Un approccio al gioco del calcio – oggi lo definiremmo vintage, ma era frutto d’un certo romanticismo – che ha segnato, fra gli anni Sessanta e Settanta, un’intera generazione; cresciuta a “pane e Subbuteo”, non sarebbe mai scesa a compromessi con l’odierno mondo virtuale. Un fenomeno di massa che, di là dai magici colpi in “punta di dito” portati alla semisferica base del calciatorino, per farlo impattare su una palla sovradimensionata, ha manifestato tutti i sintomi di un vero e proprio rito.
In Italia quel rito si è consumato a partire dal 1973. Nel 1974 un genovese, Stefano Beverini (campione d’Italia dal 1974 al 1977), si sarebbe classificato al terzo posto ai mondiali di Monaco di Baviera; a gareggiare, alla Haus International della città bavarese, anche due fuoriclasse: l’inglese Mike Dent e l’olandese Dick Rietveld. Il giocatore italiano avrebbe raccontato quell’avventura, insieme a molto altro, nel 1980, in un libro accompagnato da una mini-prefazione di Italo Cucci: Panno verde Subbuteo. Io, Beverini… La cronaca, la tecnica, la strategia, le astuzie e i segreti di gioco del calcio «a punta di dito» del primo «asso» del Subbuteo italiano […].
Palloni mondiali. Da tavolo, ma sono pur rotondi
Il Subbuteo, dopo l’incetta di proseliti negli anni d’oro, oggi annaspa. A snobbarlo sono soprattutto i giovani modernizzati e digitalizzati, attirati dall’iperrealismo dei videogame ben più che da marionettistici figurini ciondolanti, ed è un vero peccato. Perché gli azzurri del subbuteo scrivono pagine memorabili fin dal lontano 1978: s’era allora imposto sul tedesco occidentale Dirk Barwäld, nella categoria juniores, Andrea Piccaluga. Nel 1982, su un altro tedesco occidentale (Horst Becker), avrebbe avuto la meglio Renzo Frignani: aveva potuto approfittare della «più importante innovazione del Subbuteo da competizione: assicurarsi un ottimo scivolamento dei pezzi spruzzandone la base con cera per mobili spray o altro lucidatore» (Andrea Angiolino, Beniamino Sidoti, Dizionario dei giochi […], Bologna 2010, s. v. Subbuteo). L’artefice? Beverini.
Nell’attesa dei prossimi campionati del mondo, che si disputeranno a Rochefort (Belgio) il 6 e 7 settembre prossimi, a parlare in favore di una tradizione di ripetuti successi è il lauto bottino portato via a Madrid l’anno scorso: 14 medaglie (9 ori, 1 argento, 4 bronzi); nel 2012, a Manchester, erano state 8 (5 ori, 1 argento, 2 bronzi). E se il futuro ct della Nazionale, per rifondare la squadra, dovrà superare non poche difficoltà, i due selezionatori della Federazione Italiana Sport Calcio Tavolo (Fisct), Marco Lamberti e Alfredo Palmieri, hanno avuto il problema opposto: l’imbarazzo della scelta.
All’inizio fu un ornitologo
Nei primi anni Sessanta, ai modelli bidimensionali su cartoncino (le miniature flats), subentrano gli omini tridimensionali in plastica che avrebbero fatto la fortuna del gioco. Nel 1970 si disputa il primo campionato mondiale, organizzato a Londra dalla Federation of International Subbuteo Associations (Fisa). In Italia, nel 1975, nasce la Federazione Italiana Calcio Miniatura Subbuteo (Ficms); nel 1994 è il turno della Fisct.