Sin da ragazzino ho sempre praticato tutti gli sport possibili ed immaginabili, per coprire il vuoto lasciato da madre natura che mi ha “dotato” di una negazione assoluta per quanto concerne qualunque sforzo di tipo artistico (disegno, musica, pittura…). Ho continuato a praticare molti sport anche in età più adulta, attuando in squadre semi-amatoriali e partecipando a qualche competizione di basso livello.
Coloro che come me hanno speso buona parte della propria vita su un campo sportivo, si saranno certamente resi conto delle difficoltà che l’organizzazione di vari campionati comporta, così come avranno subito gli alti costi della pratica sportiva in Italia. Giusto per fare un paio di esempi derivati dalla mia esperienza personale, nei campionati di basket dilettantistici le squadre lottano perennemente per trovare una palestra dove giocare, pagano cifre esorbitanti per l’affitto della medesima palestra, sono costretti a trasferte della speranza per giocare fuori casa con il rischio sempre concreto che la partita non si possa disputare per la mancanza di arbitri. Ricordo che in Italia una stagione di basket per un campionato, ripeto, di basso livello, arrivava a costare circa 350 euro a giocatore nel club dove ho passato i miei ultimi anni. In più di un caso venivano a provare da noi giocatori molto forti, spesso universitari in trasferta, che rinunciavano ad aggregarsi perché stimavano il costo eccessivo per le loro finanze. E se andate ad affittare un campo da tennis, credo che con meno di 15 euro all’ora potete al massimo sperare di giocare su un campo di cemento, senza rete, in un giardino pubblico.
Appena arrivato in Australia, mi sono subito cercato una squadra di basket dove giocare. Ed ho scoperto un sistema organizzativo assolutamente geniale. Qui non esiste il concetto di partita in casa o in trasferta: le squadre sono divise per campionati a seconda del livello e della posizione geografica, esiste una palestra centrale di riferimento (con un numero variabile di campi da 3 a 10) in vari quartieri e le squadre si trovano tutte a giocare nel medesimo palazzetto, lo stesso giorno. La mia squadra, per esempio, fa il campionato del martedì sera: siamo in 10 in girone ed ogni settimana si disputano 5 partite in contemporanea su diversi campi, il primo slot alle 7, il secondo alle 8.30 ed il terzo alle 10. Gli arbitri fischiano tutte e tre le partite che si disputano su un campo. Con i seguenti risultati: minori costi per gli arbitraggi (meno spese di trasferta), minor rischio di non poter disputare le partite causa mancanza degli arbitri, minori costi per le squadre, in quanto tutti contribuiamo a pagare una parte del palazzetto con una cifra infintamente inferiore a quanto pagheremmo per avere la palestra singola per ogni squadra. Risultato: per una stagione di 8 mesi (quindi stessa durata che il campionato in Italia) io pago 130 dollari (meno di 90 euro), ¼ di quanto pagavo in Italia.
Poi settimana scorsa ho avuto un’esperienza rivelatrice al tennis club del mio quartiere. Sono andato a prenotare un campo per giocare coi miei figli e, arrivato al club, ho trovato gli uffici chiusi. Ho allora chiamato un numero di telefono esposto fuori e la signora mi ha gentilmente risposto che un’ora costa 10 dollari (7 euro). Visto che la vita in Australia è piuttosto cara, mi ha incuriosito il prezzo assai conveniente, se paragonato agli standard nostri. Il motivo è molto semplice: qui non si prenota il campo, ci si presenta al club e, se vi sono campi liberi, si gioca. Alla fine dell’ora, si mettono 10 dollari in una cassetta posta fuori dagli uffici e si torna a casa. Il personale che gestisce il club si occupa solo della manutenzione dei campi ma non mette una persona in ufficio tutto il giorno per prendere le prenotazioni e riscuotere i pagamenti. Questo grazie al fatto che la gente è onesta e paga per quanto consuma. Di conseguenza, non dovendo pagare staff fisso il club può permettersi di tenere i prezzi dell’affitto dei campi molto bassi.
E’ sconfortante rendersi conto di quanto l’educazione civica e l’onestà possano contribuire in maniera determinante a rendere la vita di tutti non solo più serena e piacevole, ma anche più economica, visto che in paesi come il nostro i costi sociali e strutturali correlati alla lotta all’evasione (lato sensu) sono elevatissimi. Così come sarebbe ora che, a tutti i livelli sportivi, coloro che hanno responsabilità organizzative provassero a sperimentare soluzioni nuove che rispondano al nuovo panorama economico, senza dover strozzare tante piccole società che – come birilli – stanno cadendo ed abbandonando le competizioni per mancanza di risorse economiche.