Il dl 92/2014 operativo dal 28 giugno, prevede che "non può applicarsi la misura della custodia cautelare in carcere se il giudice ritiene che, all'esito del giudizio, la pena detentiva da eseguire non sarà superiore a tre anni". Il ministero della Giustizia: "Pronto un emendamento che restituirà subito al giudice la possibilità, anzi, l'obbligo, di valutare la pericolosità sociale del detenuto"
Il decreto è entrato in vigore da pochi giorni e già decine di detenuti hanno lasciato il carcere. E presto centinaia di stalker condannati a meno di tre anni, come anticipato da ilfattoquotidiano.it il 3 luglio, potrebbero tornare in libertà. Questo perché il nuovo decreto per il risarcimento dei detenuti, il 92/2014 operativo dal 28 giugno, prevede che “non può applicarsi la misura della custodia cautelare in carcere se il giudice ritiene che, all’esito del giudizio, la pena detentiva da eseguire non sarà superiore a tre anni“.
Il Corriere della Sera racconta un fatto di cronaca avvenuto in una famiglia di Milano, quello di un uomo accusato di “violenza fisica e psicologica in modo continuativo e abituale” contro moglie e figlia. Il gup aveva deciso di condannarlo a due anni e otto mesi di carcere e fino a qualche giorno fa avrebbe avuto la possibilità di ordinarne la carcerazione preventiva. Ma ora le modifiche previste dall’articolo 8 del dl 92/2014 (che ha modificato l’articolo 2 bis dell’articolo 275 del Codice di procedura penale) glielo vietano. Per questo motivo il magistrato ha revocato la misura ma ha ordinato all’uomo di non avvicinarsi alla casa di famiglia. L’uomo non ha altre abitazioni o altri posti in cui vivere, così affinché sconti la pena sarà necessario trovargli una comunità che possa accoglierlo. E nulla potrà impedirgli di tornare da moglie e figlia e riprenderle a picchiarle o minacciarle.
Un provvedimento pensato per decongestionare le sovraffollate carceri italiane ed evitare il più possibile le distorsioni nella privazione della libertà personale, ma che ha suscitato forti polemiche. Il ministero della Giustizia corre ai ripari: “E pronto un emendamento che restituirà subito al giudice la possibilità, anzi, l’obbligo, di valutare la pericolosità sociale del detenuto – ha detto oggi il ministro Orlando – non è possibile lasciare una materia così complicata agli automatismi, è ovvio che solo il magistrato può comprendere la situazione e decidere per il meglio”. Tuttavia “in una situazione carceraria come quella italiana, dove un terzo dei detenuti è in attesa di una sentenza definitiva, intervenire è un imperativo categorico, anche considerando la situazione di sovraffollamento intollerabile”. Sul decreto per liberare le carceri dal sovraffollamento, spiega Orlando, “il governo è già intervenuto in extremis e ha già inserito la possibilità che chi esce di cella possa andare agli arresti domiciliari”.