Tenere il conto non serve a nulla. Trenta, quaranta, cento. A chi importa. Che importa. Muoiono, continuano a morire. Cadono come mosche, se non fosse che vanno a fondo, oppure non hanno aria da respirare nonostante siano in apparenza in superficie.

Sono persone. Fuggono da dittature, guerre, fame. Hanno padri e madri. E sono padri e madri a loro volta. Sono figli. Sognano un futuro migliore. Vorrebbero un futuro. Qualcuno miseramente e per un pugno di voti dice a qualcun altro che ha le mani sporche di sangue. Chi ha le mani sporche di sangue sono i mercanti di carne umana. Sono le guardie corrotte e i funzionari accondiscendenti di paesi che non hanno dimestichezza con la democrazia.

Chi ha le mani sporche di sangue è l’Europa che traccheggia, che fa finta di non sapere. Che vede quando la scena diventa splatter e non si può non indignarsi. Ora l’Europa siamo noi. L’Italia è presidente di turno. L’Italia che ha voluto Mare Nostrum. Criticabile e migliorabile iniziativa ma pur sempre iniziativa. Non ci siamo girati dall’altra parte. Noi – il Comitato 3 ottobre – non lo ha mai fatto. Ha invitato semmai a girarsi dal lato giusto. Che l’Italia continui e perseveri. Che Mare Nostrum diventi altro. Che diventi iniziativa europea. Vera e condivisa. Non pelosa e di facciata.

Che fare? Renzi abbia coraggio. Dica di no alla mattanza. Dica che servono i corridoi umanitari. Dica che chi scappa da guerre e dittature ha diritto a inoltrare richiesta d’asilo nelle ambasciate che si trovano nei paesi di residenza o di transito. Dica che è diritto di queste persone – e non clandestini – avere rifugio e riparo. Così si evitano le mattanze mediterranee. Così si spezzano le reni ai trafficanti di uomini e donne che si arricchiscono sul dramma della povertà e della guerra. Così la finiamo con le ipocrisie e con le lacrime di coccodrillo. Facciamo dell’Italia il paese dell’accoglienza. Ce lo impone la geografia, ce lo chiede la storia. Ne siamo capaci.

Diamo concretezza alle parole. Organizziamoci affinché il 3 ottobre a Lampedusa sia davvero la prima giornata dell’accoglienza e della memoria. Per tutti quelli che hanno perso la vita attraversando in Mediterraneo o l’Adriatico nella speranza di un futuro migliore. Quello che vorremmo per i nostri figli e molto spesso, magari inconsapevolmente, neghiamo ai figli degli altri. 

 

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