“A me piace rispettare le persone da vive anziché da morte. Non riesco a stare zitto, dovete perdonarmi“. E’ il polemico commento che Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, ha pronunciato sulla lettera del presidente della Repubblica in omaggio a Giorgio Almirante, ricordato in un convegno alla Camera dei deputati in occasione dei 100 anni della sua nascita. Iacopino, moderatore della conferenza organizzata dalla fondazione Giorgio Almirante, ha ricordato con toni commossi lo storico leader del Msi: “Ricordiamo una persona che per noi è stata amico, fratello e nel mio caso anche un po’ papà probabilmente“. E ha sottolineato che, a dispetto dei suoi onerosi impegni come quelli inerenti alla discussione sull’equo compenso per i giornalisti, non si è sottratto all’evento-tributo al politico: “Io non credo che ci sia impegno istituzionale che si possa non rinviare se si ha la volontà di testimoniare rispetto per una persona o per un uomo che ha segnato per molta parte della vita di questo Paese come ha fatto Giorgio Almirante. Ci sono doveri e sentimenti che prevalgono e che debbano prevalere”. Probabilmente un’altra stoccata a Giorgio Napolitano, che non ha partecipato al convegno, ma ha inviato un’epistola in ricordo del leader missino, missiva letta da Giuliana de’ Medici, figlia di Donna Assunta Almirante. Nel corso dell’incontro, Iacopino ha ricordato molti episodi della vita del politico, esprimendo un sentimento di riconoscenza personale e professionale. Non sono mancate allusioni pungenti alla politica attuale: “Quando Giorgio prefigurava la necessità di riforme istituzionali agli inizi degli anni ‘80, e adesso tutti arrivano e parlano di riforme istituzionali. ipotizzando il presidenzialismo, all’epoca potevi perfino giudicarlo un visionario”. Il presidente dell’Ondg ha poi citato il calabrese Giuseppe Santostefano, e Stefano e Virgilio Mattei, bruciati nella loro casa. E su Sergio Ramelli ha osservato, rivolgendosi ad Ignazio La Russa, presente al convegno: “Ci sono voluti 40 anni perché il sindaco di Milano si ricordasse che lo avevano ammazzato. Vero, Ignazio? 40 anni. Io so per consapevolezza diretta che senza di lui la insopportabilmente lunga catena di dolore di questo Paese sarebbe stata ancora più lunga e dolorosa”. Iacopino ha anche raccontato l’imputazione a carico di Almirante, accusato nel 1972 di aver ricostituito il partito fascista, non senza una frecciata polemica alla magistratura milanese. Non è mancata la citazione di Giorgio Albertazzi e Nino Benvenuti, anche loro tra il pubblico : “Nella loro vita non hanno mai risentito del flusso delle maree”. E infine il tributo conclusivo: “Non so dove sia oggi Almirante. Da cattolico francamente una speranza ce l’ho, anche se lui era un po’ discolo. Ma quale che sia il luogo, c’è sicuramente un girone riservato agli onesti e quel posto gli spetta, perché noi, amici tutti, abbiamo buona coscienza. E possiamo andare orgogliosi di questo” di Gisella Ruccia