La Corte ellenica ha bocciato la sforbiciata imposta da Commissione Ue, Fondo monetario internazionale e Bce. Ora il Consiglio di Stato ha tempo da sei mesi a un anno per confermare o meno il pronunciamento. Se confermata, la decisione sarà retroattiva e si trasformerà in un precedente e potrebbe aprire la strada a ricorsi anche da parte di diplomatici, dirigenti medici e professori universitari, che si sono visti sforbiciare le pensioni
Il taglio di stipendi e pensioni imposto dalla troika ad alcuni lavoratori greci è incostituzionale. Secondo la Corte ellenica la sforbiciata imposta da Commissione Ue, Fondo monetario internazionale e Bce agli stipendi di pm e militari è contraria alla costituzione. Fa il paio con la decisione del dicembre scorso passata sotto silenzio secondo cui erano incostituzionali anche le riduzioni degli stipendi dei giudici in attività e di quelli in pensione. L’Aero Pagos, ovvero la Corte Costituzionale, ha deciso quindi che magistrati e militari andranno risarciti. E subito ci sono state aspre proteste da parte della gente comune e di altri ordini professionali che sotto il Parlamento hanno esposto striscioni con su scritto: “Perché a militari e giudici si e ad altri no?”.
Adesso la palla passa al Consiglio di Stato che ha tempo da sei mesi a un anno per confermare o meno il pronunciamento della Corte. Secondo i giudici che hanno bocciato il taglio degli stipendi, esso è contrario alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. E la decisione, se confermata, sarebbe retroattiva a partire dal 1 agosto 2012. Quindi potrebbe trasformarsi in un precedente anche per i tagli alle pensioni dei diplomatici, dirigenti medici e professori universitari. I giudici hanno ritenuto che la sforbiciata superi i limiti stabiliti dai principi costituzionali di proporzionalità e di parità di trattamento negli oneri pubblici. Ma la riduzione delle pensioni non può essere fatta senza prima valutare il vantaggio finanziario in relazione al suo impatto; se la riduzione verrà valutata come necessaria allora potrà essere compensata da altre misure con effetto equivalente.
Il caso dei giudici segue quello degli altri cittadini a cui il governo, tramite il memorandum imposto dalla troika, ha tagliato stipendi, pensioni e indennità nel pubblico come nel privato. Per cui il ragionamento riguarda il principio della sovranità nazionale degli Stati membri, che è stata intaccata non da provvedimenti interni ma da una legge (il memorandum) imposta da un terzo soggetto (la troika appunto) che è giurisprudenzialmente estraneo allo Stato stesso.
E il governo di Atene che cosa farà? L’intenzione, ha detto pubblicamente il vice ministro dell’economia Christos Staikouras dopo aver incontrato i sindacati dei militari, è quella di attuare le decisioni del Consiglio di Stato in breve tempo. Al vertice era presente anche il presidente della Federazione panellenica di agenti di polizia (Poas) Christos Fotopoulos. Secondo cui, anche se nessuno ha specificato numeri e tempi, in caso di marcia indietro occorre trovare 600 milioni di euro solo per coprire gli arretrati da restituire: 200 milioni ogni anno per gli aumenti salariali, per poi ripristinarli ai livelli del 2012. Per cui la decisione dell’Aero Pagos apre a un possibile colpo di scena nel caso ellenico, con un organo giudicante che potrebbe invalidare una legge come il memorandum. La prima domanda è se il recupero di quei denari potrà portare anche altri lavoratori a fare ricorso contro i tagli della troika. La seconda, se gli stessi giudici siano pronti a prendere decisioni altrettanto forti per altri settori occupazionali.
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