La Corte dei Conti ha disposto il sequestro dei beni dei quattro poliziotti condannati in via definitiva per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi, avvenuto a Ferrara, nel settembre 2005. Il provvedimento, di natura conservativa in vista del procedimento presso la magistratura contabile, è stato disposto dalla sezione giurisdizionale per la Regione Emilia Romagna della Corte dei Conti e riguarda i circa 1.870.000 euro di danno erariale che Paolo Forlani, Monica Segatto, Luca Pollastri ed Enzo Pontani avrebbero provocato con la loro condotta.

Quei quasi due milioni di euro, individuati dalla procura come danno erariale, consistono infatti nel risarcimento che a suo tempo (dopo la condanna in primo grado del luglio 2009) il Ministero dell’Interno offrì alla famiglia di Federico a titolo di risarcimento. La misura, notificata in questi giorni dalla guardia di finanza di Ferrara, ha visto il sequestro del quinto dello stipendio, dei beni immobili e dei diritti reali immobiliari di proprietà dei quattro agenti, fino alla concorrenza dell’importo complessivo di circa 1.870.000 euro. Ciascuno dei quattro agenti è tenuto a risarcire, in proprio, un danno di circa 467.000 euro.

La notizia giunge a Patrizia Moretti mentre è in attesa dell’udienza del processo per diffamazione contro uno dei poliziotti, Paolo Forlani, che la insultò su Facebook. “È la vera giustizia che cammina – commenta la madre del ragazzo -, che va avanti, fa i suoi passi e mette a poco a poco a posto le cose”. Per la Moretti esiste un nesso, un collegamento quantomeno ideale tra questo provvedimento e quello appena notificato a cinque poliziotti del G8 di Genova per le percosse a un minorenne: “Probabilmente stanno mettendo a posto tutte queste ingiustizie. Forse, spero, è la nuova linea di una Polizia che non vuol più veder sporcata la propria divisa”. Una linea, “giusta perché quanto fatto da queste persone rappresenta un danno enorme al corpo cui appartengono, ben al di là di un semplice danno di immagine. Alla fine anche i poliziotti vengono messi di fronte alle loro responsabilità. E questo è semplicemente giusto”.

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