Il neo sindaco legista per andare contro la concessione (decisa prima della sua elezione) di una palestra all’Associazione Marocchina di Padova ha ricordato che "esiste un regolamento sull’utilizzo delle sale pubbliche, per la disciplina delle attività rumorose e la somministrazione di cibo o bevande". Dura anche la posizione sui migranti salvati con l'operazione Mare Nostrum: "L’arrivo di altri profughi lancia un sospetto: che le destinazioni vengano disposte ad orologeria"
Ramadan, il digiuno islamico, questo “disconosciuto”. Almeno secondo il pensiero del neo sindaco di Padova Massimo Bitonci (Lega) che a pochi giorni dal suo insediamento a primo cittadino della città del Santo ha subito voluto marcare il territorio. E lo ha fatto a modo suo, con uno di quegli annunci che ricordano lo stile già adottato ai tempi dell’esperienza da sindaco di Cittadella.
Il niet lanciato proprio alla vigilia dell’inizio del periodo sacro voluto dal Corano riguarda l’annuncio dell’amministrazione padovana targata Bitonci di non avere più alcuna intenzione di riconoscere autorizzazioni per effettuare le celebrazioni del Ramadan nelle palestre comunali. Il tutto per andare contro una decisione che era stata presa il 5 giugno (quindi poco prima del cambio di guida della città, Bitonci è diventato sindaco il 9 giugno) dall’ex sindaco reggente Ivo Rossi e dall’ex assessore Umberto Zampieri che avevano concesso all’Associazione Marocchina di Padova la “Palestra Giotto” per il periodo dal 29 giugno al 28 luglio, cioè il mese del Ramadan.
Ai musulmani padovani, però, il sindaco leghista ha promesso di vegliare su di loro. “Esiste un regolamento sull’utilizzo delle sale pubbliche, per la disciplina delle attività rumorose e la somministrazione di cibo o bevande. Qualora venissero accertate trasgressioni da parte del personale della Polizia Locale addetto ai controlli, compresi il disturbo delle quiete pubblica o problematiche legate alla sicurezza, provvederemo alla revoca immediata della concessione”. Come dire al primo sgarro vi caccio fuori e non ci saranno preghiere o digiuni che tengano.
In Veneto l’operazione Mare Nostrum porterà altri 778 migranti in fuga dall’Africa. Anche a Nordest, a Padova in particolare, le strutture sono già piene. E Bitonci non ha alcuna intenzione di accogliere altri profughi. “Passate le elezioni, a Padova sono arrivati 30 richiedenti asilo. Secondo la Prefettura 10 di loro si stabiliranno in città, presumibilmente anche nella Casa a colori di via del Commissario, nello stesso stabile già distrutto da precedenti ospiti – spiega lo stesso Bitonci sul suo sito internet – È bene ricordare che, nel gennaio 2013, dei richiedenti asilo hanno preso in ostaggio quattro cittadini italiani e dato vita ad una vera e propria rivolta. L’arrivo di altri profughi, a pochi giorni dall’insediamento della nuova Amministrazione, lancia un sospetto: che le destinazioni vengano disposte ad orologeria, secondo un preciso scopo politico. In questo caso quello di indebolire il consenso della nuova squadra che governa Padova. Di fronte a questa emergenza – aggiunge ancora – fatti salvi i diritti costituzionali che valgono per tutti, ci impegneremo perché i nuovi ospiti siano censiti e monitorati, per distinguere chi ha bisogno di aiuto per un periodo strettamente limitato all’emergenza, da chi è arrivato qui con altre intenzioni”.
Quello che si annuncia come un rapporto difficile tra Bitonci e una certa parte della città di Padova riguarda anche il pugno di ferro che la Giunta Bitonci sta usando in città contro l’accattonaggio, la prostituzione e per combattere la microcriminalità. Anzi, proprio venerdì mattina al sindaco padovano e al suo assessore alla sicurezza Maurizio Saia è piovuta addosso una denuncia per istigazione a delinquere presentata in Procura da alcuni gruppi di attivisti sociali tra cui Razzismo stop, Beati i Costruttori di Pace, Giuristi democratici, Avvocati di strada, Antigone, Altra Agricoltura e Bio Lab. I fatti riguardano alcune dichiarazioni dell’assessore Saia che parlando di mendicanti, prostitute e venditori abusivi aveva invitato gli agenti di polizia municipale a “portarli al comando, procedere con il fotosegnalamento, fare un verbale e tenerli li il più a lungo possibile. Devono perdere la giornata di “lavoro”, perché questo è il deterrente”. Risultato, palazzo Moroni, sede del Comune, assediato dagli attivisti dei centri sociali del Nordest. Il Ramadan, intanto, va avanti. E l’estate padovana si fa sempre più calda.