Tre settimane fa Renato Natale è diventato sindaco di Casal di Principe (leggi). Il feudo di camorra, ora, può diventare, come invocano i cittadini, un paese normale. Ma la strada è in salita, il comune è in dissesto finanziario, il primo cittadino fa i conti con un ufficio tecnico sguarnito, tra poco non ci sarà nessun dipendente. Non solo. Al Comune manca anche l’assistente sociale con 700 domande giacenti di contributo e c’è la grana abusivismo con 600 case da abbattere. Natale è medico, da sempre in frontiera contro la criminalità organizzata, già sindaco nel 1993, durò pochi mesi prima che i clan ottenessero la sua destituzione programmando anche di ammazzarlo.

I partigiani al comune – Ma da allora sono passati 21 anni. Per raccontare i successi dello stato bastano le parole del magistrato Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia che ha sentenziato: “Il clan dei Casalesi non c’è più, è stato sconfitto (leggi)”. Incontriamo Natale nel suo ufficio, in questi giorni, un via vai di giornalisti anche di testate internazionali. “Tra poco incontro la Bbc. Vuole raccontare questa nuova Casal di Principe”. Ma le parole di Roberti impongono un quesito: Renato Natale ha vinto perché semplicemente il clan non c’è più? “E’ vero il clan è stato sconfitto, questo ha determinato una sensazione di libertà da parte dei cittadini. Ma quella magistratura ha avuto una funzione ed un ruolo perché in questo territorio c’era anche altro”. La resistenza delle minoranze, in questa terra, ha preparato il terreno all’azione repressiva dello Stato. “All’inizio era il Partito comunista. Negli ultimi venti anni, invece, si è sviluppato un movimento popolare, intorno ad alcune organizzazioni e associazioni, che ha portato avanti un’opera di trasformazione culturale recuperando i valori della civiltà contadina annientati dalle logiche criminali. Se ci fosse stata soltanto la repressione i casalesi non sarebbero stati sconfitti”. E Natale recupera una metafora efficace. “Noi eravamo la resistenza, i partigiani e c’erano gli apparati dello Stato che erano le truppe di liberazione. Gli uni senza gli altri non avrebbero avuto alcun risultato contro l’occupazione nazi-fascista”.

L’appello al governo Renzi – Ma oggi Natale deve fare i conti con l’amministrazione di un Comune in dissesto finanziario e rievocando la storia spiega che Casale ha bisogno di un piano Marshall e chiede aiuto al governo nazionale. Matteo Renzi ha festeggiato per il successo di Natale, ma il sindaco ha bisogno di risposte più che di elogi. “Io non sono il sindaco del Pd, ma di un movimento trasversale. La nostra è stata la vittoria di tutti. Il governo nazionale deve aiutarci. Dopo la fase della repressione serve un piano straordinario, un modello Caserta 2. Occorrono misure che mi consentano di assumere personale e di andare oltre il patto di stabilità”. Dopo le armi, i militari, i blitz, servono intelligenze e risorse per dare risposte. “Renzi parla molto delle scuole, venga a vedere quelle di Casale. Le nostre sono al limite della sopportabilità, alcune strutture dovrebbero essere chiuse, ma io non posso farlo. Se chiudono le scuole ho già perso”.

Gli abusivi – L’altra grande sfida è il dramma abitativo. Sono 600 le case abusive, ma Natale non è favorevole agli abbattimenti. “Immaginate il materiale di risulta da smaltire, il costo per il Comune e poi significherebbe togliere la casa a migliaia di cittadini. Se abbiamo deciso di sconfiggere la camorra, bisogna dare un segnale che lo stato è padre, non patrigno”. Il sindaco, insomma, è sulla stessa posizione di Forza Italia che spinge per la riapertura del condono del 2003, bloccato dalla regione Campania. “Sono tendenzialmente d’accordo. Ovviamente non parliamo di condonare le speculazioni sul territorio, ma dell’abusivismo di necessità”. Nel rinascimento di questa terra, insomma, la mannaia non crea comunità, ma distanza. Natale così delinea anche un’altra soluzione oltre il condono: “Stiamo studiando la delibera per acquisire al patrimonio pubblico gran parte delle case abusive così poi da affittarle o venderle agli attuali proprietari”. Lo stesso anche per gli allacci dell’acqua. “Stiamo modificando il regolamento comunale. Per me non è pensabile vietare l’allaccio a chi abita una casa abusiva neanche ad un criminale. L’acqua è un bene primario”.

Natale parla di ritorno alla normalità che significa rispetto delle regole, ma anche di un costante confronto con i cittadini e di sostegno all’imprenditoria locale. E’ la politica dei gesti semplici, ma che senza apparato diventa impossibile. “In campagna elettorale nelle case popolari mi hanno segnalato la presenza di due disabili, nei fatti, segregati in casa perché non c’è l’ascensore. Mi hanno spiegato che c’era bisogno di una relazione socio-ambientale. Come faccio se non ho l’assistente sociale. Ora stiamo trovando comunque una soluzione. Ma di queste risposte ha bisogno Casale: personale e fondi”. Senza clan questa comunità ha ripreso a vivere e scelto chi, per anni, è stato sulle barricate. Ora, però, servono risposte e la buona politica per capire davvero se la camorra ha perso.

Twitter: @nellotro

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