“No” all’idea dell’Europa che sia una “maestrina che dà lezioni e bacchettate sulle dita“. Di ritorno da Strasburgo per l’inizio del semestre europeo con la presidenza italiana Matteo Renzi, dal salotto di Porta a Porta, prosegue sul leitmotiv delle regole da condividere e annuncia soprattutto un incontro con Silvio Berlusconi per proseguire il dialogo sulle riforme. Sempre giovedì dovrebbe esserci un incontro con gli eletti del M5S “non credo Beppe Grillo“. Sul Cavaliere dice: “Fino a questo momento Berlusconi ha mantenuto tutti gli impegni” presi sulle riforme della “legge elettorale e del Titolo V”. Però “i mille giorni” delle riforme “partono il primo settembre”: su quel programma di riforme “ci giochiamo gli spazi di flessibilità. Vogliamo essere autorizzati a sfruttarla tutta”. Sulla legge elettorale il segretario Pd ripete: “Il sistema elettorale che ha proposto Grillo, il Toninellum o Complicatellum, non sta in piedi, se non dal punto di vista filosofico, perché è l’unico sistema in cui chi vince non governa”.
Il presidente del Consiglio è netto su Ue e Germania: “Stop alle lezioncine, noi le regole le rispettiamo, è stata la Germania che aveva sforato noi no. Noi non andiamo con il cappello in mano. Io ho paura dei pregiudizi, non tanto dei giudizi. Oggi mi dicevano: ‘Sì, ma l’Italia ha i debiti… Ma noi le riforme le stiamo facendo. Iniziamo a mettere i puntini sulle i: non siamo l’ultima ruota del carro, siamo tra i sei paesi fondatori dell’Europa. Noi diamo all’Europa molti più soldi di quelli che riceviamo”. “A me non fanno paura i cani da guardia né in Italia, né in Germania, né in Nuova Zelanda. Se avessi avuto paura – afferma – avrei fatto altro nella vita, ma mi sono messo in testa di cambiare questo Paese”.
Renzi poi torna sullo scontro con il capogruppo Ppe tedesco Manfred Weber avuto in aula: “Questi importanti dirigenti di alcuni paesi, in Italia vengono considerati la Bibbia ma io faccio riferimento al rapporto con la Merkel, un rapporto buono in cui ci parliamo in modo chiaro, franco e nobile, come si dice”. Rispondendo a una domanda il premier dice: “Non parlerei di flessibilità personalizzata” chiesta dall’Italia “non violiamo le regole” di bilancio “come la Germania nel passato ma chiediamo di essere messi nelle condizioni di fare le cose normali”, perché “non può esserci il patto di stabilità a fermare la costruzione di una scuola”. “Non siamo i salvati: siamo dalla parte dei salvatori che hanno messo i soldi. Io sono tranquillo. Il paese lo portiamo fuori dalla crisi ma se noi facciamo l’Italia, in Europa andiamo a farci sentire”.
“Secondo me riusciremo come Italia a fare gioco di squadra, oggi ho visto un buon clima anche con i neoletti di M5S. Dobbiamo imparare a fare quello che fanno gli altri paesi, portare avanti i nostri mentre fino ad oggi abbiamo pensato che Bruxelles fosse il buen retiro di chi ha finito la carriera ma non è cosi” dice a Renzi nella trasmissione di Bruno Vespa. Presenza in studio che ha comportato prima la cancellazione, poi la conferma e infine la cancellazione dell’incontro con la stampa al termine del dibattito in aula. Il premier ritorna sulla nomina di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione europea fortemente criticata dalla Gran Bretagna: “Non credo sarà rimesso tutto in discussione”.
Renzi ha risposto anche a domande su giustizia e fisco: “Son venti anni che stanno fermi gli altri: ora anche una lumaca è Speedy Gonzales…” dice a chi fa notare che il governo si sta muovendo “come una lumachina” nella realizzazione della riforma della giustizia. E sulle imposte annuncia: “Noi abbiamo l’obbligo di abbassare le tasse ma io non sono in condizione di prendere ora questo impegno. Prima bisogna razionalizzare e semplificare il fisco e dal prossimo anno ci saranno i redditi precompilati e si potrà scegliere come e quando pagare se uno vuole rateizzare lo potrà fare ma potrà pagare tutto insieme”.