Oltre 3mila lavoratori a rischio. Nello scacchiere delle società di call center italiane si incrociano diverse partite che promettono un’estate rovente. In gioco c’è la sopravvivenza di un intero settore, che tra gare al massimo ribasso e operatori che delocalizzano all’estero senza regole rischia di lasciare sul campo un cimitero di aziende e un esercito di senza lavoro. A lanciare l’allarme sono i sindacati di categoria, Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, che dopo la manifestazione nazionale di inizio giugno tornano a chiedere alle istituzioni di vigilare su un territorio selvaggio. Il prossimo appuntamento è per venerdì 18 luglio davanti al ministero dello Sviluppo economico.
Taranto: Teleperformance minaccia di spostare le commesse in Albania – Sono scattate nel Sud le sirene che hanno messo in agitazione i sindacati in questi giorni. La prima è arrivata dalla Teleperformance di Taranto: con i suoi 2.700 dipendenti (1.700 a tempo indeterminato più mille a progetto), la società di call center è il più grande datore di lavoro della città dopo l’Ilva. E’ titolare di due importanti commesse da parte di Eni ed Enel, ma i suoi affari vanno male. I lavoratori hanno dovuto affrontare 36 mesi di ammortizzatori sociali, tra contratti solidarietà e cassa integrazione in deroga, e hanno accettato il congelamento degli scatti di anzianità. Il 2 luglio l’azienda ha diffuso una nota in cui stima in 4 milioni di euro le perdite maturate quest’anno nel sito di Taranto. E punta il dito contro l’assenteismo, le scarse performance e l’insufficiente flessibilità. “La situazione della sede di Taranto – si legge nel comunicato – in assenza di un cambio di rotta decisivo porterà dunque ad una situazione ben peggiore delle perdite stimate in 4 milioni per il 2014, quindi insostenibile e difficilmente nuovamente difendibile nei confronti di una holding che all’interno di tale scenario non potrà non rivedere le strategie d’investimento e di presenza sul territorio italiano”. I sindacati ci hanno letto una velata minaccia di trasferire le attività in Albania, dove la società possiede già una filiale con circa mille dipendenti. “Siamo disponibili al dialogo, ma l’azienda non faccia ricatti”, ammonisce Fabio Fusco della Rsu Uilcom Uil.
Calabria: per Infocontact piano di risanamento entro il 29 luglio o fallimento – Dal tacco alla punta dello stivale, l’altra grande partita si gioca in Calabria: al centro della vertenza c’è Infocontact, società con due sedi a Lamezia Terme e Rende (Cosenza), che conta circa 1.600 dipendenti (1.300 a tempo indeterminato e 300 con contratti a progetto). “L’azienda – spiega Fabio Guerriero, segretario della Uilcom Uil Calabria – ha chiuso il bilancio 2012 con 24 milioni di debiti, la maggior parte dei quali consiste in contributi non versati all’Inps”. Così è arrivata la richiesta di concordato preventivo. Nel frattempo, si sono fatte avanti altre aziende interessate a rilevare parte delle attività. “Sono stati fatti i nomi di Comdata, E-Care e Call&Call, ma non conosciamo i dettagli delle manifestazioni d’interesse”, precisa il sindacalista. In ogni caso entro il 29 luglio l’azienda dovrà presentare un piano di risanamento al tribunale, che deciderà sull’ammissibilità del progetto. In caso contrario, si aprirebbe lo spettro del fallimento. E, per i dipendenti in contratto di solidarietà, il baratro della mobilità. “I lavoratori sono sul ciglio di un burrone – avverte Guerriero – Qui si rischia una situazione ingestibile dal punto di vista sociale”.
Palermo: la 4U Servizi delocalizza in Albania – Al di là dello stretto, a tremare sono i lavoratori della 4U Servizi di Palermo. Una delle più importanti commesse dell’azienda è quella di Sisal Match Point, società di scommesse sportive. Tra le attività svolte nel capoluogo siciliano rientra la gestione dei conti giochi, cioè di dati sensibili degli scommettitori, come carte di credito e conti correnti bancari. Da fine giugno, questo lavoro non è più svolto in Italia, bensì a Tirana, in Albania. “Ora per tutti i 390 dipendenti dell’azienda c’è stato il ricorso ai contratti di solidarietà fino a dicembre – spiega Francesco Brugnone della Slc Cgil – In mancanza di altro lavoro, scatteranno gli esuberi”. Infatti, le attuali commesse, precisa il sindacalista, coprono solo 21mila ore al mese sulle 30mila di monte ore previsto dal contratto.
Accenture Outsoucing in crisi dopo recesso di British Telecom – Sempre a Palermo, la Accenture Outsourcing dà lavoro a 262 persone. La compagnia telefonica British Telecom, unico committente dell’azienda che fa capo al gruppo della consulenza Accenture, nel gennaio del 2014 ha annunciato la disdetta del contratto con la società. Dopo un incontro tra le due aziende, la data di cessazione delle attività è slittata dall’1 ottobre all’1 novembre. “Ma ora le due aziende non si parlano – racconta Giuseppe Giallanza della Rsu Slc Cgil – Se la situazione precipita, la disdetta potrebbe essere anticipata”. In tal caso, il personale rischierebbe seriamente di perdere il lavoro. Il sindacalista sottolinea che già in passato i dipendenti hanno dovuto fare delle rinunce a livello salariale: “Accenture potrebbe fare scuola: prima riduci il costo del lavoro, poi porti la commessa altrove”.