Il voto in commissione Affari costituzionali ha ristabilito lo scudo per Palazzo Madama dopo che non era stato previsto nella bozza del governo. M5S: "E' uno sfregio al dialogo con i cittadini". I punti più critici saranno affrontati giovedì, dopo l'incontro di Berlusconi con i suoi. Il testo arriverà in aula il 9 o 10 luglio
Torna l’immunità per deputati e senatori. La commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato l’emendamento dei relatori Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega Nord) al ddl Riforme. L’organo parlamentare a larga maggioranza ha dato il via libera alla modifica dell’articolo 68 della Costituzione. Hanno votato contro Sel e Movimento 5 Stelle, astenuto Augusto Minzolini di Forza Italia. Il governo ha espresso parere favorevole sulla proposta. La modifica alla bozza dell’esecutivo (che inizialmente non prevedeva lo scudo per Palazzo Madama) era stata accolta tra le polemiche nei giorni scorsi. “Una decisione”, ha commentato il senatore 5 stelle Giovanni Endrizzi, “presa senza nemmeno sapere se i membri del Senato saranno eletti dai cittadini oppure nominati dalle segreterie di partito. Che a questa politica si mantenga il privilegio dell’immunità parlamentare totale è uno sfregio al dialogo con i cittadini”. Così anche il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: “Un voto da brividi. Pd, Lega e Fi non sono uguali ai cittadini italiani davanti alla legge”. Intanto la conferenza dei capigruppo ha deciso che il ddl Riforme approderà in aula al Senato la prossima settimana (probabilmente il 9 o 10 luglio) e non domani come previsto inizialmente.
La commissione Affari costituzionali procede per il momento senza particolari intoppi con la maggioranza che tiene la prova del voto. Sulla strada delle riforme però sono stati tolti tutti i dossi, quegli articoli su cui si è aperto infatti il vero dibattito politico e costituzionale. Nella seduta di questa mattina sono stati approvati gli emendamenti che modificano gli articoli dal 60 al 67 della Costituzione, bocciati tutti i subemendamenti, tranne quello di Francesco Campanella (Misto) che impone ai senatori la presenza durante i lavori delle commissioni. Domani, riferiscono alcuni componenti della commissione, si dovrebbe rispettare lo stesso timing e arrivare così a giovedì, quando si deciderà seriamente la sorte del ddl. Silvio Berlusconi infatti riunirà nel primo pomeriggio deputati e senatori di Forza Italia per riportare la fronda interna al partito sulla strada dettata dal patto del Nazareno.
Nella stessa giornata di giovedì 3 luglio, il premier Matteo Renzi incontrerà il Movimento 5 Stelle. I grillini proprio in queste ore stanno spingendo per una approvazione più che delle riforme della legge elettorale. In vista forse di un voto anticipato, commentano a palazzo Madama. Solo dopo questa giornata, con un probabile faccia a faccia Renzi-Berlusconi in serata se necessario, se sciolti i nodi la commissione potrà procedere con l’esame e il voto degli emendamenti che modificano degli articoli 56, 57, 58 e 68 della Costituzione. Il 56 e il 57 affrontano infatti la composizione di Camera e Senato, di cui il governo vorrebbe ridurre il numero. Il 58 invece stabilisce le modalità di elezione dei componenti del Senato, che l’esecutivo vorrebbe di secondo grado e non quindi diretta, e infine il 68, sull’immunità dei parlamentari. Escluso quindi che si lavori giovedì e i senatori pessimisti confessano che un arrivo in aula per la prossima settimana “è utopistico. Molto più probabile che il ddl arrivi all’esame dell’assemblea alla metà di luglio”.