Il presidente del Consiglio di gestione della banca, che martedì insieme agli altri istituti creditori ha avuto un incontro "non risolutivo" con il governo sul nodo del debito, fa sapere che se i rappresentanti dei lavoratori non sottoscrivono il piano industriale non c'è disponibilità a partecipare. E il sindacato non molla. Susanna Camusso ha detto che "quando c'è di mezzo il futuro di migliaia di persone non esiste un prendere o lasciare". Nulla di fatto al tavolo convocato al ministero: la trattativa riprende l'8 luglio
I ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ostenta ottimismo e fa sapere che la trattativa tra governo, sindacati e azienda sugli esuberi Alitalia deve chiudersi “entro la fine della prossima settimana”. Ma il percorso che deve portare la compagnia alla fusione con Etihad appare sempre più in salita. Dopo la chiusura dell’ad di Poste Italiane, Francesco Caio, che ha fatto sapere di voler valutare il piano industriale prima di fare nuovi investimenti nella compagnia, ora è Intesa Sanpaolo a frenare sull’accordo che dovrebbe risolvere il nodo del debito. Il presidente del consiglio di gestione, Gian Maria Gros-Pietro, mercoledì mattina ha fatto sapere infatti che “senza la piena adesione del sindacato al piano industriale” la banca non è “disposta a partecipare al finanziamento”. E il sindacato non molla: “Quando c’è di mezzo il futuro di migliaia di persone, non esiste un ‘prendere o lasciare’”, ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, arrivando all’incontro sugli esuberi convocato al ministero dei Trasporti e finito ancora una volta con un nulla di fatto. “Bisogna costruire il futuro per l’azienda e per il lavoratori”. Mentre secondo il suo omologo della Cisl, Raffaele Bonanni, occorre trovare “qualsiasi soluzione che mantenga in vita l’occupazione dei lavoratori”.
L’uscita di Gros-Pietro arriva il giorno dopo un ulteriore incontro “non risolutivo”, a Palazzo Chigi, tra le banche creditrici (oltre a Intesa anche Unicredit, Mps e la Popolare di Sondrio) e il governo. Che ormai non si limita a favorire l’accordo muovendosi dietro le quinte, ma è entrato senza remore nella partita, come dimostrano anche le dichiarazioni di Lupi sulla disponibilità dell’esecutivo a farsi carico direttamente del ricollocamento dei 2.251 esuberi previsti nel piano industriale della compagnia emiratina. Esuberi senza i quali gli arabi non sono disposti a rilevare il 49% di Alitalia e iniettare nella compagnia 1,2 miliardi di euro, di cui 560 milioni di capitale e 600 milioni di investimenti in quattro anni. Peccato che il tavolo di mercoledì mattina con i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl sia andato a vuoto: “Martedì prossimo (8 luglio, ndr) inizia la trattativa vera e propria con azienda e Governo”, ha detto il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, lasciando il ministero. Trattativa che, secondo Lupi, dovrebbe appunto concludersi entro la fine della settimana”. Bonanni, da parte sua, sembra aprire alla soluzione prefigurata dal ministro: “Dobbiamo impegnarci tutti, e il governo innanzitutto, per trovare spazi che ci permettano di riassorbire le persone nel più breve tempo possibile”, ha detto infatti. “Bisogna dare a queste persone una prospettiva tra posti di lavoro e altro, come la cassa integrazione”. Al tavolo non sono stati convocati i sindacati di piloti e assistenti di volo, Anpac, Avia ed Anpav, che per protesta hanno indetto uno sciopero di 24 ore per il prossimo 20 luglio.
Dubbi e frenate, come si accennava, anche da parte delle Poste. Alla riunione di martedì con gli istituti di credito era presente anche Francesco Caio, che in giornata ha diffuso una nota stando alla quale l’alleanza con Etihad “può creare le premesse per il potenziamento e il rilancio della compagnia aerea” ma “non sono ancora stati forniti da Alitalia tutti gli elementi necessari ad una compiuta valutazione dell’impatto che l’accordo potrà avere sulla struttura del capitale e del debito dell’azienda”. Motivo per cui “il cda valuterà eventuali nuovi investimenti” nel vettore, dopo quello da 75 milioni dell’anno scorso, “solo dopo un’attenta analisi dei ritorni economici e finanziari associati al piano industriale e alla struttura societaria”. E proprio sull’ingresso di Poste nel capitale di Alitalia il governo dovrà rispondere entro il 22 luglio ad una lettera della Commissione europea, che ha espresso dubbi sull’operazione perché potrebbe essere un aiuto di stato mascherato. Richiesta che ha provocato la reazione del viceministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. “L’Unione Europea dovrebbe pensare a come far crescere il continente, piuttosto che inventarsene ogni giorno una per cercare di frenare la crescita”, ha detto, dopo essere stato interpellato sulla vicenda. “Mi pare che siano interventi di cui non abbiamo bisogno, dopodiché li approfondiremo nel merito”, ha aggiunto, sottolineando che ”sulla vicenda Alitalia il governo, in particolare il ministro Lupi, ha operato molto bene aiutando l’azienda ad uscire da una situazione molto critica”.