensare che non ci saranno novità sulla politica monetaria nella riunione della Bce del 3 luglio, in attesa degli effetti delle misure straordinarie di giugno.

Ma l’Italia è in una situazione più critica di quella dell’insieme dell’area euro, con l’inflazione che scivola al livello più basso da quasi cinque anni. I prezzi dei prodotti alimentari, in particolare, calano dello 0,6% sul 2013. Mentre il cosiddetto carrello della spesa, che include oltre al cibo anche prodotti per la cura della casa e della persona, cede lo 0,5%. Entrambe le categorie non vedevano un calo così marcato dal settembre 1997, ben 17 anni fa. Il calo dei prezzi per i beni alimentari “è assolutamente allarmante”, secondo il Codacons, “perché rispecchia la forte riduzione di spesa delle famiglie”. Al contrario, Federconsumatori e Adusbef giudicano inverosimili, perché troppo bassi, i dati Istat sulla frenata dei prezzi. In ogni caso l’inflazione allo 0,3%, stimano le due associazioni, significherebbe rincari per 106 euro l’anno a famiglia.

Giugno è il decimo mese consecutivo con un’inflazione sotto l’1%, rimarca il centro studi Confcommercio, e “caratterizza gli ultimi dodici mesi come il periodo a più bassa inflazione degli ultimi cinquanta anni”. Per evitare un 2014 di “completa stagnazione” è necessario, secondo l’ufficio studi, il taglio degli sprechi nella spesa pubblica e del carico fiscale. Sulla stessa linea, Confesercenti chiede di sciogliere i nodi che ancora frenano l’Italia, a partire dal fisco e dalla carenza di credito, mentre la Cisl chiede di intervenire con “mezzi straordinari” nelle politiche per la crescita.

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