Però, fino a qualche anno fa, chi metteva in discussione il totem dell’inceneritore (o come lo chiamano gli indoratori della pillola, il termovalorizzatore) era considerato un testardo ambientalista del no! Oggi per fortuna i tempi sono cambiati, perché ci sono arrivati anche gli asini. Si, anche quegli asini che fanno la raccolta differenziata. In tutto il mondo ci sono esperienze concrete, che funzionano e che mettono in discussione coi fatti il modello “termovalorizzatore”. Senza andare fino a San Francisco, dove da anni si persegue la strategia “Rifiuti Zero”, per noi italiani è sufficiente guardare ai Comuni Virtuosi, come Ponte nelle Alpi dove da anni si supera il 90% di raccolta differenziata, riducendo di oltre il 90% la quantità di rifiuti prodotta.
E poi, come si diceva, ci sono tanti asini. Asini dotati di gerle che fanno la raccolta differenziata porta a porta per i vicoli del centro troppo angusti e tortuosi. Il primo a sperimentarlo è stato il Comune di Castelbuono, Palermo. Più recentemente Moltalto Ligure nell’imperiese. Si dirà: piccoli comuni, piccole esperienze, che non possono certo mettere in discussione il fatto che in tutta Europa l’incenerimento è unanimemente considerato il metodo più moderno per smaltire i rifiuti. E non è più neanche così! Perché proprio dall’oltralpe, il ministro Socialista dell’Ambiente del Governo Francese Ségolène Royal, pochi giorni fa ha testualmente dichiarato: “les incinérateurs sont une solution dépassée. Il faut arrêter les incinérateurs”.
Allora fermiamoli questi inceneritori, soluzioni passate. Ed assumiamo asini e persone. Perché con un grande piano nazionale per la raccolta differenziata porta a porta in tutti gli 8 mila comuni d’Italia si creerebbero (e in questo caso Lavoisier sarebbe superato) centinaia di migliaia di posti di lavoro. Si chiamerebbe conversione ecologica.
Fatto Quotidiano, 30 Giugno 2014