Ieri è terminato il trasbordo delle armi chimiche siriane nel porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria). I quotidiani locali hanno scritto dell’orgoglio del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e di proteste di piazza per l’assenza dei politici e per i tumori nella zona, che non c’entrano proprio con l’arsenale in distruzione.
I quotidiani hanno dunque riverberato i tweet del ministro, che nell’Italia 2.0 compensano la figuraccia calcistica in Brasile. Commentando l’impresa compiuta a Gioia Tauro, Galletti ha celebrato «la professionalità e la tecnologia avanzata di cui l’Italia è all’avanguardia».
A #GioiaTauro per trasbordo armi chimiche.Orgogliosi contributo Italia a sicurezza internazionale,operazione trasparente e sicura x ambiente
— Gian Luca Galletti (@glgalletti) 2 Luglio 2014
concluse operazioni a #GioiaTauro. Grande prova dell’Italia di cui andare orgogliosi. Contributo a sicurezza mondiale nel rispetto ambiente.
— Gian Luca Galletti (@glgalletti) 2 Luglio 2014
Per una volta, dunque, è scomparsa la ‘ndrangheta dal discorso sulla Calabria, che lì, da Gioia Tauro, smista tonnellate di cocaina doc per il vecchio continente, come dimostrano inchieste e sequestri, pure recentissimi. Per una volta la Calabria non è stata raccontata come la regione delle truffe all’Ue, della malasanità e della Malapianta. Per una volta la Calabria è diventata Italia, e pure «all’avanguardia», per grazia del ministro Galletti ripreso dai giornali; i quali hanno dato spazio, poi, alle riferite rimostranze per i tumori nell’intorno di Gioia Tauro.
Per una volta, ancora, sono usciti di scena i treni calabresi, soppressi d’imperio o perfino più lenti di quelli per Tozeur, «nei villaggi di frontiera» cantati da Franco Battiato. Per una volta, dunque, la Calabria è diventata, anche nei tg della Rai, successo e vanto nell’orbe mediatico.
Tutto ciò mentre Beppe Grillo, a Bruxelles, ricordava la rapacità vorace della ‘ndrangheta rispetto ai fondi europei, che a volte tornano alla base perché non spesi. Tutto ciò mentre sei parlamentari Cinque Stelle, tra cui un vicepresidente e un membro della commissione della Camera Difesa, presenziavano al trasbordo e rilanciavano sulla necessità di allontanare la ‘ndrangheta dal porto di Gioia Tauro, chiedendo al governo misure per l’economia del territorio e nel rispetto dell’ambiente. Sul posto, per la cronaca, c’era anche il senatore Ncd Antonio Caridi.
Eppure, della presenza di esponenti politici non vi è traccia nei giornali calabresi di oggi. C’è, però, la foto, con relativo pezzo, di uno striscione con scritto «Politici, dove siete?», attribuito ai suddetti indignati, poi spariti dal loro presidio in una piazza di San Ferdinando (Reggio Calabria), l’altro comune del porto di Gioia Tauro.
Riassumendo la versione data dalla stampa: trasbordo riuscito, Calabria-Italia avanti per tecnologia e risultati, proteste minime e gestione positiva del governo Renzi-Alfano. Peccato che il sindaco di San Ferdinando, Domenico Modafferi, abbia espressamente lamentato l’abbandono da parte del suo Pd e che il presidio su assenza dei politici e tragedia dei tumori sia stato abbandonato, guarda caso, a ora di pranzo; naturalmente abbiamo le prove.
La ‘ndrangheta tornerà. Già domani, dimenticato il successo colto dal ministro Galletti, il presidio fugace nella piazza di San Ferdinando e il silenzio sugli altri fatti di ieri, nel porto di Gioia Tauro.