Il presidente del gruppo Cir, figlio dell'Ingegnere Carlo, ha fatto autocritica sull'investimento fallimentare nella controllata dell'energia in trattativa con le banche per la ristrutturazione del debito da 1,8 miliardi. Dopo il rosso di 783,4 milioni del 2013 Sorgenia ha chiuso i primi tre mesi del 2014 con una perdita di 14,6 milioni e ricavi in calo del 25% a 475 milioni. E continua a pesare sui conti della capogruppo, che nel trimestre segna un rosso di 2,6 milioni
Che l’investimento della famiglia De Benedetti in Sorgenia sia stato “un insuccesso” non è certo una notizia: sui suoi conti alla fine del 2013 pesava un debito di 1,8 miliardi e solo poche settimane fa la holding Cir dell’Ingegnere ha dovuto azzerarne il valore in bilancio. Ma fa notizia se a dirlo, come ha fatto lunedì, è il presidente del gruppo, Rodolfo De Benedetti. Che, intervenendo all’assemblea degli azionisti sui conti trimestrali, ha fatto mea culpa ammettendo che l’impegno nella controllata dell’energia ora alle prese con la ristrutturazione del debito è stato un passo falso. Nonostante “per i primi dieci anni” la storia di Sorgenia, di cui Cir ha il 53,1%, sia stata “una storia di crescita e creazione di valore”, più di recente la società “è stata progressivamente e violentemente investita dalla crisi senza precedenti”. Fino a sfiorare il crac e avviare una difficile trattativa con le banche creditrici che prosegue ancora, recita la nota diffusa da Cir, “a testimonianza della volontà delle parti di raggiungere un accordo”.
Quanto ai conti, dopo il rosso di 783,4 milioni del 2013 Sorgenia ha chiuso i primi tre mesi del 2014 con una perdita di 14,6 milioni e ricavi in calo del 25% a 475 milioni. E la società che attraverso Tirreno Power controlla tra l’altro la centrale di Vado Ligure, sotto sequestro per il superamento dei livelli ammissibili di emissioni inquinanti, continua a pesare sul bilancio di Cir, a cui fanno capo anche Repubblica e L’Espresso. Il gruppo infatti riduce i ricavi a 1,06 miliardi di euro (-13,8%) e segna un rosso di 2,6 milioni rispetto all’utile 6,4 milioni nello stesso periodo 2013. Il figlio del patriarca Carlo ha detto comunque di guardare al futuro con “rinnovata fiducia”, perché Cir è un gruppo “solido e ha nel suo portafoglio aziende di valore” ed p “determinata a ripartire”. Per cui “potrà tornare presto a generare valore per tutti gli azionisti”. Il rilancio è nelle mani dell’ad, Monica Mondarini, nominata un anno fa, mentre nel board accanto a Rodolfo entrano i fratelli Edoardo e Marco. Il fondatore, Carlo De Benedetti, lascia il cda dopo circa 38 anni, rimanendo presidente onorario.
Quanto al debito di Sorgenia, sarebbe alle strette finali l’accordo tra i soci e le banche creditrici che, secondo l’ipotesi sul tavolo, assumeranno il controllo della società energetica. “La soluzione attualmente in discussione garantisce la continuità dell’azienda che è sicuramente la priorità per tutti”, sostiene Rodolfo De Benedetti, per il quale la discussione è in una fase avanzata e “porterebbe all’uscita della società dal perimetro di consolidamento di Cir”. Dopo l’eventuale accordo, “vari passaggi sarebbero ancora necessari e il completamento dell’intera operazione di ristrutturazione richiederebbe comunque alcuni mesi”.