Google X è il laboratorio segreto di Google. All’interno sono state ideate le auto senza conducente, i Google Glass, le mongolfiere per Internet e le lenti a contatto per il monitoraggio biometrico. Nelle riunioni si parla anche di ascensori spaziali, teletrasporto e hoverboard. E’ dove si inventa il futuro. “X” è situato ai margini del campus di Google, è ospitato in gran parte in un paio di edifici in mattoni rossi a tre piani. Non c’è alcun simbolo di riconoscimento e nemmeno un sito ufficiale. Perché dovrebbero esserci? Visto che era un luogo fino ad ora considerato segreto. Ci lavorano 250 persone. Tra gli scienziati, ricercatori, programmatori e ingegneri, ci sono anche ex ranger, scultori, filosofi e macchinisti.
Quando si entra nell’edifico la maggior parte dei laboratori si trovano al piano sotterraneo, all’interno di sale con nomi stravaganti, come quella con la targa: “Castello di Grayskull”. I “lab” sono pieni di accessori elettronici eXers, come vengono chiamati i dipendenti, che lavorano sui computer portatili. A nessun giornalista era mai stato concesso di entrare prima dentro “X”. C’è riuscito per la prima volta il direttore di Fast Company Jon Gertner, che ha raccontato nel suo reportage il viaggio dentro a Google X. “Google ha già una grande divisione di laboratori di ricerca, Google Research – racconta Gertner – ed è dedicato alle tecnologie informatiche e di Internet. La distinzione tra i due laboratori si può inquadrare in questo modo: Google Research è per lo più bit, Google X è per lo più atomi”.
Una guida speciale ha accompagnato il giornalista nel laboratorio segreto di Google. Astro Teller, il capitano dei Google X. Tra gli inventori dei Google Glass e responsabile dei progetti moonshots, il suo lavoro “è dedicato a trovare soluzioni inedite ai grandi problemi globali”. Per trovare queste soluzioni al posto dei risultati, si ricerca il fallimento delle idee, “non è certo l’obiettivo finale, ma il mezzo usato per raggiungerlo” dice Teller. Al di fuori degli uffici di Google X, tra gli alberi, è appesa una corda. “Il Cfo di Google Patrick Pichette è abbastanza bravo, Sergey Brin un po’ meno, io non lo sono affatto” racconta Teller. Tutti però sono allenati a stare in equilibrio sulla corda, cadono frequentemente e sono pronti a risalire. L’inizio del processo creativo di Google X inizia così, “facendo di tutto – quanto è umanamente e tecnologicamente possibile per fare cadere a pezzi le idee”.
“Ho visitato una serie di spazi di lavoro e ho parlato a lungo con i membri della X Rapid Evaluation team di Google, o Rapid Eval, come sono conosciuti – racconta Gertner – Uno scienziato di X ha vinto due premi Oscar per gli effetti speciali. Teller stesso ha scritto un romanzo, lavorato nella finanza, e si è guadagnato un dottorato di ricerca in Intelligenza Artificiale. Un altro dipendente, recentemente assunto, ha trascorso le sere e i week-end a costruire un elicottero nel suo garage. Per questo è stato ingaggiato”.
Il video “Inside Google X” mostra la sezione Design Kitchen, del laboratorio segreto. (Fast Company).
Di sicuro a Google X non si assumono tipi comuni e dentro si affrontano problemi altrettanto improbabili: devono riguardare milioni o miliardi di persone ed avere almeno una componente di fantascienza. La squadra si ritrova nella Design Kitchen, il laboratorio di fabbricazione fornito di stampanti 3D, seghe circolari e da banco, torni sofisticati e altra strumentazione. In pratica “un laboratorio per creare piccoli prototipi per grandi idee”. Nel team oltre a DeVaul, ci sono Dan Piponi e Mitch Heinrich. “Piponi, 47 anni, è matematico e fisico teorico, britannico e vincitore degli Oscar. Tra le menti più brillanti di Google X. Heinrich è un giovane guru della progettazione, nel laboratorio, ed emana un’atmosfera creativa” racconta Gertner.
Le origini di “X” risalgono al 2009 quando Brin e il co-fondatore di Google Larry Page pensarono di assumere un “Director of Other”, una scelta che non si concretizzò prima del 2010 grazie allo sforzo dell’ingegnere di Google Sebastian Thrun, sostenuto da Brin e Page, per costruire una macchina senza conducente. Il laboratorio Google X è nato attorno a quel progetto, con Thrun in carica fino a quando non si è dedicato alla nuova tecnologia automobilistica e alla sua start up. Da quel momento è subentrato Teller.
I Google Glass sono i prodotti già in commercio, provenienti da X. Per le auto senza conducente si dovrà aspettare ancora un po’. Le mongolfiere per le reti wireless – Project Loon – sono in fase di sperimentazione. Un nuovo progetto si chiama “nanotrusses” ed è un materiale ultraleggero e resistente che si inserisce in una piccola scatola e quando si apre prende forma, come un origami. Servirà per la costruzioni degli edifici, nel campo della stampa 4D.
Ci sono diverse spiegazioni per cosa sta a significare la “X”. “Alcuni degli Xers che ho incontrato – racconta Gertner – pensano ad X come un laboratorio che lavora per realizzare tecnologie che avranno un grande impatto nei prossimi 10 anni”.