Devo essere antico. Ma Berlusconi ricevuto in pompa magna a Palazzo Chigi da frodatore fiscale conclamato mi fa una certa impressione. È una questione di territorio innanzitutto. Il Nazareno poteva ancora essere considerato – con enorme sforzo di fantasia – un luogo semi-privato o comunque di legittima proprietà di una parte del Paese, quella che vota Pd, peraltro una fetta enormemente consistente se guardiamo al quaranta per cento delle Europee. In questo caso, parliamo invece di Palazzo Chigi, la casa di tutti i cittadini, visto che il primo banalissimo accenno che fa un presidente del Consiglio appena insediato (in questo caso nemmeno eletto) è sempre quello: “Sarò il presidente di tutti gli italiani, a maggior ragione di quelli che non mi hanno scelto”.

Molti lettori si sono arrabbiati quando ho considerato non solo lecita, ma addirittura una notizia, quella pagina piena di pizzini “affettuosi” per Marcello Dell’Utri sul Corriere della Sera. Il fondatore di Publitalia è recluso a Parma, il suo reato è concorso esterno in associazione mafiosa. Se ve ne fosse la necessità, potrebbe essere ricevuto anche lui a Palazzo Chigi? Anche il Capo ha una condanna passata in giudicato e non mi metterò qui a disquisire su quale sia il reato più grave. Non si confrontano i reati, quando sono in gioco i principi.

Credo ci sia una forma da rispettare. In politica, come nel mettersi a tavola. C’è un rispetto per le istituzioni che non va violato da una disinvoltura eccessiva, pelosa, solo perché c’è un obiettivo da raggiungere. Il Nazareno non bastava, forse Renzi voleva dare scenograficamente un peso “straordinario” a questo incontro, apparecchiando Palazzo Chigi per il suo ospite illustre (al solito accompagnato dal disoccupato G. Letta)?

Fatto sta che mi sento offeso. Da cittadino, naturalmente. E per motivi completamente diversi da quelli di Beppe Grillo. 

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