Quelle fredde ci fanno sobbalzare o gelare quando ci tuffiamo troppo in profondità, mentre quella calda del Golfo mitiga il clima dei paesi europei che si affacciano sull’Atlantico. Tuttavia le correnti oceaniche, e in particolare quelle profonde, potrebbero avere avuto un ruolo ben più incisivo sul clima terrestre. Secondo uno studio pubblicato su Science dai ricercatori della Columbia University, infatti, sarebbero state le correnti oceaniche a determinare la frequenza e l’intensità dell’ere glaciali da 900 mila anni fa a oggi.

Grazie all’analisi delle rocce sedimentate nel profondo degli oceani, gli studiosi hanno infatti confermato, come già si sospettava, che durante gli ultimi 1,2 milioni di anni le correnti si sono rafforzate nei periodi più caldi e indebolite durante le ere glaciali. Lo studio però ha anche dimostrato che circa 950 mila anni fa la circolazione delle profondità marine è diminuita bruscamente, fin forse addirittura a fermarsi per circa 100 mila anni. In questo periodo la Terra ha saltato una delle cosiddette ere interglaciali, quei periodi più miti che separano due ere glaciali successive e in cui per milioni di anni i poli sono privi dei ghiacci. Dopo questa ininterrotta fase di gelo i cicli di glaciazione sul pianeta hanno cominciato a durare 100 mila anni invece che 41 mila come in precedenza. Inoltre, le correnti sono rimaste molto deboli durante le successive ere glaciali, che sono diventate ancor più fredde di prima: il rallentamento delle correnti ha infatti la conseguenza di aumentare la quantità di anidride carbonica nell’oceano, lasciandone meno nell’atmosfera e mantenendo così le temperature più basse.

“L’assenza di circolazione oceanica profonda ha permesso alle coltri di ghiaccio di crescere quando avrebbero dovuto sciogliersi”, ha spiegato Steven Goldstein, ricercatore in geochimica al Lamont-Doherty Earth Observatory dell’Università statunitense. “Il ghiaccio è così arrivato ad un punto critico, raggiungendo latitudini mai raggiunte prima e indebolendo ancor di più le correnti oceaniche”, con conseguenze che perdurano ancora oggi, e per questo le glaciazioni successive hanno avuto cicli molto più lunghi e sono risultate molto più rigide.

di Laura Berardi

L’abstract su Science

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