Nonostante l'ottimismo ostentato dal governo, cittadini e imprese sono allo stremo. Circa 1,2 milioni di dipendenti, soprattutto nel settore alimentare, vengono retribuiti in tutto o in parte "in natura", con i ticket. E c'è un ulteriore paradosso: la spesa alimentare nel Paese costa in media più che nel resto d'Europa. Intanto l'esecutivo Samaras procede con la cessione dei gioielli di famiglia: dall'atolo di Elafonissis a aeroporti, porti e castelli. Peccato che le entrate siano inferiori al previsto
Paradosso Grecia: lavoratori pagati con buoni pasto, stipendi in ritardo anche di dodici mesi mentre il governo “festeggia” il ritorno sui mercati e i miliardi di Emirati Arabi e Cina che letteralmente comprano pezzi del Paese. Circa 1,2 milioni di dipendenti vedono la busta paga con un ritardo da 3 a 12 mesi, ed è ormai diffuso il fenomeno del pagamento in natura, con i buoni pasto che sostituiscono il bonifico bancario. In particolare i datori di lavoro proprietari di catene alimentari e negozi di fast food pagano sempre più spesso una consistente porzione di stipendio con buoni pasto e con ticket per gli ipermercati. Certificando un vero e proprio collasso nell’economia quotidiana di cittadini e imprese, nonostante i mercati e il governo inneggino alla ripresa.
E proprio il settore alimentare è protagonista di numeri contraddittori: secondo gli ultimi dati Eurostat, la Grecia è uno dei Paesi europei dove la spesa è più cara, con prezzi superiori alla media continentale nonostante crisi, tasse e tassi di interesse. I prezzi dei prodotti alimentari e di bevande analcoliche sono più cari del 2% rispetto alla media Ue. Sui beni che riguardano l’elettronica, invece, il prezzo medio in Grecia è del 3% superiore alla media e senza che un adeguato controllo sia stato effettuato sui beni di primissima necessità, come pane, latte e pasta. Uno scenario che fa a pugni con l’entusiasmo dell’esecutivo di Antonis Samaras, sempre più orientato alla cessione dei gioielli di famiglia ellenici. Ultimo in ordine di tempo il vecchio aeroporto di Atene, entrato nelle mire degli Emirati Arabi pronti ad acquistarlo per sette miliardi di euro. Con il quotidiano francese Libération che titola: “La Grecia vende tutto”.
Il riferimento è non solo al processo di privatizzazioni che, se condotto con sapienza, potrebbe portare miglioramenti nell’economia ellenica (anche se quella della società dell’acqua Eyath sta causando un aspro dibattito). Ma anche alla cessione di pezzi del Paese come l’atollo di Elafonissis, nel sud del Peloponneso, visitato da Lady Diana e dal Principe Carlo d’Inghilterra in occasione del loro viaggio di nozze, prossimo alla cessione nonostante l’indignazione dei pescatori locali. E ancora, scorrendo l’elenco dei “prodotti” messi in vendita dal governo, ecco 38 aeroporti, 700 km di autostrade, 100 porti, castelli e centinaia di ettari di fronte al mare. Tuttavia queste offerte non hanno portato le entrate previste, scrive Libération. E l’aspettativa irrealistica di 50 miliardi è stata già dimezzata, mentre la troika spera di trovare altri 22,3 miliardi entro il 2020.
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