Ce n’è di che andarne fieri: Eugenio Marinella nel 1914 apriva un bugigattolo di soli 20 metri quadrati in piazza Vittoria, a Napoli, sul passeggio di quel bel mondo d’allora. Resisteva a due guerre mondiali e alla fine della monarchia. Il nipote Maurizio, che è entrato in bottega a 15 anni, ha appena festeggiato il primo secolo della griffe. Con la mostra “Cent’anni di stile” al Palazzo Peale di Napoli che, attraverso vecchie fotografie, documenti e oggetti storici, è uno spaccato di storia del costume che mette in risalto i cambiamenti avvenuti nel corso dell’ultimo secolo.
Cent’anni di storia sociale, politica e culturale attraverso materiale ricavato dall’archivio, ma anche attraverso accessori personali forniti dai clienti più affezionati (non solo cravatte cucite a mano, ma anche papillon, bastoni da passaggio, pagliette). È una celebrazione del “Made in Naples”, divenuto internazionale, che si è fatto global al collo dei potenti del mondo, dai presidenti americani agli Aga Khan, dai divi di Hollywood, alle teste coronate di mezzo mondo. E ai più prosaici potenti di casa nostra: Cossiga, Berlusconi e moltissimi altri. Anzi, uno status symbol da politico italiano, una dichiarazione di acquisito di prestigio.
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CarlodiBorbone
Un arrestato per corruzione e concussione fu trovato con note spese che riportavano dozzine di cravatte Marinella. Quasi a dire: “E’ uno strumento professionale. Lo metto in nota spese”. Sfilano vecchi ferri da stiro, macchine da cucire d’antan, aghi e ditali, testimoni di una pregiata lavorazione artigianale. Una dichiarazione d’amore alla città che ci ha riempito d’orgoglio. Che bello essere riconosciuti nel mondo come simbolo di eleganza e di stile e non solo per camorra, immondizia e terra dei fuochi. Chi scrive si ricorda del commendatore Luigi (padre di Maurizio), curvo, dietro la cassa fino a 80 anni passati. Maurizio, che intanto prepara la quarta generazione, apriva il negozio personalmente anche la domenica alle sette del mattino quando arrivavano le squadre di calcio in trasferta. Il suo mecenatismo ha prodotto un libro fotografico a doppia firma, a doppio click (quello di Mimmo e Francesco Jodice, padre e figlio) “Napoli & Napoli”, i cui proventi andranno per il recupero di un monumento storico della città. Mentre l’inconfondibile disegnino a fiorellini è finito pure (in edizione limitata) sui serbatoi cromati della moto Triumph e sulla carrozzeria di una Mini Cooper. E’ il brand che si espande, bellezza! Dalla antica stivaleria Savoia al pastificio Gentile di Gragnano. Maurizio Marinella, promesso e mancato sindaco di Napoli (peggio per Napoli), ha regalato alla città uno spettacolo di luci mentre il Maschio Angioino si tingeva di tutti i colori e fantasie della cravatte. E’ il caso di dire, re per una notte.
Da discarica e cantiere abbandonato a orto, prato verde e biobar. Il primo QI (Quartiere Intelligente) di Napoli, d’Italia, del mondo sulla Scala Montesanto invita a strimpellare nel solco del jazz etnico il Pietro Santangelo Trio: il peggiore sassofonista della terra insieme ai due malfidati compagni di Slivovitz (così si definiscono).
Tu chiamali se vuoi chef. Risottata benefica, paccherata di solidarietà, polpettone farcito di buone intenzioni. Paola Bertini, cucina tanta roba ma la sua generosità ai fornelli è solo una microscopica parte. I proventi della sua Associazione “Il Buongustaio” vanno in Africa dove ha già realizzato sei pozzi d’acqua in Niger e uno in Zambia, ha riedificato un asilo in Etiopia che dà da mangiare a oltre 250 bambini e un altro pozzo è in costruzione in Brasile. Tra i suoi supporter l’amico e showman Enrico Bertolino. La manodopera ai fornelli è invece a carico della famiglia. A darle una mano le figlie Monica e Federica, la mamma Mariarosa, il marito Gigi e perfino il nipotino Luca. Gli antichi sapori della cucina bergamasca, sua terra d’origine, invece glieli ha tramandati la nonna che due volte al giorno ‘attovagliava’ otto figli. La signora Bertini, insieme a Roberta Schira, penna gourmet del Corriere della Sera, si sono messe ai fornelli della trattoria contemporanea “Nun è peccato” su invito di Mimmo di Marzio per la soiréé “Chef, che passione”. Mentre Fabiana Piantieri, la padrona di casa, appena insignita con “Piatto d’argento” dall’Accademia di cucina, si prodigava in parmigiane di fiori di zucca Roberta deliziava i palati con paccheri con burrata, pomodorini caramellati e olio d’oliva al basilico.
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