Secondo l'associazione delle imprese assicuratrici nell'ultimo biennio la crisi economica, che ha ridotto gli spostamenti, ha determinato per i proprietari di auto una diminuzione dei costi del 10 per cento. Ma per il ministro dello Sviluppo Federica Guidi i prezzi sono ancora "insostenibili". E 3,5 milioni di veicoli circolano senza polizza
Tra 2008 e 2012 gli italiani hanno pagato per le polizze Rc auto 213 euro in più rispetto alla media europea. A calcolarlo è la stessa Ania, l’associazione che rappresenta le imprese assicuratrici, che martedì ha presentato la relazione annuale sul mercato delle assicurazioni nel 2013 e 2014. “Il maggior prezzo medio delle polizze italiane, pari a 213 euro, è dovuto per ben 180 euro al più elevato costo dei sinistri e al livello della tassazione specifica”, ha spiegato il presidente Aldo Minucci, precisando che per modificare questo stato di cose “occorre agire su meccanismi complessi e politicamente scomodi. A cominciare dai livelli economici dei risarcimenti dei danni alla persona, che incidono per oltre 100 euro sul maggior prezzo pagato in Italia”. In ogni caso l’ultimo biennio, complice la crisi economica che ha ridotto anche gli spostamenti, ha visto i prezzi ridursi in modo marcato. Meno 10%, secondo l’Ania. Anche se il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, intervenuto all’assemblea dell’associazione, ha detto chiaro e tondo che i premi assicurativi sono ancora ”insostenibili per molte categorie di assicurati”. E per l’Rc auto, ha sottolineato, le cifre sono talmente elevate da “indurre una quota crescente di conducenti a compiere irregolarità”. Secondo il rapporto, infatti, nel 2013 risulta che 3,5 milioni di auto, pari all’8% del totale dei veicoli circolanti, non possiede una copertura assicurativa, contro 38,2 milioni che ne sono forniti. Il dato è in aumento rispetto al 2012, quando si stimavano 3,1 milioni di veicoli non assicurati. La percentuale supera mediamente il 13% nel Sud, mentre nel Centro Italia è dell’8,1% e al Nord la quota scende al 5,3%.
La lobby degli assicuratori sostiene poi che nel 2013 il premio medio della copertura Rc auto è calato del -4,6 per cento. Da una rilevazione associativa trimestrale risulta inoltre che anche nei primi tre mesi del 2014 continua, e a ritmi più sostenuti, la flessione dei prezzi: -6,3% rispetto a marzo 2013. Secondo i dati dell’Ania il premio medio è calato in due anni di quasi 40 euro, ovvero di circa il 10 per cento. Secondo Minucci “è la chiara dimostrazione che i prezzi elevati della Rc Auto non devono considerarsi, per il nostro Paese, un destino ineluttabile. E dimostra che quando i costi dei sinistri diminuiscono scendono anche i prezzi delle coperture”. Come fotografato dal rapporto, infatti, scende anche il numero totale dei sinistri accaduti e denunciati “con seguito”. Ovvero che hanno dato luogo a un risarcimento nel corso dell’anno o lo faranno in futuro. Nel 2013 sono stati 2,1 milioni, con una diminuzione del 7,1 per cento. Il costo dei danni alla persona, che incide per oltre i due terzi sul costo totale dei risarcimenti dei sinistri Rc Auto, è stato pari a circa 7,7 miliardi. In particolare, 2,6 miliardi sono risarciti per invalidità permanenti comprese tra uno e nove punti, mentre 5,1 miliardi per morti o per invalidità superiori. L’incidenza stessa dei sinistri con danni alla persona è continuata a diminuire attestandosi al 19,3% (era 20,1% nel 2012).
Minucci ha affermato che anche nel 2014 “la riduzione dei prezzi sta proseguendo ed è ragionevole ritenere che il consuntivo di quest’anno evidenzierà un ulteriore, significativo calo della raccolta premi, mentre sembra invece arrestarsi la diminuzione della frequenza sinistri“.
Si spera che basti. Già lunedì l’Antitrust aveva auspicato un intervento di riforma nel mercato delle assicurazioni “per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di auto e moto”, ancora troppo care. La settimana scorsa, invece, l’Authority aveva messo nel mirino anche i contratti di assicurazione sottoscritti dalla pubblica amministrazione, evidenziando come le procedure di gara siano a dir poco carenti sul fronte della concorrenza.