Secondo l'ex portiere e ct della Nazionale: "Non c'erano i presupposti per fare male. Ma come al solito abbiamo fatto gli italiani: ci siamo entusiasmati per una vittoria facile e poi abbiamo fatto quello che abbiamo fatto"
Settantadue anni di cui 60 trascorsi nel calcio: parlando poco e parando molto. E soprattutto arrivando ai massimi trionfi: come il Mondiale dell’82 in Spagna, a 40 anni, con la fascia da capitano al braccio; come l’Europeo del ‘68 in Italia; come i 6 scudetti conquistati con la Juventus e le due Coppe Uefa, una da giocatore, una da allenatore. Dopo questo trionfo (più Coppa Italia), Montezemolo lo licenziò per sostituirlo con Maifredi: per la serie, il mondo è bello perché è vario. Dino Zoff, mito vivente, è stato anche, per due anni, ct della Nazionale azzurra che sfiorò il successo agli Europei in Olanda del 2000. Impossibile non interpellarlo in un momento così duro per il calcio italiano.
Il tracollo in Brasile. Una sconfitta sportiva o anche altro?
Io dico sconfitta sportiva. Abbiamo fatto poco per vincere, ma lo sport è questo: una volta vinci, una volta perdi e devi accettarlo. Di sicuro, qualche sbavatura c’è stata – e anche piuttosto pesante – a eliminazione avvenuta. Parlo dei virgolettati che indicavano un colpevole particolare. Sbagliato. Le colpe erano generali. E poi, per come la vedo io, Balotelli aveva fatto la sua parte. Come tutti.
Peggio la disfatta in Brasile o quella di 4 anni fa?
A me ha sorpreso più questa. Perché allora era in atto un ricambio generazionale complicato. Stavolta invece eravamo reduci da una qualificazione ottenuta bene, con facilità; e c’erano tutti i presupposti per fare un bel Mondiale. Invece abbiamo fatto gli italiani.
E cioè?
E cioè ci siamo entusiasmati come bambini, ‘vittoria straordinaria!’, ‘vittoria stratosferica!’, per l’unica partita facile da vincere: quella con l’Inghilterra. Che è l’unica nazione che ha veramente diritto di sentirsi stanca, a giugno, visto che il suo campionato è interminabile, non si fermano mai, giocano anche a Natale e nelle Coppe arrivano in fondo 4 volte su 5. Battere gli inglesi era una facile previsione, ma noi abbiamo festeggiato coi botti: e quando ci siamo trovati davanti la Costa Rica, beh, hai voglia a dire che rispetti l’avversario e lo temi. In realtà non è così, solo che poi loro ti fanno un gol e finisci al tappeto. Con l’Uruguay, alla terza, la paura era diventata troppa. E abbiamo combinato quel che abbiamo combinato.
Pronti-via: fuori Italia, Spagna, Inghilterra, Russia. C’è un denominatore comune che spiega la débâcle di questi colossi europei?
No. Dell’Inghilterra ho detto. La Spagna è semplicemente alla fine di un ciclo durato a lungo, come spesso avviene nello sport. La Russia non è una Nazionale eccelsa e ha avuto un portiere che ha commesso errori gravi. La sorpresa vera è stata l’Italia. Non c’erano i presupposti per fare male. Ma noi abbiamo fatto gli italiani perdendo tempo a parlare di cose futilissime. Come il caldo. Ma per favore!
Non ci siamo fatti mancare nemmeno gli psicodrammi: come gli strali per il morso a Chiellini e le perorazioni pro-Suarez a stangata avvenuta.
Ma questo Suarez compie un gesto completamente fuori dai canoni del gioco del calcio. Che non si spiega, è innaturale. Perdonarlo? Io dico che a gesto fuori dai canoni ha fatto seguito una squalifica fuori dai canoni. Giusto così. Il tracollo azzurro ha mietuto vittime: via Prandelli, via Abete. Siamo in piena crisi di movimento, ma i nomi dei possibili salvatori sono quelli di Tavecchio, Macalli, Pancalli… Non mi faccia parlare di politica.
Mazzola ha proposto Rivera come presidente federale.
Ecco, diciamo che una soluzione del genere non sarebbe male. Non mi troverebbe per nulla in disaccordo. I portieri. Tutti abbiamo strabuzzato gli occhi davanti a Ochoa. Un fenomeno? È un portiere che punta principalmente sull’istinto: è stato molto bravo e molto fortunato. A me è piaciuto Navas del Costa Rica e poi Neuer, della Germania, che non è stato molto impegnato ma comunica molta sicurezza a tutta la squadra.
Time out, gol-technology, bombolette spray, moviola in campo: è il Mondiale delle svolte epocali.
La cosa più stupefacente è stata la bomboletta. Un’innovazione straordinaria, e il bello è che per introdurla non c’era alcun bisogno della tecnologia. Come sempre le cose semplici sono le migliori. Per il resto, al time out si ricorre solo in condizioni eccezionali e si vedrà poco. In quanto alla moviola in campo, sarà una brutta bestia. Perché la domanda è: chi la controlla? E chi, poi, decide?
Per chiudere: Prandelli ha avuto Balotelli, ma lei ebbe un certo Gascoigne…
Era un artista pazzo, il più simpatico di tutti. Fu divertente averlo in squadra. Balotelli? A me sembra simpatico anche lui.
Da Il fatto Quotidiano del primo luglio 2014