Mercoledì 2 luglio il terzo progetto per la grande opera sarà presentato da primo cittadino ai suoi colleghi sindaci dei diversi comuni metropolitani. L'incontro non avverrà in Comune o in una sede istituzionale, ma presso la sede del Partito democratico bolognese
Il sindaco si dice sicuro che questa sia la volta buona e che non ci saranno intoppi, tanto meno da Bruxelles: “Si parla di un tracciato approvato dai sindaci, convalidato dal ministero. Non credo ci saranno problemi”, ha spiegato Virginio Merola a ilfattoquotidiano.it. Ora infatti sul progetto del Passante nord – 40 chilometri di autostrada che dovrebbe spostare il traffico del nodo A1-A14 lontano dalla tangenziale di Bologna e bypassarlo a settentrione – c’è una svolta. L’ennesima annunciata da quando oltre 10 anni fa si è iniziato a parlarne.
Il tracciato è quello già concordato all’inizio di febbraio 2014, quando dopo un incontro a Roma il governatore Vasco Errani, il presidente della Provincia Beatrice Draghetti, il sindaco di Bologna Virginio Merola (tutti del Pd), l’amministratore delegato della società Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci e il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi emisero un comunicato per annunciare la fumata bianca. Il tracciato sarà lungo 38,7 chilometri, appena 2 in meno rispetto al progetto respinto dalla Commissione europea nel febbraio 2009.
Questa bocciatura arrivò perché, proprio in base alla sua lunghezza, il Passante non rispettava i criteri minimi della concorrenza. Nel gennaio 2009 infatti Bruxelles, nella persona del commissario Charlie McCreevy, aveva fatto sapere che un’opera lunga 40 chilometri non si poteva costruire, come invece pensavano a Bologna, con un affidamento diretto ad Autostrade per l’Italia e senza una gara d’appalto. La società privata del gruppo Benetton, concessionaria sia della A14 sia della A1, si era infatti impegnata a costruire l’infrastruttura e aveva messo da parte la somma di 1 miliardo e 300 milioni di euro, a condizione di ottenere l’opera direttamente.
Per questo il Passante nord era stato presentato come una variante dell’A14–A1 da affidare alla concessionaria dell’autostrada già in esercizio. Invece per la Commissione UE, un’opera così ampia era semplicemente una “nuova opera” da mettere a gara. Così dal 2009 a oggi le amministrazioni locali (con in testa l’assessore regionale Alfredo Peri e il vice-presidente della provincia Giacomo Venturi, entrambi del Pd) hanno cercato di trovare un sistema per far accettare all’Europa l’affidamento diretto ad Autostrade per l’Italia. Il tragitto del Passante è stato così accorciato di quasi 10 chilometri, per farlo risultare una variante della A1-A14; ma l’idea del cosiddetto “passantino” ha scontentato tutti, visto che la colata d’asfalto avrebbe toccato molti più comuni, creando disagi e danni a molte più persone.
Così oggi si torna a un tragitto lungo, ma nessuno, tantomeno Merola, ha ancora spiegato ai cittadini della provincia di Bologna perché l’Unione europea dovrebbe accettare i quasi 39 chilometri dopo averne bocciato 41 nel 2009. Inoltre la stessa società Autostrade si è mostrata sempre meno entusiasta del Passante nord man mano che gli anni sono passati. In un documento redatto a fine 2012 i tecnici della società che dovrebbe costruire e finanziare l’opera la giudicavano così: “La soluzione ‘passante più banalizzazione’, non contribuisce né a migliorare le condizioni di deflusso autostradale della A14, né a migliorare le condizioni di deflusso sulle complanari. Tale risultato può mettere in discussione la sostenibilità trasportistica dell’intervento”.
Un’opera addirittura sconveniente, dunque, e non è detto che i problemi e le opposizioni non vengano ancora una volta da dentro al Pd. Oltre alle resistenze di molti sindaci in passato e del Comitato per l’alternativa al Passante nord, uno dei più strenui oppositori del Passante nord è il consigliere regionale Pd, renziano della prima ora, Giuseppe Paruolo. Per lui, il tentativo di realizzare a tutti i costi l’opera, benedetta da Confindustria e dalla Alleanza delle cooperative, è “un accanimento terapeutico” da parte del suo partito. E comunque, tra progetti e burocrazia, se domani partisse l’iter, per vedere aperti i cantieri ci vorrebbero almeno 5 anni.