FrackingUn altro elemento di pericolosità si aggiunge alla lista dei problemi dovuti al fracking: i fluidi di perforazione potrebbero mettere a soqquadro il sistema endocrino ed ormonale di chi vi è esposto. Già a marzo di quest’anno la rivista Endocrinology pubblicò un articolo del gruppo di Susan Nagel dell’Università del Missouri sulle attività estrattive del Colorado. L’articolo ha il titolo: “Estrogen and androgen receptor activities of hydraulic fracturing chemicals and surface and ground water in a drilling-dense region”. I ricercatori analizzarono le acque di Garfield County, Colorado, zona letteralmente invasa dai pozzi di gas al fracking. I campionamenti mostrarono che anche la presenza di “livelli moderati” di sostanze chimiche dei fluidi usati per fare fracking avevano la potenzialità di alterare i livelli di recettori di androgeni ed estrogeni, gli ormoni sessuali e riproduttivi maschili e femminili. I “recettori” sono piccole strutture biochimiche solitamente interne alle cellule. Quando un qualche ormone o molecola “liganda” ci si attacca, partono dei segnali che poi mettono in moto altri meccanismi.

Dal lavoro di Susan Nagel venne fuori che la maggior parte dei campioni d’acqua analizzati in zone ad alta concentrazione di pozzi di gas naturale comportava maggior attività estrogenica o anti-estrogenica, androgena o anti-antiandrogena nelle cellule rispetto ai siti dove l’acqua non era vicino ad attività petrolifera

Cioè le cellule esposte a questa acqua manifestavano alterazioni, in eccesso o in difetto, delle attività ormonali. Questo non accadeva nell’acqua analizzata in località dove il fracking non veniva eseguito. I ricercatori trovarono anche dei meccanismi di alterazione dei sistemi endocrini – indotti con molta probabilità dalle miscele chimiche del fracking – fino ad allora ignoti. Susan Nagel ed il suo gruppo conclusero che “natural gas drilling operations may result in elevated endocrine-disrupting chemical activity in surface and ground water”.

Questo primo rapporto è stato completato di recente da uno studio ulteriore in cui si sono analizzati non solo gli ormoni collegati alla sessualità e alla riproduzione, ma a varie altre attività del corpo umano. E i risultati non sono migliori. Come annunciato presso la International Society of Endocrinology and the Endocrine Society: ICE/ENDO 2014 a Chicago lo stesso gruppo di Susan Nagel ha analizzato 24 composti chimici usati nelle trivellazioni e le loro interazioni con le cellule umane. Questi 24 composti sono stati scelti perché erano fra i più comuni usati dall’industria petrolifera. Le conclusioni sono che queste miscele vanno a alterare il funzionamento degli ormoni che regolamentano le gravidanze (il progesterone), che regolamentano il sistema immunitario e riproduttivo (glucocorticoidi) e che regolamentano la crescita, lo sviluppo mentale e fisico, il metabolismo  (il sistema della tiroide). Dei 24 fluidi analizzati solo uno non interferiva con il funzionamento normale degli ormoni. 

Uno dei coatuori dello studio, Christopher Kassotis, dice che gli alti livelli di alterazione del funzionamento degli ormoni sono collegati ad infertilità, cancro, e danni alla nascita: “The high levels of hormone disruption by endocrine-disrupting chemicals (EDCs) that we measured, have been associated with many poor health outcomes, such as infertility, cancer and birth defects.” Di questi 24 miscele chimiche, 20 andavano a bloccare i recettori femminili, impedendo agli ormoni estrogeni di comunicare con il proprio recettore, 17 bloccavano gli analoghi recettori per gli ormoni angrogeni, 10 bloccavano quello dell glucocorticoid receptor e 7 quelli del recettore degli ormoni della tiroide. 

La notizia buona è che a giugno 2014 è stato migliorato un record dopo l’altro in materia di energia rinnovabile in tutto il mondo. In Germania il 9 giugno sono arrivati al 50% di elettricità prodotta dal sole e non se ne vede la fine del boom delle rinnovabili. Who needs fracking anyway?

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