Contestata dai comitati, criticata dagli ambientalisti e persino dai parroci locali, ora la discarica di Poiatica, due milioni tonnellate di rifiuti interrati nel mezzo dell’appenino reggiano, finisce anche sotto la lente della magistratura. La Procura di Reggio Emilia infatti ha aperto un’inchiesta per fare luce sull’effettiva radioattività della zona, dopo che che un ex consigliere comunale, Alessandro Davoli, aveva denunciato livelli sopra la norma e pericolosi per l’uomo. Del caso se ne sta occupando il procuratore capo Giorgio Grandinetti, che ha già ascoltato Davoli come persona a conoscenza di circostanze utili ai fini delle indagini. L’obiettivo è anche quello di capire se ci sono concreti pericoli per la salute e se i livelli di tossicità del perimetro su cui si estende il sito rispettino i parametri previsti dalla legge. E per questo nei prossimi giorni è atteso l’avvio di una perizia, così da effettuare misurazioni indipendenti in tutta l’area, compresa quella circostante la discarica.
Fino adesso, infatti, a Poiatica si sono contrapposti due fronti. Da una parte l’Arpa, che ha sempre smentito il rischio di contaminazione nella zona. Secondo l’Agenzia ambientale regionale, infatti, le decine di analisi e misurazioni condotte dai propri tecnici nel corso del 2013 e del 2014 non hanno mai evidenziato alcun dato fuori norma. Dunque, nessun pericolo. Dall’altra parte, invece, Davoli, munito dei risultati di sopralluoghi privati, condotti con propri strumenti. L’ex consigliere di Castelnovo Monti, in quota Lega Nord, denuncia, numeri alla mano, valori di radioattività ben al di sopra dei limiti previsti per legge, registrati in diversi punti della zona. Ed è stato proprio lui, ad aprile, a presentare sul tavolo della Procura reggiana l’esposto che ha dato il via all’inchiesta.
Nel mezzo, i comitati cittadini Fermare la discarica ed Ecologicamente, che da anni si battono contro il sito di Iren e contro il suo ampliamento: nei mesi scorsi hanno portato sul tavolo di Errani centinaia di firme per chiederne la chiusura definitiva. Per ora osservano soddisfatti, anche se prima di cantare vittoria aspettano gli sviluppi dell’inchiesta. Mentre al loro fianco, dopo i parroci della valle, si schiera anche la deputata del Movimento 5 stelle, Maria Edera Spadoni, originaria di Reggio Emilia. “La discarica di Poiatica è stata realizzata in una zona ad alto rischio sismico visto che è noto che sotto il Monte Valestra esiste una faglia sismica attiva” scrive in un comunicato. “Noi abbiamo più volte affermato che la gestione della discarica Iren di Poiatica è lo specchio di come questa società, quotata in borsa, stia perdendo sempre più il contatto con il territorio ed i cittadini. Si importano rifiuti trattati male, come il biostabilizzato da indifferenziato di pessima qualità proveniente da La Spezia. Tutto questo per mere ragioni di business”. E, conclude, “invece di minimizzare il ricorso alla discarica di Poiatica si è deciso di continuare a conferire rifiuti indifferenziati, 100 mila tonnellate all’anno, almeno fino al 2020”.
Il sito, gestito dalla multiservizi Iren Ambiente, sorge in una vallata eredità di una ex cava d’argilla, nel comune di Carpineti, in provincia di Reggio Emilia. Oggi contiene circa due milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani e speciali non pericolosi. Ma le preoccupazioni degli ambientalisti sono rivolte soprattutto al futuro: un progetto in attesa di via libera definitivo dalla Regione prevede l’ampliamento con altri 500 mila metri cubi di rifiuti.