“Forme indirette e occulte di sovra-tassazione dell’energia elettrica” che si configurano come “prelievi forzosi” e sono “in palese contrasto con l’obiettivo di ridurre il costo sopportato dai clienti finali” e vanno “a danno della competitività del paese”. Teorie del complotto? Tutt’altro: a dirlo è il presidente dell’autorità per l’energia, Guido Bortoni, durante un’audizione sul dl Competitività davanti alle commissioni Industria e Ambiente del Senato. Bortoni, in pratica, ha detto ai senatori: ben vengano gli interventi del governo per ridurre le bollette elettriche pagate da piccole e medie imprese e, in seconda battuta, famiglie e altri consumatori. Ma attenzione, il beneficio si potrebbe rivelare ”piuttosto esiguo”. Perché prima ancora di eliminare esenzioni ingiustificate e sconti eccessivi e di rimodulare gli incentivi alle fonti rinnovabili, come prevede il decreto varato dal Consiglio dei ministri e ora in fase di conversione in legge, bisognerebbe preoccuparsi di eliminare i “balzelli” imposti con le leggi Finanziarie per il 2005 e il 2006. Testi in cui gli allora ministri dell’Economia (rispettivamente Domenico Siniscalco e Giulio Tremonti) inserirono il trasferimento di 135 milioni complessivi annui dal “monte bollette” al bilancio dello Stato.
Veri e propri “prelievi forzosi”, accusa Bortoni, “che nulla hanno a che vedere con le tasse” perché si configurano come oneri parafiscali. Che vanno a pesare sulla componente meno giustificata dei costi, quella che non dipende dal prezzo dell’energia: i cosiddetti “oneri generali di sistema”. Il cui peso per una famiglia tipo è triplicato dal 2009 al 2012, passando dal 7 al 21% della torta totale contro il 49% che va a remunerare materia prima e servizi di vendita e dispacciamento. Come dire che su 100 euro di bolletta, 21 finiscono in un calderone dentro il quale ci sono gli incentivi a fonti rinnovabili e assimilate, pari a oltre 12 miliardi l’anno, gli oneri per la messa in sicurezza delle centrali nucleari, le agevolazioni alle imprese con consumi energetici molto alti e i “regimi tariffari speciali” per le Fs, che il Dl competitività va a limare non senza inevitabili proteste da parte degli interessati. Le imposte, invece, pesano a conti fatti “solo” per il 13,3%.
Tornando alla valutazione delle misure previste dal Dl competitività, l’Authority esprime perplessità sul beneficio individuale che potrà derivarne: considerata “l’ampiezza della platea dei beneficiari dei provvedimenti”, quasi un milione di utenze elettriche che rappresentano oltre il 50% dei prelievi di energia elettrica da parte dei clienti, “le misure di riduzione degli oneri generali per la platea interessata rischiano di comportare un beneficio individuale piuttosto esiguo”. La spesa di energia per la platea individuata “è stimabile nell’ordine dei 20 miliardi di euro”. Per questo è indispensabile, secondo Bortoni, perlomeno escludere chi già usufruisce di agevolazioni sugli oneri generali, ovvero le aziende “energivore”.